Dentro e dietro quello striscione c’era tutto.

E’ ormai passata quasi una settimana dallo sgombero dell’Asilo di via Alessandria, spazio occupato nel lontano 1995. In città si sono susseguiti diversi cortei e appuntamenti di lotta per esprimere con chiarezza che quando si sgombera uno spazio occupato con una storia di resistenza e lotta, non lo si può fare senza pagare un prezzo alto e senza aspettarsi una risposta di degna e determinata rabbia.
Dopo queste giornate ci sono compagni e compagne in carcere che vogliamo subito liberi e libere.
L’inchiesta della magistratura, che costruisce accuse di associazione eversiva per alcune campagne di lotta contro i CPR ed i luoghi di negazione della dignità dei migranti, è stato il pretesto per lo sgombero. L’intera operazione è apparsa da subito come frutto di una rappresentazione studiata a tavolino.
Il massiccio spiegamento di forze dell’ordine, con uomini e mezzi provenienti da altre città, è stato un chiaro messaggio rispetto chi voleva resistere e chi voleva portare solidarietà, ma anche per gli abitanti della zona, ancora oggi militarizzata, con il duplice segnale inviato al quartiere: da un lato quello muscolare, dall’altro quello dell’individuazione di un finto pericolo, un’occupazione, e con essa chi la abita e la rende viva.
Immediato e scontato il consenso delle istituzioni, Sindaca Appendino in testa, tutti impegnati a cinguettare, chi congratulandosi, chi rilanciando e invocando subito nuovi sgomberi. E, come da copione, il Ministro degli Interni ha gongolato convinto di avere un nuovo scalpo caldo per la sua continua campagna elettorale.
Sono state giornate in cui la questura cittadina ha scientificamente messo in campo una durissima repressione contro ogni voce di dissenso. L’abbiamo visto sin dalle prime ore delle sgombero, attraverso provocazioni, aggressioni, caccia al manifestante, sequestri veri e propri durati anche diverse ore.

Poi il corteo di sabato che segna, dopo le giornate di resistenza di giovedì e venerdì, una risposta chiara all’attacco repressivo.
Le dichiarazioni del Questore assumono tratti tragicamente grotteschi: parla di polizia pronta a “combattere come a Fort Alamo” e definisce i fermati durante il corteo come “prigionieri e non arrestati” (facendo intendere che…?), continuando ad essere fedele al copione della costruzione ed alla criminalizzazione del nemico. Il corteo di sabato è grosso, in tanti e tante portano la solidarietà, ed è proprio quella solidarietà, quella di noi tutti e tutte, che ancora il Questore prova a criminalizzare riproponendoci la solita vecchia divisione tra buoni e cattivi in una sua versione più subdola.
Davvero stupisce – come ha dichiarato Messina – che lo sgombero di una realtà sociale, presente da anni nel quartiere di Aurora e Porta Palazzo, susciti una risposta di solidarietà nella nostra città?
L’Asilo è stato per anni luogo di socialità e di organizzazione della solidarietà in quartiere. In un quartiere regalato alle speculazioni di Lavazza, nota multinazionale torinese arricchitasi depredando le ricchezze dei paesi africani e sudamericani, un vera gloria dell’italianissima filosofia “aiutiamoli a casa loro”, un quartiere che fa gola quindi agli speculatori perché ancora ricco di quelle proprietà pubbliche, o come ama chiamarle il Vice Sindaco Montanari “beni comuni”, che continuano ad essere regalate ai ricchi palazzinari cementificatori della nostra città.
Vice Sindaco che, invece di rilasciare interviste ai giornali in questo inizio di settimana, meglio avrebbe fatto a rimanere in silenzio, cosa che gli riesce piuttosto bene quando deve avallare speculazioni e svendite del patrimonio pubblico.
In un suo post su facebook, con la tipica arroganza di chi crede di avere la verità in mano, ha definito l’Asilo un posto “odiato dai cittadini”, un rifugio di delinquenti, insomma “niente a che vedere con Cavallerizza, Gabrio e Askatasuna”, oltre a rivendicarsi la “liberazione” delle palazzine dell’ex-moi con “pratiche riconosciute dappertutto (???) per intelligenza e attenzione”. (un nostro recente punto di vista sulla vicenda qui)
Noi il Vice Sindaco l’abbiamo conosciuto qualche anno fa, forse per questo ama citarci. Prima di intraprendere la carriera politica fu consulente del comitato di cittadini che si opponeva al progetto di speculazione sull’ex fabbrica Diatto, in Zona San Paolo, scrivendo la relazione storica che dimostrava come fosse fraudolento l’abbattimento dello stabilimento originale.
Oggi insieme alla Sindaca e alla Giunta si è velocemente dimenticato di quelle sue posizioni, pronto al “sacrificio” di pezzi interi di città in nome “del bilancio”. La giunta Appedino continua a ridisegnare, a misura di ricchi e affaristi, una città che ritorna ad essere capitale degli sfratti, con servizi sempre più cari e sempre meno efficienti, che esclude e marginalizza i settori popolari e dove l’urbanistica rimane al primo punto del programma, ma di quello per far quadrare un bilancio strangolato dai debiti svendendo tutto quello che si può.
Rimandiamo al mittente gli infami tentativi di divisione, tanto più che da 25 anni la nostra agibilità è data dalla pratica politica che portiamo avanti, dalle migliaia di persone che attraversano il nostro spazio liberato, non dalla ricerca di “garanzie” di chicchesia, tantomeno dai politicanti succedutisi in questa città, di cui voi siete solo gli ultimi in ordine di tempo e sarete presto dimenticati dalla montagna di merda che vi seppellirà.

