un giovane di 31 anni arrestato dai carabinieri per il possesso di una modica quantità
di sostanza stupefacente muore dopo un calvario di sei giorni trascorso tra una
camera di sicurezza dell’Arma, il carcere di Regina Coeli e il reparto per
detenuti dell’ospedale
Pertini. Sul suo corpo gli evidenti segni di un brutale pestaggio, reso di pubblico
dominio dalla coraggiosa decisione della famiglia di consegnare alla stampa le foto
che documentano l’accaduto. Tanti sono ancora i lati oscuri della vicenda,
tanta la voglia di verità e giustizia che ha spinto a mobilitarsi sabato scorso
a Roma migliaia di persone.
Purtroppo
la storia terribile di Stefano Cucchi è solo la punta di un iceberg. L’uso della violenza
contro le persone sottoposte a provvedimenti restrittivi è cosa comune, una “prassi”
consolidata perpetrata contro soggetti deboli, lontana dai riflettori dei mass media,
ignorata da una opinione pubblica in questi anni incattivita dalla retorica
della sicurezza
e della legalità. Come è ormai data per scontata l’impunità per coloro che,
forti di una divisa e dell’appoggio senza remore del potere costituito, si
permettono di tutto.
In
questi giorni stanno venendo alla luce un’infinità di episodi tragicamente
simili a quello che ha spezzato la vita di Stefano, episodi che richiamano alla
memoria i nomi di Federico Aldrovandi, di Aldo Bianzino e dei tanti che sono
incappati nella violenza istituzionale.
Perchè
lo Stato uccide! Uccide attraverso i suoi dispositivi e le sue politiche
securitarie, uccide attraverso le forze dell’ordine, uccide attraverso il
proibizionismo!
E’ ora
di dire basta. E’ ora di dire mai più violenza sulle persone detenute; mai più violenza
nelle caserme, nei commissariati, nelle carceri, nei CIE.
E’
anche ora di dire basta all’anonimato di cui godono le forze dell’ordine nello svolgimento
del loro servizio, una circostanza che garantisce loro l’impunità nella stragrande
maggiorana dei casi.
Ma è
anche ora di dire con chiarezza che esistono delle leggi in questo paese che costringono
alla detenzione persone che hanno l’unica colpa di essere in possesso di modiche
quantità di sostanze stupefacenti, come la legge Fini-Giovanardi sulle droghe, che
insieme alla legge Bossi-Fini, e al pacchetto sicurezza sono strumenti
normativi che non fanno altro che riempire le carceri. Provvedimenti
legislativi che riducono le criticità sociali
a mera questione di ordine pubblico .