Il “teatro delle operazioni” dell’Esercito federale risponde ad una “logica di guerra”
Allarmante lo spiegamento tattico-militare in Chiapas contro gli zapatisti: Capise
Si sottolinea che gli operativi in zone franche chiudono lo spazio di lotta civile e pacifica
[La Jornada – Venerdì 11 luglio 2008 Hermann Bellinghausen (Inviato)]
San Cristóbal de las Casas, Chis. 10 luglio. In una nuova e dettagliata relazione sulla militarizzazione in Chiapas, il Centro di Analisi Politica ed Investigazioni Sociali ed Economiche (Capise) rivela che lo spiegamento di forze castrensi nelle zone zapatiste è stato ridefinito: “Il livello di insediamento delle unità castrensi e le recenti operazioni che si sono viste all’interno di un grande ‘teatro di operazioni’ militari è allarmante”. Lo spiegamento tattico-militare risponde, secondo l’organizzazione civile, “ad una logica di guerra regolare ed irregolare, ma c’è un nuovo particolare in questo offensivo ‘teatro di operazioni’: ora l’Esercito federale di Felipe Calderón penetra in zone franche dove un ‘si muove un presunto nemico’ “. La relazione sottolinea che “Se le forze armate violano le zone franche, si chiude lo spazio di libero movimento che deve esistere in tempi di tregua e di pace; si chiude lo spazio di lotta civile e pacifica proposto dai popoli zapatisti; si mostra l’intransigenza contro dei popoli che stanno costruendo un progetto integrale in materia di libera determinazione indigena; si mostra, dunque, il viso di un governo imposto che reprime e spoglia con scandalosa impunità”.
Nel documento Vientos de Guerra ( http://www.capise.org.mx/node/82#attachments ) , Capise “osserva gruppi di Forze Speciali, Polizia Militare (PM), raggruppamenti, Battaglioni di Fanteria (BI), Reggimenti di Cavalleria Motorizzata (RCM), Reggimenti di Artiglieria (RA), Compagnie di Fanteria non Inquadrate (CINE), Battaglioni di Genieri di Combattimento (BIC) e Compagnie di Genieri di Combattimento (CIC), tra altri, dentro il territorio indigeno zapatista”. La “nuova offensiva militare” è incentrata “in modo molto concreto contro l’EZLN, le autorità civili zapatiste, le sue basi di appoggio, il progetto integrale che stanno portando avanti nel contesto della loro libera determinazione come popoli indigeni e contro il movimento nazionale dell’Altra Campagna”.Dopo significativi aggiustamenti nella distribuzione e caratterizzazione delle truppe nelle regioni indigene del Chiapas, i costanti pattugliamenti castrensi ed i recenti operativi militari a La Garrucha, San Jerónimo Tulijá e nella zona nord “tessono un’offensiva”, coordinati da cinque “grandi installazioni strategiche”: il campo militare 39-A, quartiere generale della 39a Zona Militare e del 31° Battaglione di Fanteria, a Toniná (Ocosingo); il quartiere del 38° Battaglione di Fanteria, a San Quintín (Ocosingo); il quartiere generale del 15° Reggimento di Cavalleria Motorizzata a Comitán; il quartiere del 18° Battaglione di Fanteria, a Palenque, e quello della 38a Zona Militare, a Tenosique (Tabasco). A questi si devono aggiungere le basi di Rancho Nuevo e Tuxtla Gutiérrez, sede dei comandi. Per illustrare gli effetti sociali di questa militarizzazione, la relazione denuncia gli impatti che subiscono gli abitanti di San Quintín e Monte Líbano: “la quantità di bar, l’alcolismo, l’importazione di prostitute e la prostituzione che ha coinvolto anche le donne indigene, hanno portato alla decomposizione del tessuto sociale e comunitario a livelli deplorevoli ed indegni per le comunità”. Queste comunità “sono la dimostrazione eloquente del perché l’Esercito federale non deve mai vivere su terre e territori civili del paese”.
(Traduzione Comitato Chiapas “Maribel” – Bergamo) Manifesti