CORTEO CONTRO LA REPRESSIONE, Alfredo non sarà mai solo!

14 FEBBRAIO
H.15 Piazza CASTELLO 
                
Dal 21 ottobre Alfredo Cospito è in sciopero della fame contro il regime 41 bis a cui è stato sottoposto. È stato condannato per strage contro la sicurezza dello Stato: il reato più grave presente nell’ordinamento giuridico. Questo reato è stato considerato insussistente per fatti gravi quali, per intenderci, la strage di piazza Fontana. Nel caso di Alfredo la strage sarebbe costituita da alcuni ordigni esplosivi che non hanno provocato morti né feriti. 
Alfredo è un compagno anarchico e l’accanimento dello Stato nei suoi confronti si inserisce in un quadro di repressione violenta più ampio che coinvolge l’area anarchica e in generale il mondo militante antagonista. 

Al momento Alfredo ha perso circa 35 kg e la sua salute fisica inevitabilmente continuerà a peggiorare sotto gli occhi indifferenti dei nostri politici, ma anche di gran parte della “sinistra italiana che il 41 bis l’ha appoggiato e riconosciuto negli anni. Sarebbe interessante a questo punto sentire cosa ha da dire questa sinistra che legittima un regime, nei fatti una vera e propria tortura, quando a rimetterci non sono solo i “cattivi mafiosi”
Infatti, il 41 bis (la continuazione dell’art 9 del 1975) nella sua formulazione originaria si rifaceva a situazioni considerate eccezionali ed emergenziali per cui venivano temporaneamente sospesi, all’individuo recluso, alcuni diritti. Nel tempo il carattere temporaneo si è esteso fino a 4 anni con una proroga di due. Ma l’arbitrarietà, in questi casi, è più regola che eccezione. Basti pensare che nel 2018 l’Italia è stata condannata dalla CEDU (corte europea dei diritti dell’uomo) per trattamenti inumani e degradanti a seguito della proroga del 41 bis a Bernardo Provenzano dal 2006 fino alla sua morte, così come ci sono compagni irriducibili delle formazioni armate degli anni 70/80 che subiscono il 41bis da quasi 20 anni. Il carattere d’eccezionalità si è trasformato in pura ordinarietà ed espletamento della vendetta del sistema contro chi vi si oppone. Senza troppe discussioni o critiche sulla sua evidente e palese incostituzionalità. 
Nel caso di Alfredo, il 41 bis, se si prova a seguire la pseudo logica giuridica di questi mostri punitivi, appare ancora più insensato dal momento che la ragion d’essere di questo regime è non consentire i contatti tra il soggetto e l’associazione criminale a cui appartiene. In questo senso, la “colpa” di Alfredo sarebbe stata quella di mantenere i contatti con i compagni e le compagne all’esterno, producendo materiale informativo di natura politica. 
Il 41 bis, degno di un paese dittatoriale, esprime in tutta la sua evidenza l’ipocrisia di uno Stato che si racconta democratico quando di fatto garantisce quella democrazia solo a una parte della popolazione: quella che se lo “merita”, quella che annuisce senza ribattere, quella che produce e consuma, quella bianca, quella ricca. 
E la costruzione arbitraria di cos’è pericoloso lo dimostra bene. Un concetto mutevole che si nasconde dietro alla richiesta di ordine, sicurezza e controllo. 
Come Gabrio non solo ci uniamo nell’esprimere la nostra vicinanza ad Alfredo e alla lotta contro il 41 bis, ma crediamo che debba ampliarsi al carcere nel suo complesso. Le logiche che sottendono la criminalizzazione delle persone detenute, la repressione e l’annullamento di corpi  scomodi rendono conto della vera natura del sistema penale e carcerario. Quindi finiamola di parlare di rieducazione e risocializzazione perché, dati alla mano, sono enormi chimere che servono a nascondere le funzioni reali del carcere: contenimento e annientamento.
Gli 82 suicidi del 2022, il numero più alto mai registrato nelle carceri italiane, raccontano bene come di carcere si muoia
Ma la storia del carcere è anche la storia di chi resiste e si ribella ad esso.
  
Per un mondo senza galere e senza tortura. 
Per la libertà di tutt*
Al fianco di Alfredo, di tutti e tutte i/le prigionieri/e politici e tutta la popolazione reclusa!