Quel 14 Dicembre in piazza c’eravamo tutt*

44717_455824394473922_1156790929_nA distanza di cinque anni dal 14 Dicembre 2010 e a poco meno di 24 ore dalla lettura della sentenza che domani vedrà 26 compagni e compagne giudicati dal Tribunale di Roma, riproponiamo “Un paio di righe di cronaca di parte sui fatti di roma” a firma Giaka, un breve racconto “di pancia” pubblicato a pochi giorni di distanza dalla grande giornata del 14 Dicembre che ha visto, nel giorno della fiducia al governo Berlusconi, decine di migliaia di persone riversarsi a Roma per assediare i palazzi del potere.
Lo facciamo aderendo all’appello “Nessuno rest* solo*” e ribadendo con forza che quel 14 dicembre in piazza c’eravamo tutt*: i primi scontri in Corso del rinascimento, l’aria resa irrespirabile dai lacrimogeni, la notizia della fiducia data al Governo grazie ai voti di Razzi e Scilipoti, la rabbia che si riversa in Via del Corso e poi Piazza del Popolo, la resistenza, le barricate in fiamme, la carica contro i finanzieri, il blindato assediato che prende fuoco, l’urlo collettivo di gioia che riempie la piazza e che solo i caroselli dei blindati riuscirono a svuotare dopo oltre 4 ore di scontri.
Il 14 Dicembre è un patrimonio collettivo…solidarietà e complicità con i i compagni e le compagne sotto processo!
La piazza è del popolo!
CSOA Gabrio


Rabbia – rabbia e odio alla notizia –  rabbia e odio è quello che prova il corteo come avesse  un enorme stomaco collettivo – la mozione di sfiducia non è passata al senato non è passata alla camera il pappone con la sua faccia da maiale resterà al governo la sua schiera di ruffiani vergognosi continuerà ad avvelenare il nostro futuro il ddl gelmini verrà fatto passare in fretta e furia – il corteo un’intera generazione disillusi qualcosa fa sempre sperare almeno il meno peggio in fondo uno ci spera sempre – ormai il corteo le nostre generazioni la più giovani e quelle più vecchie non hanno speranza solo rabbia e odio hanno imparato a contare solo su se stessi a costruire dal basso a difendersi resistere questo movimento fa tutto seriamente molto seriamente ama seriamente odia seriamente scende in piazza seriamente nessuna ha più nessuna cazzo di voglia di scherzare da queste parti – Terzigno l’Aquila i migranti di Brescia gli studenti i precari i metalmeccanici “tutti insieme famo paura” gridiamo – odiamo tutti odiamo tutta la politica non c’è speranza di cambiare se non qui ora nella piazza ora che siamo tutti insieme a Roma a Londra ad Atene ora che siamo tutti qui in questo stomaco che vibra di rabbia – il corteo è arrivato in piazza del Popolo dopo un tentativo di raggiungere i palazzi del potere un attacco alla zona rossa un confronto con gli sbirri barricati dietro i loro blindati a gassarci – pietre tubi di ferro bombe carta fumogeni tutto noi dietro scudi di plexiglass in cordoni ad avanzare indietreggiare lentamente – solo due piccole cariche il resto limone sugli occhi sopra le labbra sputare non ingoiare il resto panico respiratorio e conati di vomito per i lacrimogeni – il corteo è arrivato in piazza del Popolo incazzato – “ricompattiamoci” ma in via del Corso si alza già una colonna di fumo – il corteo è già scivolato verso i palazzi del potere sta già combattendo – i suoni i rumori degli scontri le grida i botti le sirene avanziamo ci gasano alziamo barricate rovesciamo tutto sulla strada i lacrimogeni cadono tantissimi uno finisce su un tetto qualcosa prende fuoco vola di tutto “ve ne dovete andare” cordoni lanci avanziamo – la carica della polizia è devastante il corteo torna sui suoi passi si spezza nelle vie laterali dove ci sono i finanzieri che caricano anche loro merde schifose la fuga è disordinata pericolosa qualcuno salta sulle auto intanto ci sono molti fermi la gente si calpesta molti vengono massacrati sull’asfalto a manganellate a calci – riproviamo e veniamo ricacciati siamo tantissimi non riescono a disperderci – alle prime cariche ai bordi di piazza del Popolo la sensazione è quella di un muro che ci spinge via lontano un muro che non riusciamo a sfondare – verso il tevere si alzano colonne di fumo nero – poi il corteo risponde a una carica di finanzieri li fa correre via li butta a terra li bastona il blindato della finanza in fuga per via del Babuino mentre quasi si ribalta in quella sua retromarcia disperata finisce contro dritto contro questo muro invisibile inavvertitamente mentre prende marciapiedi bidoni qualsiasi cosa – quel muro che sembrava duro durissimo inviolabile era fatto di carta semplice carta e ora ha un buco – il meccanismo della paura è rotto il blindato della finanza viene dato alle fiamme – il corteo non lascia piazza del popolo è unito tutto unito questa è storia stiamo facendo la storia il corteo tutto grida di gioia il corte tutto grida di rabbia e di gioia pugni al cielo la gente riavanza di corsa l’aria si riempie di “Roma libera” – le barricate continuano ad alzare colonne di fiamme dal blindato dalle auto dai bidoni ora è la gueriglia urbana la difesa della piazza il corteo risponde all’attacco degli sbirri e contrattacca ora è la violenza la rabbia è guerriglia è resistenza è oggi non ci piegherete come ogni cazzo di giorno – infine dopo due ore i blindati lanciati come furie in cerchi intorno all’obelisco una pioggia di lacrimogeni riescono a svuotare piazza del Popolo ma la guerriglia si sposta sulle arcate dove i blindati si mettono di traverso a chiudere l’accesso alla piazza – viene smontato un cantiere i semafori l’arredo urbano tutto e viene lanciato contro i blindati che si spostano allora parte una carica che fa pochi metri e viene ricacciata da un inferno di rabbia lanci e bombe carta.

giaka      Roma 14/12/2010