Cannabis parade: migliaia a Torino per l’orgoglio antiproibizionista

Migliaia le persone che hanno sfilato sabato per il centro di Torino chiedendo a gran voce un cambiamento di passo rispetto a leggi liberticide, politiche di controllo sociale e decreti securitari che pesano sulle vite di tutti e tutte. Le diverse realtà e collettivi arrivati da tutta Italia, che hanno sostenuto l’iniziativa, hanno allestito carri allegorici e impianti musicali, invadendo gioiosamente con suoni e danze una città sempre più triste, che sta trasformando in centri commerciali interi quartieri, eliminando quei pochi spazi di socialità ancora esistenti.
Interventi, allestimenti, danze e performance varie hanno rappresentato una realtà differente da quella attuale, dove è contemplata la possibilità di autodeterminare i propri corpi e le proprie vite, dove il controllo sui propri comportamenti sia conseguente ad approcci educativi e preventivi e non legato allo spauracchio della punizione. Abbiamo denunciato e ricordato i milioni di morti di una guerra alla droga tanto costosa quanto inutile e dannosa, che non vogliamo e non possiamo più permetterci di pagare; abbiamo raccontato e messo in campo pratiche e azioni che le evidenze scientifiche ed i dati ci suggeriscono in accordo con l’obiettivo primario che si dovrebbe perseguire, ovvero la promozione della salute.

La nostra proposta passa dall’analisi delle sostanze nei luoghi di consumo, dalle stanze dell’uso sicuro, dalle somministrazioni controllata, dalla depenalizzazione reale dell’uso con l’eliminazione delle sanzioni amministrative che limitano vita e libertà, ma anche da forme di sperimentazioni già attive in Europa e nel mondo che riguardano regolamentazioni di produzione e distribuzione di cannabis, sostanza il cui uso è prevalente di almeno 4 volte tutte le altre sostanze messe insieme, e su cui grava maggiormente l’azione repressiva.
Il lungo serpentone di mezzi, accompagnato da migliaia di persone, ha attraversato luoghi simbolo dello spaccio cittadino e della conseguente azione repressiva che si manifesta sempre più spesso attraverso retate e caccia all’uomo; Murazzi, Parco del Valentino ed il quartiere di San Salvario.
Ma anche il grattacielo di Intesa San Paolo, emblema di una classe finanziaria corrotta, simbolo di una gestione speculativa, affaristica e clientelare della città e della cosa pubblica, che fa un sacco di vittime e che passa spesso impunita, mentre l’uso di sostanze e le condotte dei consumatori rappresentano ancora oggi una delle prime cause di carcerazione.
Dopo essere passati da Piazza Statuto e dalla commerciale Via S. Donato tra lo stupore ed il divertimento dei passanti, il corteo è infine arrivato al Parco della Pellerina dove con balli e banchetti, si è continuato fino al mattino seguente quando, dopo aver ripulito l’area, la prima cannabis parade è terminata dopo oltre 14 ore.

L’intera iniziativa è stata completamente autofinanziata ed autogestita nata dopo il blitz del 18 agosto della polizia al CSOA Gabrio; per questo ringraziamo i collettivi e le varie sound che ne hanno permesso la realizzazione.
Così come ci sentiamo di ringraziare la città che sembra aver risposto con lo spirito giusto, e le migliaia di partecipanti che hanno dimostrato con i loro comportamenti di aver colto il messaggio che intendevamo lanciare.
Già durante la festa è partito il solito squallido circo di chi, da sempre, s’impegna a far odiare gli oppressi ed amare gli oppressori. Pietra dello scandalo uno dei carri della Cannabis Parade che sfoggiava sul cofano 2 manichini della polizia, come se fossero investiti dal camion stesso, una rappresentazione allegorica che tende per sua natura a sovvertire l’esistente, trasformando per un giorno l’oppressore in oppresso, il cacciatore in preda.

I sindacati di polizia, alcuni dei quali, vogliamo ricordarlo, hanno offeso la memoria ed insultato i familiari di alcune delle vittime del proibizionismo, oltre ad aver negato le sistematiche azioni violente della polizia in Val di Susa, hanno definito quella rappresentazione simbolica come “barbarie”, mentre Lo Russo (PD) ha parlato di “una vera porcata”.
Evidentemente lui, ex- assessore all’urbanistica nonché ex-presidente dell’Urban Center Metropolitano, di porcate se ne intende!
A coloro che hanno parlato di istigazione alla violenza, a tutti quelli che sono caduti nel “trappolone dell’indignazione”, vorremmo ricordare che chi pensa che la polizia non sia parte integrante del problema, allora probabilmente non ha mai subito i pestaggi dentro le caserme per avere due canne in tasca, non ha visto la propria vita devastata da leggi che ti rilegano al ruolo di emarginato; come se non fossero poliziotti quelli che si presentano dentro e fuori le scuole a terrorizzare con perquisizioni che provocano risvolti tragici come quelli di Lavagna; come se non fossero le forze dell’ordine parte integrante di quel mostro proibizionista, infimo, che non si “limita” a colpire con leggi liberticide, perquisizioni, denunce ed arresti e carcere, ma che incoraggia dinamiche di paranoia, paura, ansia.

La violenza ideologica è quella di una cultura che legittima la pena di morte per chi usa sostanze, la stessa che ha ucciso Stefano Cucchi, Aldo Bianzino, Federico Aldrovandi, Marcello Lonzi e molti altri ancora.
L’indignazione a comando produce mostri, oltre ad i soliti “in-utili idioti” che travolti dal fallimento delle loro politiche probizioniste, scaricati da certi pezzi di politica istituzionale, provano a cavalcare l’onda per buttare fango e per dimostrare a loro stessi che esistono.
Ci piace chiudere con un commento che abbiamo ricevuto da poco da parte di qualcuno che non conosciamo, ma che restituisce pienamente il senso che hanno quei manichini per noi: “Stanno a significare il popolo che spazza via il proibizionismo e la repressione, stanno a significare che quell’erba era anche mia. Possibile che non siete in grado di comprendere che quei fantocci simbolicamente rappresentano le leggi proibizioniste”

Il nostro serpentone antiproibizionista travolgerà tutt* coloro i quali ancora si oppongono ad un cambiamento ormai necessario.
Sarà una risata che vi seppellirà.

CSOA GABRIO