HO AMMAZZATO BERLUSCONI

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Si può vivere per anni con una donna di sinistra, ma di sinistra sinistra, e poi votare per Silvio Berlusconi?
Per esser precisi: si può vivere con una donna di sinistra, votare per
Berlusconi e sperare che la vita prosegua come se niente fosse
accaduto? La domanda non è peregrina, e infatti Gianluca Rossi, e Daniele Giometto ne hanno tratto Ho ammazzato Berlusconi
(Italia, 2oo8, 88′), piccola opera indipendente, tanto nel senso della
produzione quanto nel senso delle idee. Sulla scorta di un libro di Andrea Salieri, il film racconta dell’ormai lontano 2oor; appena dopo le elezioni. In casa di Matteo (Alberto Bonanni) l’atmosfera è pesante. La sua Livia (Sabrina Paravicini) è in stato di agitazione. Riunita in salotto con le amiche, immagina improbabili contromisure. Dalla parete le osservano Che Guevara, nel ruolo storico, e Dario Fo,
nel ruolo di un caro parente. D’altra parte, così vuole la democrazia:
Berlusconi ha vinto, Berlusconi governa. Anzi, già che c’è, appare
anche in televisione, promettendo sfracelli uno dopo l’altro:
ovviamente, dal punto di vista di Livia.
Quanto a Matteo, lui preferisce chiudersi in un decoroso silenzio, che
abbia votato per il nuovo capo del governo, come sostiene la sua
compagna, o che solo si sia distratto e non abbia nemmeno votato. In
ogni caso, non è di sinistra sinistra. Come dirà più tardi a un
carabiniere, nella sua vita gli è capitato di votare un po’ per tutti,
e mai con entusiasmo. Ma torniamo al salotto rivoluzionario.
Disgustata, Livia se ne va di casa. In una notte buia e tempestosa, e
dal cielo le si abbatte in testa un’ala d’aereo. Ma ce n’est qu’un début, come si diceva una volta. Solo che allora s’aggiungeva continuons le combat, mentre
adesso Matteo non fa che precipitare verso il baratro. In quella stessa
notte buia e tempestosa, investe con l’auto un tale, che però non
muore. Muore invece quando lui, per errore, gli dà un colpo con il
crick. Allora, se lo porta a casa, lo ripulisce un po’ e scopre il
fatto: si tratta di Silvio Berlusconi, casualmente a passeggio sotto
l’acqua battente. Per rispetto, lo lava, lo pettina, lo trucca e gli
mette addosso quel che si trova in casa: una maglia dell’Inter. Molto
altro si potrebbe aggiungere, e infatti molto altro aggiunge il film.
Per esempio, che pur essendo morto e nel freezer di Matteo, Berlusconi
continua ad apparire in televisione. Oppure, che Matteo lo seppellisce
in giardino, mettendogli in bocca dei semi d’arancio, giusto per farlo
crescere e fruttificare. Ma qui basterà ricordare che alla fine nessuno
si preoccuperà della scomparsa del capo del governo. Il solo che invece
ne soffrirà, come per un fratello, sarà proprio Matteo. Se la politica
è questo – un uomo che parla in tivù, anche se è morto -, allora non
c’è più speranza. Al dunque, che cosa resta da fare, se non scavarsi
una fossa di fianco a quella di Berlusconi, mettersi in bocca dei semi
e poi ricoprirsi di terra? Almeno resta la speranza di dar buoni
frutti, prima o poi.
Da Il Sole 24 ore