Ciò che deve accadere accade

Dalla mail che ci ha segnalato l’occupazione:” ..Mentre voi politici state a blaterare sul perchè per come, i migranti fanno, agiscono, creano […] Sono stanchi di promesse non mantenute se non per calcolo e se il mezzo dell’occupazione può portare all’abitare cosa hanno da perdere: loro fanno , si prendono ciò che gli spetta. Cos’è più illegale occupare uno stabile in disuso da anni o non dare loro una casa . Questo hanno capito…”

“Ci siamo stancati di chiedere, cominciamo a prendere” [meltingpot -Parma-]

Occupato un palazzo in città Queste parole, rilasciate da B., rifugiato eritreo, commentano meglio di tanti discorsi usciti in questi mesi da Prefettura e Comune la situazione di molti rifugiati che vivono a Parma. La scorsa notte, in concomitanza con la festa delle case occupate, una ventina di persone, rifugiati o con permesso per motivi umanitari, hanno occupato un palazzo chiuso per ristrutturazione da anni. Lavori di ristrutturazione mai iniziati, di fatto un palazzo abbandonato. Dalla fine dell´inverno, con la chiusura dei dormitori, sempre più persone sono costrette a ricavarsi rifugi di fortuna per trascorrere la notte; per riuscire a riposare un po´ prima di tornare al lavoro, magari in nero in qualche cantiere delle grandi e piccole opere che rendono le città sempre più escludenti, oppure prima di andare a scuola di italiano o di formazione al lavoro. Tra queste molti dei rifugiati politici che vivono a Parma, in lotta con la Prefettura per vedere riconosciuti i propri diritti, per un´accoglienza vera, dalla casa all´accesso ad un reddito, che dia un senso al documento che portano con sé e che devono mostrare 4-5 volte al giorno, spesso di notte mentre dormono sotto i portici della Pilotta, alle forze dell´ordine. Proprio dalla Pilotta sono stati cacciati da polizia e carabinieri giovedì notte; in segno di protesta hanno improvvisato un blocco stradale sotto il Comune, come già fecero sul lungoparma tre notti prima, per cercare di rendere più visibile la loro situazione. In quell´occasione, l´intervento massiccio delle forze dell´ordine aveva creato una situazione di grande tensione, ed un giovane rifugiato (vittima di tortura in Eritrea) era stato costretto all´intervento medico per un collasso causato dallo stress. Le richieste e le proteste che da tempo i rifugiati e la rete “dormire fuori” rivolgono al Prefetto non hanno sortito alcunché, se non le continue quanto inutili e ulteriormente umilianti richieste di rilasciare, per l´ennesima volta, le impronte; come se con questo atto non dovuto si spalancassero le porte della cittadinanza. Ad aprirsi per ora è stato solo il portone del palazzo di via Bengasi, e solo grazie alla determinazione dei migranti, che, s