Ieri 22 settembre si è svolta la seconda udienza del processo per la morte di Moussa Balde.
Per la prima volta la famiglia ha avuto modo di vedere in faccia i responsabili della morte di Moussa e raccontare la sua storia in aula.
Dai numerosi testimoni tra il personale, le forze dell’ordine e l’amministrazione del cpr, invece, è emersa chiaramente l’assenza totale di una reale regolamentazione.
Il personale ha riportato che in Cpr tutto è lasciato all’informalità e discrezionalità di chi c’è al momento.
Le risorse del capitolato non sono sufficienti né per garantire tutele né per svolgere servizi essenziali. Di fronte a tali condizioni degradanti, anche il giudice ha avuto difficoltà a definire “ospiti” i detenuti del CPR.
In questo momento il dibattito si sta concentrando sullo stabilire i responsabili dell’isolamento di Moussa nell’ospedaletto.
Gli avvocati dell’ ex direttrice del CPR e dell’ex medico, gli unici imputati, tentano di attribuire la colpa alla prefettura e perfino agli altri detenuti che avrebbero rifiutato di riaccogliere Moussa in sezione per un sospetto di scabbia (rivelatosi infondato).
Un vergognoso rimbalzo della colpa che mira solo a mettere confusione e a cercare di uscirne puliti, senza dare la responsabilità a nessun di quanto successo.
Ma sappiamo, e non ci stancheremo mai di dirlo, che la colpa della morte di Moussa e di tutte le altre morti è sistemica. Il Cpr è un sistema che uccide, tortura e maltratta.
Alla prossima udienza, il 20 ottobre, saranno sentiti gli ex dirigenti dell’Ufficio Immigrazione e della Prefettura.
Continueremo a portare solidarietà alla famiglia di Moussa e tutti i detenuti e le detenute del CPR davanti al tribunale.
MAI PIÙ CPR MAI PIÙ LAGER!