Guerra a bassa intensità?

Si avvicina la partenza della carovana Europea L@s Zapatist@s no estan sol@s che vedrà la partecipazione anche di alcun@ compagn@ del centro sociale. Dopo aver ascoltato il racconto della situazione nei Territori del comunità indios del Chiapas qualche settimana fa, dalle voci dei fratelli e delle sorelle di Yabasta Milano e del Comitato Chiapas Torino oggi giungono queste nuove allarmanti notizie.

 

Tre articoli di “La Jornada” tradotti dal Comitato Chiapas “Maribel” – Bergamo.

  1. Gli indigeni tzotziles subiscono lo spoglio della terra sostenuto dalle autorità
    I poliziotti sorvegliano la zona coltivata strappata agli indigeni
    Stranieri si apprestano ad occupare le proprietà perché sotto terra c’è l’oro
    Hermann Bellinghausen [ tratto da “La Jornada – Domenica 6 luglio 2008” ] 
  2. Il governo dello stato ha concesso spazi in 29 municipi
    Il progetto minerario canadese in Chiapas comprende circa 550 mila ettari
    HERMANN BELLINGHAUSEN [tratto da “La Jornada – Martedì 8 luglio 2008”]
  3. La realizzazione di opere pubbliche in cambio della “complicità”
    Il sindaco di San Cristóbal de las Casas accusato di comperare il consenso per spogliare gli zapatisti Mariano Díaz Ochoa “prepara il terreno per legittimare la violenza”, assicurano gli abitanti HERMANN BELLINGHAUSEN San Cristóbal de las Casas, Chis., 8 luglio.
    [tratto da “La Jornada – Mercoledì 9 luglio 2008” ]

Link utili:Ezln-it@ecn.org; http://www.yabasta.it/; ComitatoChiapasTorino; http://www.ezln.org/.

a seguire gli articoli

Gli indigeni tzotziles subiscono lo spoglio della terra sostenuto dalle autorità
I poliziotti sorvegliano la zona coltivata strappata agli indigeni
Stranieri si apprestano ad occupare le proprietà perché sotto terra c’è l’oro

Hermann Bellinghausen [ tratto da “La Jornada – Domenica 6 luglio 2008” ]

Cruztón, Chis. 5 luglio. Racchiusa nelle terre alte del municipio di Venustiano Carranza, a nord della pianura della canna da zucchero, questa piccola comunità tzotzil vive ore difficili nella lotta per la terra. Gli abitanti sono tornati ad essere spogliati dei loro poderi da un gruppo di persone (la maggioranza non abitanti della zona e che non sono dediti all’agricoltura) appoggiati dal governo del Chiapas con la Polizia Statale Preventiva (PEP) ed il Pubblico Ministero. Alle falde del Cerro Grande, un improvvisato accampamento con tende di plastica e tela cerata serve da base ai poliziotti statali ed a una ventina dei presunti titolari di un “ejido” inesistente. A questi, “la PEP permette di portare armi di grosso calibro e li abbiamo visti con indosso uniformi prestate dai poliziotti”, denunciano gli abitanti di Cruztón che si riuniscono all’entrata del villaggio per fornire le testimonianze. La maggioranza sono aderenti dell’Altra Campagna; un paio di famiglie, basi di appoggio dell’EZLN. Ora fanno le guardie giorno e notte. In un certo modo, sono assediati. Pattugliati costantemente dalla PEP, con otto mandati di cattura che pendono su di loro, sono stati spogliati di tutte le loro terre, compresi 70 ettari coltivati che sono il loro unico sostentamento e che in questi giorni servono da pascolo, campo di calcio, accampamento e latrina per le forze dell’ordine ed i “civili” (come li chiamano gli indigeni) che dal 18 giugno scorso li occupano con la forza. C’è una guardia di indigeni all’ingresso del villaggio dove vivono circa 30 famiglie. Un’altra, sulla collina di fronte all’accampamento improvvisato della polizia, insediato esattamente sulla sorgente che fornisce Cruztón. A volte da lì arrivano insulti, minacce, bravate. Li separano i campi di tenero mais, ad un tiro di pietre ma nello stesso tempo inaccessibili. La polizia non permette ai contadini di attraversarli. Le loro coltivazioni sono abbandonate da due settimane. “Non possiamo muoverci da qui” dicono. Questo venerdì a Neftalí è scappato l’asino che è andato sul terreno dove si trovano i poliziotti. “E’ abituato a stare lì”, dice Neftalí, l’animale è andato dov’è abituato a stare. Cosicché lui si è recato all’accampamento e gli sono andati incontro “un comandante ed i suoi soldati”. Racconta: “Ho chiesto il permesso di recuperare l’animale. Il comandante ha chiamato una delle persone che stanno con loro per identificarmi e quando mi ha visto questo ha detto: ‘questo è uno dei nemici”‘. Il comandante ha poi detto a Neftalí: “Non fare un passo in piiù. Sai bene che la terra non ti appartiene e se il tuo animale è qua è perché non l’hai legato. Se vedo qua intorno il tuo asino gli sparo un colpo e risolvo il problema”. Come spiega uno dei portavoce di Cruztón: “Se decidessimo di entrare nelle nostre milpa potremmo scatenare uno scontro. Non vogliamo cadere nella provocazione”. Questa mattina gli indigeni hanno visto nell’accampamento quattro veicoli della PEP e circa 19 uomini “in divisa e civili”. Ma, aggiungono con ironia, “ne mancavano altri che dormivano”. Si sentono “traditi” dal governo di Juan Sabines Guerrero, col quale stavano portando avanti un tavolo di dialogo dalla metà del 2007 fino al 27 aprile scorso, quando il dialogo si è rotto di fatto con l’incursione della Polizia Statale Preventiva a Cruztón. Perché tanta fretta da parte delle autorità di cacciare gli indigeni dalle terre dove sono nati? Sembra che sotto i loro piedi ci sia l’oro.

