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Sull’assemblea aperta in Circoscrizione. No all’esselunga, noi vogliamo il parco

Questa mattina eravamo a raccogliere ben 170 firme con @essenon_torino davanti alla sede della circoscrizione 3 dove si teneva “un’assemblea di confronto” sul nuovo Piano Regolatore Generale. Ecco il comunicato sulla mattinata:

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✨SOTTO LE STESSE STELLE✨

Vogliamo festeggiare con tuttə voi un intenso anno di lotta e vogliamo farlo in via Dante di Nanni pedonale. Una via preziosa per la sua storia di lotta e resistenza, di incontro e comunità, che vogliamo togliere dalla narrazione degradante portata avanti dalla circoscrizione 3 e restituirla a tuttə noi per viverla e abitarla nel modo migliore che conosciamo, assieme, con cibo, musica e compagnia. Resistendo alla sua mercificazione e controllo urbano in nome di un principio di decoro che non ci appartiene e rifiutiamo.

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Della semplicità nella radicalità. Al compagno Orso.

Il 18 marzo di quattro anni fa ci lasciava Lorenzo Orsetti, mentre combatteva a fianco delle Unità di protezione popolare (YPG) del popolo curdo contro Isis.

Ma non è della sua morte che vogliamo parlare – d’altronde, leggendo la sua lettera, gli abbiamo promesso che non ci saremmo troppo rattristatə – bensì della sua scelta, di ciò in cui ha creduto e credeva, di ciò per cui ha deciso di lottare (fino alla fine). Continua la lettura di Della semplicità nella radicalità. Al compagno Orso.

Ciao Piero

Piero ci lascia in un momento particolarmente crudo, confuso, disorientante dal punto di vista esistenziale. Eppure per Piero l’inedita mancanza di prevedibilità che ciascuno di noi vive in questo presente, l’annullamento delle certezze doveva essere occasione per rinnovare profondamente la nostra società. L’esigenza dell’abbattimento delle disuguaglianze sociali e l’esigenza della giustizia climatica poteva trovare spazio in questo duro periodo a fronte di una riflessione profonda. Continua la lettura di Ciao Piero

28 anni di CSOA GABRIO

28 anni fa alcunə ribellə occuparono l’ex scuola di via Revello 3 dando vita al centro sociale occupato autogestito Gabrio. 

Da quel giorno il Gabrio è stato un punto di riferimento sociale e politico per il quartiere San Paolo. 

La storia del Gabrio è una storia collettiva fatta da tuttə quell che negli hanno attraversato gli spazi del centro sociale dalle feste, alle presentazioni passando per le assemblee e tutti laboratori che quotidianamente sono state organizzati e vengono ancora portati avanti. 

È una storia fatta di occupazioni e cortei, condivisione e mutuo aiuto, di gioia e rabbia. Continua la lettura di 28 anni di CSOA GABRIO

25 Aprile 2022 in Borgo San Paolo

Grazie a tuttə per aver condiviso con noi questa splendida giornata per le vie di borgo San Paolo. (qui le foto)

E’ stato bellissimo rivederci, poterci riconoscere, riabbracciare e condividere le strade insieme dopo questi ultimi anni, ma soprattutto è stata una bellissima giornata di lotta e di memoria collettiva.

In tantissimə abbiamo manifestato contro ogni guerra imperialista; il ricordo delle ribellioni e della solidarietà, senza tempo, ha risuonato forte per le vie del quartiere. Il “Borgo rosso” intriso di lotte, scioperi, azioni incendiarie: dalle sorelle Montagnana alla lettura, tramite le parole di Giovanni Pesce, della storia di Dante di Nanni, alla lettera inviata da Lorenzo Orsetti dalla Siria del nord-est. Storie che ci hanno permesso di tracciare un filo rosso tra i/le partigianx di ieri e quellx di oggi, affinché la memoria collettiva resista oltre date e tempo.

La storia della resistenza continua a vivere in noi e ci insegna a non essere indifferenti, a lottare insieme per un mondo liberato da fascismo, razzismo e sessismo.

“I nostri morti, quelli di oggi, quelli di domani, quelli di ieri, erano con noi; e sarebbero statə con noi sempre; per noi e per tuttə”

Ora e sempre resistenza!

Diritto all’abitare: dopo l’emergenza sanitaria una pandemia di sfratti?

