Comunicato stampa congiunto dall’assemblea nazionale contro i CPR

Centinaia di persone dalla Sicilia a Bolzano, da Torino al Friuli e all’Albania. Movimenti, associazioni, giuristi, semplici cittadinə interessatə. Una lunga e intensa giornata di incontro e di discussione, di assemblee aperte e approfondimenti tematici (monitoraggio e pratiche di supporto; salute; processi di irregolarizzazione; esternalizzazione e Albania: questi i 4 tavoli) che ha sancito la necessità di continuare con forza questo percorso, stringendo nuove alleanze e instaurando complicità con tutte le soggettività che vogliono fermare il sistema dei CPR e della detenzione amministrativa.

Un sistema che il Governo Meloni sta rafforzando con ferocia proponendo nuove aperture dei lager del nostro tempo, nei nostri territori come in Albania.

Proprio di fronte alle prime deportazioni in corso verso i centri in Albania sentiamo il dovere di esprimerci pubblicamente e chiamare tutta la società ad opporsi a questo accordo. Non possiamo accettare inermi un altro attacco alla libertà di movimento e permettere che questo diventi un modello replicato in tutta Europa perché, come abbiamo riportato nel nostro appello alla giornata di domenica, crediamo che l’Italia e l’Europa rappresentino terra di speranza in cui vivere una vita migliore, dove godere di libertà frutto di lotte passate e presenti. Solo così possiamo costruire un futuro più giusto ed equo per tutti e tutte.

Siamo usciti da questa giornata con la necessità di continuare a discutere ma soprattutto di organizzarci.

Due le proposte principali emerse, tra le tante da portare avanti:

  1. la convinzione della necessità di una mobilitazione permanente e diffusa con e a supporto dei territori che lottano, in solidarietà con le persone recluse, per la chiusura dei CPR e contro nuove aperture, pensando anche a una giornata di protesta diffusa collettiva;
  2. la costruzione di una mobilitazione trans-adriatica, da costruire insieme ai compagni e alle compagne albanesi e di tutta Europa solidali con le persone migranti che lottano contro la violenza delle frontiere, che in Albania si oppongono all’accordo di esternalizzazione, nodo cruciale per un’Europa democratica. Una mobilitazione che arrivi sotto l’ambasciata italiana a Tirana per poi spostarsi sotto le strutture a Lezhe che l’accordo Rama-Meloni ha reso vere e proprie colonie detentive.

Il processo di opposizione contro la barbarie dei CPR continuerà a essere largo, radicale (in nessun modo per noi possono essere riformati) e, siamo convintə, fondante per un’Europa e un mondo di ponti e non fili spinati, contro le derive di questa Europa securitaria e dei nazionalismi crescenti.

Lotteremo per la libertà di movimento di tutt3 e per la fine di ogni forma di detenzione amministrativa dentro e fuori lo spazio europeo, creando alleanze e complicità con chiunque contrasti l’esistenza e la nascita di questi luoghi, simbolo di un razzismo istituzionale irriformabile.

Per info: retenocpr@gmail.com