Un dato salta subito all’occhio e cioè l’incapacità del mondo politico e di tutta la stampa mainstream di comprendere le ragioni profonde e consolidate di quella giornata di resistenza. Giornata di resistenza che è figlia diretta dell’esperienza che è (stata) la Libera Repubblica della Maddalena: una comunità che si è consolidata in giorni e notti di presidio, di convivialità, di assemblee aperte a tutti, di incontri informativi. Una comunità viva che è stata parte attiva dell’assedio al cantiere di Chiomonte, che non si è fatta intimidire dalla risposta violenta delle forze dell’ordine ma ha invece manifestato tutta la sua potenza creatrice mostrando che la paura non è parte del popolo NO TAV.
Ed allora viaggiano tra la farsa e la tragedia le dichiarazioni dei vari politicanti, riprese in maniera supina dai soliti giornalisti complici, che addebitano a pochi esaltati (300 prima, 1500 in corso d’opera e poi chissà a quale cifra si arriverà) con tendenze “terroristiche” (?) le azione del 3 luglio.
Accuse suffragata da prove “a posteriori” costruite per legittimare la violenza di polizia, carabinieri, e guardia di finanza (sarebbe interessante sapere quanti sono stati i poliziotti ustionati dal fantomatico acido o perché si siano usati i vestiti abbandonati tra le tende dopo lo sgombero del 26 giugno come prova delle capacità mimetiche degli attivisti; ma non si troverà mai un giornalista capace di avere un briciolo di spirito critico…).
Queste accuse ridicole sono stata già rimandate al mittente nell’ammissione collettiva da parte del movimento NO TAV di tutta la giornata di resistenza di Chiomonte, nel non accettare una divisione tra buoni e cattivi o che corpi estranei alla Valle abbiano sporcato una manifestazione pacifica (tra l’altro si trattava di manifestazione nazionale, quindi era logico che ci fossero a partecipare persone da tutta Italia solidali con il movimento NO TAV).
Il movimento NO TAV ha dato l’assedio al cantiere, il popolo NO TAV si è difeso quando la forza pubblica ha cercato lo scontro con l’uso massiccio di lacrimogeni cancerogeni sparati come proiettili ad altezza d’uomo (a proposito di “azioni omicide”). È questa la verità, che si può solo trovare in quei media indipendenti che non temono di disturbare il manovratore.
Ma la riduzione della giornata del 3 a mero fatto di ordine pubblico cerca semplicemente di fare dimenticare all’opinione pubblica le ragione dell’opposizione ad un’opera faraonica senza prospettive. Perché l’esperienza di questo movimento popolare fa paura.
Fa paura perché è stata in grado, ed in tempi non sospetti, di porre al centro del dibattito politico il tema dei beni comuni e della loro difesa. Tema che è stato riscoperto e rivitalizzato dalla recente campagna referendaria su acqua e nucleare.
Difendere la Val di Susa significa difendere un bene comune primario come il territorio, la salute, significa far tornare l’economia sotto la guida della politica denunciando lo spreco di denaro (che diventerà debito pubblico per i nostri figli e nipoti) che potrebbe essere dirottato per gli interessi della comunità (scuole, ospedali) invece che andare ad ingrassare le solite ditte amiche.
Questo c’era dietro l’assedio del cantiere di Chiomonte e, prima, dietro la Libera Repubblica della Maddalena.
Per questo continueremo a sostenere il movimento NO TAV secondo tutte le modalità ed intelligenze che si vorrà dare.
E se questo significa stare dalla parte del torto allora ci staremo, anche perché gli altri posti sono già occupati dalla lobby trasversale del supertreno…
Solidarietà con gli arrestati
Sempre al fianco del movimento NO TAV
Un breve inciso: si è un po’ straparlato di “eroi” da parte di vari personaggi per identificare ora gli uni ora gli altri (e qualcuno ha fatto notare che gli eroi di solito non cagano e pisciano nelle tende, ma tant’è).
A noi gli eroi non piacciono, perché si portano dietro un distacco elitario. Il 3 luglio ognuno ha fatto semplicemente la propria parte.
Rimanendo umano.
bellissimo fondo. Ma vi ricordo che la manifestazione del 3 luglio è stata anche non solo figlia della Libera Repubblica della Maddalena, ma anche l’insorgenza di una nuova composizione intergenerazionale di ribelli, resistenti, indignati assolutamente irriducibile a tutti gli schemi e catalogazioni del passato elaborato da e intorno Genova in poi. Sarà forse il popolo dei beni comuni, dei precari, di quelli che non si riconoscono più nelle vecchie rappresentanze e che – insofferenti- ormai si autodeterminano attraverso le mille forme della rete, degli sms, del passaparola, dunque indipendentemente dai vecchi canali e sordi ormai alle vecchie sirene della politica politicienne. Abbracci