Questa mattina siamo entrat* al cantiere Lancia per denunciare l’ennesima speculazione sulla salute.
In un momento come questo in cui è evidente la mancanza di strutturare pubbliche, risulta ancora più grave aprire un RSA privata .
Tra le tante criticità nascoste della nostra società che l’emergenza Covid ha fatto apparire certamente quella delle condizioni di vita e cura nelle residenze per anziani (RSA) è tra le più inquietanti. Queste strutture dovrebbero servire ad accogliere pazienti non autosufficienti, con o senza patologie comunque stabilizzate, hanno mostrato tutte le loro carenze e pecche, tanto che numerose sono oggi le inchieste in corso sulla gestione delle stesse durante l’emergenza in tutto il territorio nazionale, Piemonte compreso. Infatti, pur essendo vendute come strutture sanitarie, non è previsto che sia presente un presidio medico permanente al suo interno e il rapporto tra personale infermieristico/sociosanitario e ricoverati è inadeguato e raggiunge durante i turni notturni anche 1 operatore per 50 letti occupati.
Un lavoro quindi molto pesante, fatto di turni massacranti e purtroppo anche mal pagato perché con un tempo pieno lo stipendio supera di poco il migliaio di euro. Come spesso accade nella nostra società questo fondamentale compito di cura, non riconosciuto, è ricoperto da personale in stragrande maggioranza femminile. La maggior parte delle RSA sono completamente private e lucrano sulle rette che vengono garantite dal servizio sanitario nazionale. Come denunciano le associazioni che tutelano i malati, ad oggi, i pazienti non autosufficienti da accudire sono circa 30 mila solo in Piemonte. Spesso però succede che gli ospedali dimettano degenti non stabilizzati inviandoli nelle RSA dove non possono più avere cure specializzate cronicizzando così i casi. Di conseguenza spesso nella stessa corsia si ritrovano casi di persone autosufficienti mischiate con pazienti con l’Alzheimer o altre patologie che rendono le persone completamente non autosufficienti, in questo modo si cancella la possibilità di una vita dignitosa per entrambi.
Anche il progetto della nuova RSA Lancia pare corrispondere a questo schema in quanto prevede posti per autosufficienti e per malati COVID-19 contemporaneamente.
A differenza di quanto previsto dalla legge non vengono nemmeno attivati dalla regione servizi sanitari di continuità territoriale che permetterebbero in tanti casi la possibilità di curarsi a domicilio. Un affare quindi milionario quello delle RSA che vengono spacciate per servizi alla persona, ma non sono altro che la trasformazione della salute e della cura sanitaria in un enorme business.
Denunciamo, quindi, l’apertura dell’ennesima struttura privata per questo scopo nell’edificio abbandonato da anni dell’ex fabbrica Lancia. Qui, infatti, sorgerà, con un’autorizzazione della regione Piemonte e dell’ASL, una nuova RSA per 200 posti letto costruita dalla ditta vicentina Carron per essere poi gestita dalla cooperativa Codess sociale, un’impresa completamente privata. Carron è una grande azienda cementificatrice veneta con ramificazioni nell’est Europa e nota in città anche per avere edificato proprio quest’anno gli ultimi prati vergini al confine tra Torino e Grugliasco al fondo di via Monginevro. Codess sociale invece è una cooperativa, sempre veneta, che da quarant’anni gestisce servizi sociali e sanitari abbandonati dal servizio pubblico.
Numerose sono le RSA in cui è presente in tutta Italia: in Piemonte per esempio sono presenti nella RSA di Agliè in cui le rette pagate dai privati partono addirittura dall’esorbitante cifra di 73,30 € al giorno.
Con queste premesse la costruzione di una RSA privata in quartiere non è certo una buona notizia: invece di intervenire direttamente, la Regione e l’assessore Icardi continuano a regalare soldi ai privati invece di rafforzare i servizi pubblici. Riteniamo responsabile della situazione anche il Comune di Torino che continua a svendere il proprio patrimonio immobiliare. Infatti, nella revisione del piano regolatore, che è attualmente in discussione, è previsto il cambio di destinazione d’uso dei quattro attuali ospedali chiusi (Maria Adelaide, Stanteria Martini, Valdese e Einaudi) così che, mentre in città se ne richiede l’apertura, potrebbero essere messi in vendita!
Inoltre, sempre nella revisione del piano regolatore, l’unico impegno pubblico previsto in campo sanitario è il gigantesco progetto del Parco della Salute che, grazie al sistema del finanziamento pubblico/privato, produrrà il definitivo passaggio dalla sanità pubblica a quella privata.
BLOCCHIAMO QUESTOSCEMPIO:LA SALUTE NON E’ UN BUSINESS.
SANITÀ PUBBLICA PERTUTTE/I:FUORI IPRIVATI
Manifestazione sabato 19/12/2020 ore 14:30 Piazza Castello