(Traduzione Comitato Chiapas “Maribel” – Bergamo)

Il governo dello stato ha concesso spazi in 29 municipi
Il progetto minerario canadese in Chiapas comprende circa 550 mila ettari

HERMANN BELLINGHAUSEN [tratto da “La Jornada – Martedì 8 luglio 2008”]

Municipio Venustiano Carranza, Chis., 7 luglio. Secondo gli studi del Centro di Ricerche Economiche e Politiche di Azione Comunitaria (Ciepac), in Chiapas si sta sviluppando un progetto di sfruttamento minerario di considerevoli proporzioni, dopo che il governo statale ha dato in conessione circa 550 mila ettari ad imprese del Canada per estrarre minerali in 29 municipi dello stato. Una grande scritta bianca su un muro di cemento all’ingresso della comunità di Nuevo Jerusalén riassume i piani di sfruttamento minerario nella zona alta di Carranza che comprende il villaggio di Cruztón. Su un lato del muro si legge, un po’ sbiadito, “Progetto Nuevo Jerusalén”. Su un altro lato, scritto con vernice più recente: “PP Riduzione Nuevo Jerusalén. 7.725 ettari. Derivato T-230017. Ag. Tuxtla Gutiérrez, Chiapas”. Questa criptica annotazione coincide con le azioni documentate dalle due compagnie minerarie la cui presenza è stata dimostrata in questo municipio. Nel 2004, Fronteer de México, sussidiaria di Fronteer Development Group del Canada, ha ottenuto 12 concessioni minerarie in Chiapas, su un’estensione di 531 mila ettari che abbracciano i municipi di Venustiano Carranza, Tecpatán, Bochil, El Bosque, Chamula, Teopisca, San Cristóbal de las Casa, Chicoasén, Totolapa, Las Margaritas e Pueblo Nuevo Solistahuacán. A Carranza erano due, “Mispilla” e Soyatitán, ognuno di 25 mila ettari. Ciepac ha scoperto che nel 2005, l’impresa ha abbandonati il progetto per “risultati di esplorazione insoddisfacenti”, sembra per concentrarsi su un grande progetto in Nevada, Stati Uniti. Ma nel luglio del 2007, la compagnia Radius Gold, attraverso Geometales del Norte, ha ottenuto sei concessioni in questo ed altri municipi (Ocozocuautla, Ángel Albino Corzo e Chicomuselo). Questo sembra il più grande progetto dell’impresa in Messico, con presenza anche in Oaxaca, Veracruz e Puebla, ed ambiziose esplorazioni in Guatemala, Nicaragua, Ecuador e Perù. Nel settembre scorso, Geonorte ha sostituito il titolo di proprietà di Nuevo Jerusalén con “Riduzione Nuevo Jerusalén”, ed ha concentrato l’estensione iniziale a 7.725 ettari che comprendono Cruztón ed un’altra ventina di comunità ed ejidos. Intanto, Fronteer de México ha mantenuto, tra le altre, una concessione di 13.425 ettari a San Cristóbal de las Casas, e Linear Gold più di 6.000 ettari ad Amatenango del Valle. Il fantasma delle miniere incombe sulle catene montuose del Chiapas. La paura dei contadini di Venustiano Carranza, in particolare di Cruztón (l’unica comunità che sta per ora è in resistenza, come parte dell’Altra Campagna, oltre agli zapatisti di San Caralampio) è che l’estrazione dell’oro a cielo aperto danneggerà irreversibilmente le terre ed i residui tossici inquineranno l’aria e l’acqua. A Cruztón la difesa della terra è estremamente urgente. Una carovana civile dell’Altra Campagna, composta da circa 30 persone, questo fine settimana ha fatto visita alla comunità per dimostrare che gli abitanti “non sono soli”. Ai visitatori nazionali e stranieri una donna della comunità ha dichiarato: “Continueremo a lottare, succeda quel che succeda”. Lo spiegamento di polizia preventiva dello stato a Venustiano Carranza è molto grande. Controlli, distaccamenti e pattugliamenti abbondano in tutte le direzioni, in particolare nell’area montana, dove si trova Cruztón. Vigilano sullo scontento sociale, frequente da queste parti, o sull’oro che nessuno ha visto? Guardando l’accampamento dei poliziotti nelle milpas strappate a Cruztón, la gente del villaggio si dice pronta a “subire la prigione, l’esilio o la morte” per difendersi. Un uomo aveva detto alla carovana, che è rimasta a Cruztón tutto il fine settimana: “Adesso non siamo sulle nostre terre. Ma le recupereremo, questo è sicuro”.

