In questo inizio d’autunno 2 saranno gli eventi che ci attraverseranno e caratterizzeranno la nostra ripresa politica.
Il primo evento sarà una delle ultime tappe della Carovana Femminista, partita l’8 marzo dal Kurdistan, per poi zigzagare per l’Europa. L’obiettivo della carovana è quello di mettere in connessione le lotte delle donne, rendendo visibili le alternative di vita e resistenza che le donne stanno costruendo contro il capitalismo e il patriarcato: povertà, xenofobia, razzismo s’intrecciano e aumentano l’oppressione, la carovana si da l’obiettivo di unire e rafforzare la resistenza e lotta di liberazione.
La tappa torinese è stata organizzata dall’Assemblea Antisessista, collettivo misto contro l’oppressione di genere, nato dopo uno stupro avvenuto nel nostro quartiere, che ha poi continuato le proprie riflessioni e il proprio percorso in autonomia.
I temi che si tratteranno nella 3 giorni sono di profonda importanza per la crescita di tutti/e.
Il primo momento collettivo sarà in san salvario, con un presidio-assemblea contro la violenza sulle donne. L’iniziativa sarà in una zona della cosiddetta movida, poiché questi luoghi sono spesso scenario di una violenza odiosa ma poco riconoscibile, velata, dove le donne diventano trofei, e in fondo, consapevole o meno, l’importante è che ci stiano…. Insieme all’assemblea antisessista rifletteremo su questo tema, consapevoli che certi soprusi non sono solo qualcosa “esterno” a noi, che avviene altrove, ma qualcosa contro cui bisogna vigilare sempre, nei nostri spazi, alle nostre serate, in ogni occasione di festa, perché a volte fermare una possibile violenza significa semplicemente prenderci cura di chi abbiamo vicino, non far finta di non vedere, essere parte attiva.
Il secondo momento si terrà invece in val di susa: dopo un pranzo condiviso al presidio di Venaus l’arrivo della Carovana Antisessista sarà un occasione per confrontarsi sul tema dell’ autorganizzazione delle donne e della repressione, a partire dal ruolo attivo delle compagne nel movimento contro il Tav, con uno sguardo a quello che sta succedendo in Kurdistan. Nel momento in cui in tutto il Kurdistan le donne si stanno organizzando e diventano esempio concreto per tutte, la repressione che le investe raggiunge livelli odiosi: in Siria con la barbarie dell’Isis che stupra, uccide, vende; in Turchia con pratiche non poi così diverse, fino all’esposizione in pubblico del corpo nudo torturato di Ekin Wan. La coincidenza con la data del 15 settembre, anniversario dell’inizio dell’assedio di Kobane, non è casuale: mentre a Suruc un grande movimento internazionale contesterà l’isolamento del Rojava attraverso la frontiera turca, noi saremo sui sentieri di Chiomonte a contestare il filo spinato e le barriere che separano un popolo dalla sua terra.
Avremo poi come Centro Sociale l’onore di ospitare il terzo evento, ovvero quello riguardante la sovranità alimentare e il ruolo delle donne nel sostenerla: da tempo trattiamo i temi dell’autoproduzione del cibo, del biologico, della qualità della vita, grazie all’esperienza del mercatino di Germogliato e grazie alla ormai biennale esperienza di orto sinergico; con grande interesse quindi ci approcciamo a una discussione che ci aiuterà a sistematizzare quegli spunti che quasi istintivamente stiamo coltivando e che hanno bisogno di un’elaborazione collettiva per diventare resistenza e lotta ai modelli imposti dal profitto oltrechè pratica di vita quotidiana. La serata si concluderà con una cena vegetariana che proporrà alcuni dei prodotti dell’orto.
Tempo 15 giorni e avremo occasione di farci attraversare da un altro interessante evento, che ha preso vita in tutta autonomia nel mettersi in rete di alcune palestre popolari. Si tratta di Gasp! 3 giornate antisessiste di sport popolari, un evento che mette in discussione non solo aspetti simbolici (…ma neanche poi tanto) come il ruolo del genere nei vari sport, ma anche la quotidianità, lo stare insieme, il muoversi dei corpi, l’accettazione di se e dell’altro/a. Obiettivo della 3 giorni è la condivisione e il confronto sui modelli introiettati e quindi la proposta di un percorso di cambiamento personale, politico e collettivo, dove alla competizione si oppongono il confronto e l’incontro, senza avere per forza un vincitore e un un vinto. La tre giorni di sport popolare antisessista si propone di creare spazi in cui sia possibile confrontarsi con corpi diversi senza sottoporli a giudizi basati sulla forza o sulla capacità di dominare l’altra/o.
In maniera quasi casuale, 2 eventi che pongono al centro la questione di genere hanno preso vita, dal basso, a partire dalle contraddizioni che le persone che attraversano il nostro spazio sentono proprie. Sono un’occasione importante per riflettere e per mettersi in discussione, consapevoli che le fondamenta dell’oppressione sulle donne e su chi devia dalla “norma eterosessuale” sono profondamente radicate anche in noi da secoli di dominazione capitalista, ed è necessario prenderne coscienza, in un processo di liberazione che veda realmente protagoniste tutte e tutti. D’altra parte, il messaggio che arriva dal Kurdistan in lotta è proprio che solo “uccidendo il maschio dominante”, ovvero liberandoci dalle sovrastrutture e costrizioni del sessismo, è possibile mirare a costruire un movimento che sappia avanzare proponendo un modello di società avulso da esclusione e sopraffazione, dove praticare relazioni orizzontali e paritarie.