#15giugno Riprendiamoci la città
Oggi nella nostra città oltre un migliaio di persone sono scese in piazza per un corteo convocato contro sfratti, sgomberi e pignoramenti. Un corteo per il diritto alla casa e all’abitare, contro la svendita del patrimonio pubblico, per la vivibilità dei nostri quartieri. In tanti e tante abbiamo affermato con forza le ragioni delle lotte sociali contro le politiche di austerità che vorrebbero far pagare i costi della crisi solamente alle classi popolari che certamente non l’hanno generata.
Il corteo era aperto da diverse occupazioni abitative che resistono quotidianamente nella nostra città: dalle palazzine occupate dalle famiglie sfrattate, agli student*, ai rifugiati e alle rifugiate dell’ex villaggio olimpico.
Una composizione sociale meticcia che attraverso l’occupazione di case lasciate vuote nella Torino capitale degli sfratti testimonia come è possibile riappropiarci direttamente di una parte almeno del reddito di cui quotidianamente veniamo derubati in un paese e in una città sordi ai bisogno sociali reali.
Le occupazioni di case testimoniano infatti che esiste la possibilità di organizzarsi, mettere in piedi una rete di solidarietà, opporsi concretamente agli sfratti, e garantirsi collettivamente una casa in cui vivere. Le resistenze agli sfratti, la solidarietà, le occupazioni e la riappropriazione di spazi pubblici che si vorrebbero svendere ai privati, dimostrano che oltre le parole vuote della politica ufficiale, nei quartieri maturano scelte immediatamente praticabili che sono risposte concrete ai bisogni.
La nostra città è ostaggio di banche e speculatori immobiliari, alcuni dei quali oggi sono stati simbolicamente sanzionati durante il corteo.
Dal corteo è stata ribadita con forza la richiesta di requisizione degli alloggi sfitti e la loro destinazione sociale, una richiesta fino a qui completamente ignorata da una politica cittadina completamente asservita agli interessi di Banca Intesa San Paolo, Unicredit, Gefim, Prelios e di altri gruppi che fanno affari in una tra le città più indebitate d’Italia, che però continua a permettersi il lusso di tenere 50mila case vuote a fronte di 3500 sfratti all’anno. Si svende la città per fare cassa e si lascia mano libera agli speculatori spesso raggruppati in fondi immobiliari che vogliono ridisegnare i nostri quartieri con il compasso del profitto, con nuove cementificazioni, militarizzando zone intere laddove gruppi di cittadini cominciano a sollevare critiche o a opporsi apertamente ai progetti speculativi, come nel recente caso dell’ex area Diatto.
In conclusione pensiamo sia importante dire che il corteo di oggi è stato un momento significativo, un passaggio di una lotta che prosegue di fronte ai portoni in attesa degli Ufficiali giudiziari -come sarà ancora una volta martedì prossimo, terzo martedì del mese- che prosegue nell’auto-recupero e nella resistenza di ogni giorno dentro le case occupate; una lotta che continua per pretendere ed affermare i nostri diritti, la nostra dignità.