Oggi ci troviamo a dimostrare la nostra solidarietà al F.O.A. Boccaccio, sgomberato di recente. Lo stadio all’interno del quale si svolgevano le sue attività è stato definitivamente acquisito dalla sezione CAI di Monza per la realizzazione di una “Casa della montagna” con annesso ristorante e parcheggione per automobili. L’ennesima colata di cemento, insomma, per celebrare la natura nel bel mezzo della Brianza… Non sempre l’ente che sottrae spazio alla resistenza ha il volto della grande multinazionale riqualificatrice di quartiere, ma questo non ci stupisce.
Cogliamo la triste occasione per ricordare come il CAI non sia un soggetto né “buono” né neutro.
Fin dalla sua fondazione il suo posizionamento politico ha teso verso destra: la sua nascita nel 1863 si deve all’iniziativa di Quintino Sella, uno dei più autorevoli rappresentanti della destra storica; dopo la prima guerra mondiale assorbì la Società degli Alpinisti Tridentini, organizzazione promotrice dell’Italianità del Trentino; all’ascesa del fascismo il CAI non oppose resistenza, ma anzi offrì terreno fertile per la proliferazione del discorso nazionalista e imperialista: nel ventennio le politiche del CAI erano volte a una vera e propria caccia agli “afascisti” che vanno in montagna per amore della natura e della libertà e non per conquistare nuove vette (spesso paragonate a donne) per rafforzare la Patria e i suoi confini.
Ad oggi il discorso non pare diverso: si continuano a celebrare “i più forti alpinisti di tutti i tempi” e l’orgoglio nazionale, sentimenti che mal si coniugano con l’antifascismo, l’anti-agonismo e l’antisessimo che invece animano le palestre popolari all’interno degli spazi sociali.
Per quanto il CAI si proponga nel suo statuto come ente apolitico, dai fatti è evidente quanto ciò non corrisponda alla realtà.
Quello che non capiamo è come sia possibile che in 158 anni di storia al Club Alpino Italiano ancora non siano riusciti a capire quanto sia importante essere bruttə, sporchə e ribellə per essere alpinistə veramente liberə, per essere ricettivə ed in armonie con la montagna.
Ancora una volta abbiamo avuto conferma che chi non è conforme alla loro idea machista e colonialista del conquistador di vette viene ignorato, escluso, deriso e ora persino sgomberato.
La dichiarata ostilità del CAI ha quantomeno permesso allx compagnx di non farsi trovare impreparatx: in risposta allo sgombero, dopo un partecipatissimo corteo la F.O.A Boccaccio ha immediatamente occupato uno stabile in via Timavo 12, dove l’attività del centro sociale proseguirà fin da subito.
Per le inziative programmate in questi giorni seguite il blog
“Uno sgombero è solo un contrattempo tra un’occupazione e quella successiva”
Buona lotta compagnx
Solidarietà e complicità allx compagnx del Boccaccio