Di tramonti sui cocci proibizionisti di Torino: sicuri da morire…

Eventi di straordinaria repressione si stanno susseguendo in fretta nella nostra città, lasciandoci fin troppo poco tempo per trovare un senso a tutto questo scempio.
Certo, perché riuscire ad avere una donna morta e più di 1500 feriti per la suggestione di un attentato terroristico inesistente e la pessima gestione della proiezione di un evento sportivo in una piazza senza vie di fuga e piena di vetri che si potevano evitare non è da poco.
Ovviamente nessuna responsabilità istituzionale è stata individuata per questa tragedia, in compenso da quell’evento a Torino si è aperta la strada per una deriva repressiva e proibizionista senza precedenti che è andata senza alcuna apparente ragione a colpire alcuni luoghi e modalità del divertimento cittadino. Una città industriale seppellita da tempo, trasformata volutamente con il turismo, gli eventi, le sue zone di “movida” notturna corroborate dalle iscrizioni sempre in crescita di giovani studenti al Politecnico e all’Università.

Così i padroni della città si sono riciclati per continuare a vampirizzare le nostre vite traslando lo sfruttamento dalle fabbriche ai locali notturni, ai musei, alle università, nei centri commerciali e negli hotel. Mentre chiudono il lavoro nelle celle frigorifere dei voucher e delle agenzie interinali, continuano a sciacallare il nostro territorio cemetificandolo e desertificandolo di persone (40mila alloggi vuoti a Torino).
Ci strozzinano con affitti stellari e ci rapinano nei locali della movida tutti uguali nel trasformare il divertimento in denaro.
La tragedia di piazza San Carlo ha strappato con violenza il velo di propaganda della città smart e pronta ad accogliere: la risposta non si è fatta attendere ed è stata immancabilmente la solita, degna del più becero e ricercato consenso populista, di stampo repressivo e proibizionista.
La volontà repressiva della governance neo-liberista che a livello governativo partorisce le leggi Minniti-Orlando si è concretizzata in città con nuovi “divieti”, nuove “regole”; ma le ordinanze del Comune non sono altro che lo sviluppo naturale di politiche proibizioniste che subiamo da decenni e che già la politica istituzionale di ogni forma e colore ha su altri territori applicato.
Il delirio normalizzante pretende di stabilire chi sia il turista, lo studente, lo straniero etc. che è ben accetto in città e chi invece va respinto, cacciato, controllato e pestato. Si tenta ancora una volta di soffocare la naturale necessità degli esseri umani di socializzare, obbligandoci ad accettare la loro socialità borghese fatta di profitti, locali e vigilantes.

Noi, che della nostra socialità autorganizzata abbiamo fatto da tempo un arma per combattere il capitale, lottiamo da anni contro queste politiche fallimentari e scellerate, così come denunciamo il delirio securitario che ogni giorno sottrae più spazio alle libertà di ognuno. Sappiamo che non abbiamo visto ancora nulla e che la violenza istituzionale aumenterà ancora, ma se la sindaca ha il tramonto negli occhi noi intravediamo già l’alba di una nuova era che non ci appare affatto positiva.
E non siamo più disposti a subire tutto questo. Non si può pensare di delegare alle forze dell’ordine questioni amministrative complesse istituendo norme assurde ed impossibili da rispettare, e non si può cercare (peraltro fallendo, come si è visto in Vanchiglia) di garantire la sicurezza solo ai pochi col portafoglio ancora pieno.
La logica di sacrificare la nostra libertà in cambio di una presunta sicurezza non ci appartiene e nessun potere può permettersi di determinare i nostri corpi e le nostre vite. La vera sicurezza è antiproibizionista per noi vuole dire ribaltare gli attuali paradigmi politici e culturali che pretendono di trattare stili di vita, comportamenti e diversità normandoli e spesso reprimendoli, invece di educare e promuovere confronto e crescita culturale. Di questo ci sentiamo sicuri…non certo di morire per un falso bisogno di sicurezza che ci hanno instillato.

CSOA Gabrio

Un commento su “Di tramonti sui cocci proibizionisti di Torino: sicuri da morire…”

  1. La loro vita vive di morte , la nostra vita vive di vita….
    L’aria che respiro , l’acqua che bevo , quello di cui mi nutro; col loro “lavoro di governo” lo stanno distruggendo. E chi accetta questo non può che essere incoscente del benessere necessario ed essenziale per vivere una vita che vive di vita.
    Ci vorrebbe un lampo che fulmini, resettando all’essenziale un cerebro sviluppatosi troppo sullo spazio-tempo, senza più considerare, contemplandolo, un vuoto che anima il pieno …. E li colga in pieno!!!! -_-

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