“State a casa”, un mantra che risuona continuo ed incessante dall’inizio dell’emergenza sanitaria,un appello alla coscienza collettiva che non può non farci pensare proprio all’importanza della casa e di conseguenza alla questione del diritto all’abitare.
Quella della casa infatti è un’emergenza sociale mai affrontata dalla politica istituzionale negli ultimi decenni.
Per molti e molte di noi il diritto ad un tetto era un problema antecedente alla crisi sanitaria ed a maggior ragione lo sarà all’indomani di un lungo lockdown che sta incidendo pesantemente sul reddito.
Noi, Lavoratori e Lavoratrici a basso reddito, autonomi, dipendenti a tempo determinato in scadenza, atipici, partite iva o lavoratori e lavotrici in nero; Noi, studenti e studentesse fuori sede o famiglie monoreddito, affrontavamo fino a ieri affitti, mutui e spese che ci tenevano perennemente con l’acqua alla gola e che domani rischiano di travolgerci definitivamente, facendo esplodere un vero e proprio dramma.
Per moltissime categorie si calcola che l’affitto eroda ogni mese circa il 40% del reddito, ma che succede se il reddito diventa di colpo zero?
Fino al 30 giugno sono stati bloccati gli sfratti e gli sgomberi, ma di fronte alla situazione che stiamo vivendo non si può assolutamente ritenere una misura sufficiente.
Quando si smette di pagare l’affitto contestualmente alla perdita del reddito, si ha diritto ad accedere all’emergenza abitativa; una consolazione non solo magrissima, ma inutile, dato che le risorse per l’emergenza abitativa sono limitate, insufficienti già prima dello scoppio dell’emergenza sanitaria, perchè la disponibilità di edilizia pubblica non è da anni in grado di tutelare il diritto alla casa di moltissime persone che da tempo languono nelle liste d’attesa per la casa popolare, pur avendo da tempo punteggi elevatissimi e soddisfacendo tutti i requisiti richiesti.
Non basterà il Fondo Morosità Incolpevole, il Fondo Nazionale Sostegno all’Accesso alle Abitazioni in Locazione, né tantomeno il ‘bonus affitto 2020’ per le famiglie a basso reddito, e ancora non si capisce come funzionerà lo stanziamento di 46 milioni di euro che dal Ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture verrà trasferito alle Regioni “da destinare ai Comuni e agli inquilini che non possono far fronte al pagamento dei canoni di locazione e hanno subito sfratti per morosità incolpevole”.
Il primo ostacolo al funzionamento delle misure sopra citate è l’indisponibilità dei proprietari ad accettare i fondi FIMI, così come gli affitti a canone concordato che danno accesso a fondi ALSO.
Il secondo enorme ostacolo escluderà chi non ha un reddito da lavoro considerato sufficiente per far fronte al pagamento di un affitto (perchè guadagna poco es. 500 euro al mese, perchè lavora in nero o perchè non ha un reddito fisso), i tanti e le tante che si trovano in questa condizione non potranno accedere alle misure,perchè considerati comunque incapaci di sostenere la spesa abitativa.
Il terzo ostacolo sono i fondi limitati,che evidentemente non bastano per tutti e tutte.
Il problema tra l’altro non riguarderà solamente chi è in affitto. Spesso si dice che il nostro è un Paese di proprietari, perché negli anni si è scelto di incentivare l’acquisto privato di abitazioni, invece che incrementare la disponibilità di edilizia residenziale pubblica, ma è importante ricordare che proprietà non significa per forza essere esenti dal rischio povertà. Quanti lavoratori e lavoratrici autonomi vivono in una casa di proprietà, su cui da anni pagano un mutuo che rischiano di non riuscire più a sostenere economicamente, vanificando così gli sforzi fatti fino ad ora, e rischiando di finire triturati in uno sfratto che consegnerà la tanto sudata casa a una banca?
Di fronte a questa situazione non si può che aderire convintamente al rent strike, lo sciopero dell’affitto, e sostenerlo anche da parte di chi magari in affitto non è, perchè di fronte alla speculazioni immobiliare e all’assenza di tutele per il diritto all’abitare in moltissimi e moltissime siamo veramente insieme su una barca alla deriva che rischia di affondare.
Per questo è importante denunciare come ancora una volta siano l’ignavia istituzionale e l’assenza di politiche strutturali per tutelare il diritto all’abitare,la causa ciò che oggi determinerà la drammaticità del problema casa di domani.
Di cose da fare ce ne sarebbero molte, se solo ci fosse la reale volontà politica di affrontare la questione: prorogare il blocco di sfratti e sgomberi, requisire immobili privati abbandonati alla speculazione immobiliare per inglobarli nel patrimonio di edilizia residenziale pubblica, requisire alloggi vuoti da destinare all’affitto in cambio del pagamento di un canone calmierato, incrementare gli stanziamenti per l’edilizia residenziale pubblica ristrutturando e rendendo agibili tanti alloggi oggi non assegnati, abolire il canone di locazione libero, limitare il numero di seconde case destinate a B&B.
Come la salute, anche la casa è un diritto fondamentale e la pandemia ci ha ricordato,casomai ce ne fossimo dimenticati, che gli interessi del privato non coincidono con quelli della collettività, per questo è necessario esigere oggi un cambio di rotta radicale nelle politiche dell’abitare, per uscire dalla pandemia senza tornare ad una normalità che era già il problema.
Centro Sociale Occupato Autogestito Gabrio