Da via Asti a corso Chieri: la storia continua…..

9 agosto 2010

Per
alcuni giorni è stata in primo piano nella cronaca torinese la vicenda
dei rifugiati di via Asti, trasferiti a settembre del 2009
dall’occupazione di corso Peschiera alla caserma in collina,
sistemazione provvisoria trovata da comune e prefettura, che avrebbe
dovuto terminare già a marzo e che a suon di proroghe ha finito per
arrivare fino ad oggi, senza che si riuscisse a trovare una sistemazione
definitiva per chi vi abitava. Ricordiamo che per tutto questo tempo le
condizioni di vita nella caserma di via Asti sono rimaste invariate,
anzi sono peggiorate: spazi angusti, nessuna privacy, nessun sostegno di
nessun tipo, ed ultimamente niente cibo né mediazione. Complice un
regolamento rigidissimo che ha escluso la maggior parte delle persone
ivi sistemate, via asti si è piano piano svuotato
e chi ha potuto se n’è andato, alcuni tristemente hanno raggiunto le
fila degli schiavi di Rosarno, nello scherno e nel disprezzo di chi
invece di accoglierli consigliava loro di “andare a cercar fortuna in
Germania”. Rimanevano nella caserma 18 persone, non intenzionate ad
andarsene e neppure intenzionate a mettersi in coda davanti ai dormitori
comunali, tantopiù col ramadan alle porte. Oggi era il giorno in cui
scadeva l’ultimatum, ed infatti in via asti si potevano vedere
camionette della polizia, digos, alcuni consiglieri della circoscrizione
8, qualcuno per l’assessorato ai servizi sociali (borgione in ferie) e i
ragazzi alle finestre che dichiaravano di non voler uscire senza
soluzioni condivise.

Esterrefatti abbiamo assistito alla
mediazione a cui si è arrivati, e possiamo dire che oggi si apre un
nuovo capitolo della storia: anche le istituzioni si sono infatti arrese
al fatto che l’unico modo a Torino per dare una soluzione
abitativa ai rifugiati e alle rifugiate è quella di mettere a
disposizione gli spazi dismessi: un autobus della Gtt ha infatti
accompagnato i 18 rifugiati di via Asti, coi loro letti e i loro
bagagli, davanti allo spazio vuoto di proprietà del comune sito in corso
Chieri al n. 19, fu Velena squat, e di fronte ai vigili, alla polizia e
alla digos i ragazzi hanno aperto la loro nuova casa.

Abbiamo
assistito alla svolta abbastanza perplessi: ci chiediamo infatti che
senso abbia concordare di spostare delle persone in una situazione tanto
precaria, dove al momento non c’è luce, mancano le finestre, non c’è
acqua….. i ragazzi somali d’altra parte non si son persi d’animo e
hanno deciso di prendersela, questa nuova casa: hanno abbattuto la
muratura alzata dopo i precedenti sgomberi e si sono riappropriati degli
spazi iniziando a pulire e risistemare.

Per quel che ci
riguarda, continueremo a star vicini ai nostri amici somali, certo
non è questa la modalità che avremmo usata noi per prendere uno spazio,
davanti agli sbirri e senza nessuna garanzia, ma possiamo comunque dire
che a Torino c’è una nuova occupazione di rifugiati, e se comune e
prefettura han patrocinato il pullman che li ha condotti fin sulla
soglia si prenda ora le proprie responsabilità, sancendo anche sulla
carta che quello spazio è assegnato a loro, migliorandone l’abitabilità,
dotandolo degli allacci per farne una casa dignitosa: chi li ha
accompagnati fino qui, a ogni livello, deve essere conseguente e far
sapere il proprio impegno sul futuro di questa nuova occupazione di
rifugiati, poiché stiamo parlando di persone e non pacchi spostabili di
qui o di là dove dan meno fastidio.

Per noi un’occupazione è
un momento di lotta ed autorganizzazione e il Velena rioccupato si
aggiunge alla palazzina di via Bologna e a Casa Bianca, invitiamo quindi
tutt* gli antirazzist* ad andare a portare la
propria solidarietà in corso cheiri 19.

csoa gabrio

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