Fanno la guerra ai poveri e la chiamano riqualificazione. Resistiamo contro i padroni della città”.
Dentro e dietro quello striscione c’era tutto questo.
Nell’incapacità di dare una qualsiasi risposta ai problemi reali della città, il governo cittadino ha chiaramente deciso di accontentare le istanze della classe media e medio alta, oltre chiaramente a quelle dei poteri forti della città, dichiarando guerra ai poveri ed alle povere, alla popolazione migrante ed a tutte le situazioni di marginalità e difficoltà economica presenti in città.
Dallo sgombero dell’ex Moi a quello dell’Asilo, passando per lo sgombero dei campi Rom ed arrivando a quello graduale, in nome della “riqualificazione”, di Porta Palazzo e Aurora.
La cantilena che fa da sottofondo a questa ondata di barbarie targata 5stelle è sempre la stessa; i prezzi degli immobili che crollano, il ripristino della legalità nel quartiere, le attività commerciali che si lamentano, la paura dei residenti “per bene”.
Così se da un lato il Comune si mobilita per distruggere ogni alternativa autorganizzata alla povertà ed all’isolamento della società capitalista, dall’altra si prodiga a creare zuccherini per la classe media e affari per i grandi investitori.
Cosa importa infondo se in Aurora ci sono esseri umani che vivono in 10 in un alloggio da 4 (pagando affitti carissimi), se le persone a basso reddito dovranno migrare verso periferie sempre più estreme creando situazioni insostenibili.
L’importante è garantire un involucro bello, quanto vuoto, a chi spende e investe.

Per questo prosegue il ridicolo clamore istituzionale che punta alla demonizzazione, a criminalizzare e a dividere.
Uno dei soliti PM con l’elmetto ha alzato il tiro con la richiesta dell’imputazione per devastazione e saccheggio per i fermati di sabato.
Il Consiglio Comunale di inizio settimana ci ha riservato lezioni di antifascismo dalla Sindaca e la complementare accusa di fascismo da parte del capogruppo del PD.
Appendino è l’ennesimo soggetto istituzionale che chiacchiera di antifascismo mentre distribuisce fumetti filofascisti ai bambini delle elementari, medaglia in memoria di camice nere e permette a casa pound di sfilare a braccio teso nelle vie della città. Non si accettano lezioni di antirazzismo da chi è complice e responsabile del genocidio che avviene quotidianamente nel Mediterraneo, non si accettano lezioni di nessun tipo da voi, meschini ed infami.
Mentre scriviamo questo comunicato, ci arriva infine la notizia che il GIP non ha concesso la convalida degli arresti per gli/le 11 fermat* di sabato, che entro oggi (mercoledì ndr) verranno scarcerati con obbligo di firma. Evidentemente la strada è ancora lunga, le accuse restano, così come i 6 compagni arrestati giovedì mattina. In questi giorni ne abbiamo lette di tutti i colori, ma non possiamo non citare la dichiarazione del questore Messina, secondo cui “tra gli 11 arrestati dalla Polizia per le violenze al corteo anarchico di Torino ci sono antagonisti che hanno precedenti anche per azioni con finalità terroristiche.”, notizia evidentemente falsa visto che tutti sono pressoché incensurati (come costretta ad ammettere anche La repubblica”) .
La solidarietà tra le lotte e nei quartieri, rappresentano l’unica opzione credibile per resistere in una città sempre di più costruita su consumo e sfruttamento.

LIBER* TUTT*!

CSOA GABRIO