(Traduzione Comitato Chiapas “Maribel” – Bergamo)

La realizzazione di opere pubbliche in cambio della “complicità”
Il sindaco di San Cristóbal de las Casas accusato di comperare il consenso per spogliare gli zapatisti
Mariano Díaz Ochoa “prepara il terreno per legittimare la violenza”, assicurano gli abitanti

HERMANN BELLINGHAUSEN 
[tratto da “La Jornada – Mercoledì 9 luglio 2008” ]

San Cristóbal de las Casas, Chis., 8 luglio.Gli abitanti della Sección III Las Palmas, una delle comunità del monte Huitepec, confermano con la loro testimonianza che il governo municipale priista di Mariano Díaz Ochoa sostiene una campagna di “bastone e carota” nei confronti delle comunità. L’intenzione è obbligarli a sostenere lo sgombero forzato delle basi di appoggio zapatiste dalla riserva ecologica che questi proteggono sui 102 ettari del generoso monte sancristobalense. Secondo le testimonianze diffuse da Indymedia Chiapas, domenica 6 luglio gli abitanti di Las Palmas sono stati convocati ad un’assemblea comunitaria, qualcosa di inusuale, perché la precedente si era svolta solo la domenica prima. “Abbiamo capito subito, perché ormai conosciamo la strategia del malgoverno nella sua guerra di bassa intensità: creare divisioni tra i villaggi zapatisti ed i loro diretti vicini, comprando il consendo di questi ultimi per giustificare il suo successivo intervento armato”. Aggiungono: “Abbiamo capito la manipolazione tentata dal sindaco nella Sezione III. Era chiaro che tutto questo processo era cominciato con l’assemblea della settimana scorsa”. E spiegano che il 29 giugno la comunità aveva discusso di quali opere pubbliche “avrebbe consentito il governo” per questo anno. Delle due proposte (miglioramento ed ampliamento della rete elettrica o costruzione di strade asfaltate) è stata scelta la prima, “ammettendo però il grande bisogno anche della seconda. Ma, abbiamo dovuto scegliere”. Lunedì 30 la comunità incontrò il sindaco per comunicargli la decisione. “Ora sappiamo del ricatto imposto da Díaz Ochoa alla comunità, che da ormai tre anni chiede questi lavori alla Commissione Federale di Elettricità”. Gli abitanti di Las Palmas riconoscono la tattica contrainsurgente del sindaco allo scopo di ottenere il “consenso alla sua intollerabile politica” verso comunità che hanno bisogno di opere pubbliche. Questo 6 luglio l’assemblea comunitaria è stata sollecitata dal governo municipale a “decidere di firmare a favore dello sgombero degli zapatisti. Solo a questa condizione inizieranno i lavori tanto necessari al villaggio”. Ritengono questo “un gioco infantile delle autorità municipali, promettere la ricompensa o la punizione”. Accusano Díaz Ochoa di cercare di “comprare in anticipo il silenzio della gente di Las Palmas attraverso il quale dovrebbero passare i camion di poliziotti e militari il giorno che dovessere raggiungere le antenne sopra San Cristóbal per strappare agli zapatisti le terre che occupano, in maniera legittima, per proteggerle dalle intenzioni privatizzatrici del governo”. Il gruppo di “abitanti ribelli” della Sezione III sottolinea che, “fortunatamente, la posizione generale è di non prendere parte al conflitto, né da una parte né dall’altra”. E si rallegrano: “che bello vedere che la comunità non è caduta nella trappola ufficiale come invece i suoi vicini di Los Alcanfores che hanno accettato i vantaggi promessi dal presidente municipale in cambio della loro complicità”. Ci sono stati “individui” che “hanno tentato di sedurre la gente” con “benefici materiali” in caso di appoggio al sindaco. “Nonostante il loro atteggiamento aggressivo, non hanno ottenuto il loro scopo” e la Sezione III ha mantenuto l’accordo preso in precedenza, “di non prendere parte al conflitto, opponendosi indirettamente al ricatto governativo”. Tuttavia, “questa piccola vittoria”, dicono i testimoni, “ci dice di essere ancora più attenti ai pericoli che corrono gli zapatisti della riserva del Huitepec”. Díaz Ochoa, oltre che sindaco anche impresario, “prepara il terreno per legittimare la violenza” contro gli zapatisti. “I suoi sporchi tentacoli si muovono per dividere col potere del denaro e dell’autoritarismo”, concludono.

 (Traduzione Comitato Chiapas “Maribel” – Bergamo)