LAVORARE CON LENTEZZA per non morire lavorando

Verso lo sciopero generale dell’11 Ottobre.

Ieri la procura di Prato ha notificato la chiusura delle indagini sulla morte di Luana D’orazio.
Sul libro degli indagati figurano la titolare dell’orditoria in cui la ragazza lavorava ed il marito della titolare , tecnico manutentore dell’impianto produttivo.


L’ipotesi di reato per i due è di omicidio colposo e rimozione dolosa dei dispositivi di anti infortunistica.
Il macchinario che ha ucciso Luana è stato manomesso con ponte elettrico per consentire una maggiore velocità di lavorazione.

D’altronde “Il problema è la bassa produttività ” ,come ci ripete da anni la classe padronale italiana attraverso le sue corporazioni ed i media da loro prezzolati.
Un dictat che si è andato ad affiancare all’antico e più celebre “se vogliamo posti di lavoro dobbiamo sacrificare i salari “, formula utilizzata da tempo immemore dai sindacati confederati e dal centro sinistra, per i quali l’importante è mantenere alti i profitti delle imprese che a loro volta, reinvestirannno gli utili sul mercato creando nuovi posti di lavoro e benessere generalizzato.
Una menzogna a cui non crede più nessuno.

La colpa quindi è sempre dei lavoratori e le lavoratrici, ce lo insegnano i padroni, lo ribadiscono i sindacati e lo confermano i governi che da decenni, indipendentemente dal colore, attaccano e smantellano i diritti sul lavoro in nome della flessibilità e della competitività con il mercato estero.
I lavoratori e le lavoratrici così viziatə, svogliatə e choosy, così maledettamente attaccatə a quei vecchi diritti di cui non c’è più bisogno ma al contempo sempre prontə ad evadere i doveri.

Così oggi, in questi anni ’20 iniziati all’insegna della sindemia, ci troviamo a lavorare con stipendi da fame e a ritmi da schiavi senza il minimo diritto .
Così oggi, ci troviamo a morire stritolate in un orditoio modificato per garantire un 8% di produttività in più come é successo a Luana.

I dati ISTAT usciti a inizio settembre ci disegnano una situazione sempre più drammatica, 677 morti sul lavoro nei primi 7 mesi del 2021, + 18% di infortuni denunciati all’Inail rispetto allo stesso periodo del 2020.
Altro dato importante è l’aumento delle morti nel campo dell’edilizia; in piena espansione grazie al 110% sulle ristrutturazioni le città si fan cantieri ed i cantieri si fanno tombe perché tirati su in fretta e male .

È toccato l’oblio invece a quelle decine di migliaia di morti per covid contagiatisi sul posto di lavoro durante i mesi in cui Confindustria ha imposto l’apertura, nonostante la piena emergenza Covid 19.
La stessa Confindustria a cui adesso viene delegato dal governo il compito di controllore della salute dei suo lavoratori e le sue lavoratrici tramite l’obbligo del green pass per accedere al luogo di lavoro.

Le morti come quella di Luana o come quella di Camara Fantamadi, bracciante morto per un malore a 27anni dopo aver lavorato nei campi per 12 ore con temperature che sfioravano i 40°, ci fanno pensare quanto oggi sia più che mai necessario tornare a lottare sui posti di lavoro, così come è necessario tornare a lottare unit* “per e contro” il lavoro anche al di fuori di esso, portando nelle piazze e nelle strade le istanze di un’umanità sempre più sfruttata, sempre più precaria,sempre più impoverita dal sistema capitalista.

E quando i padroni ci diranno di esser più produttivə, noi risponderemo lavorando con lentezza .