MURI, GABBIE E MILIONI – Puntata 1 – CPR di Torino – Gepsa

🔴Puntata 1 

Cpr di TORINO
Ente gestore: GEPSA

Gepsa gestisce il CPR di Torino dal 2018. Dal 2014 al 2017 ha amministrato la struttura in collaborazione con l’associazione Acuarinto percependo 37,90 euro a detenuto, cifra che si è ridotta nell’ultimo bando che ha visto Gepsa vincitrice.

Gepsa, multinazionale del gruppo Engie – ex Gdf Suez – è specializzata in gestione e logistica di carceri e strutture detentive. Attiva in Francia nel mercato della detenzione dei migranti e delle carceri, Gepsa ha consolidato la sua presenza anche in Italia. Offrendo prezzi dal 20 al 30% inferiori a quelli dei suoi concorrenti ha ottenenuto nel 2014, oltre la gestione del CIE di Torino, la gestione del CIE di Ponte Galeria (Roma), dell’ex-CIE di via corelli (Milano) convertito lo stesso anno in Centro di primo soccorso e accoglienza.
Tra il 2010 e il 2013, Gepsa in associazione con Acuarinto e Synergasia ha gestito il Cara di Castelnuovo di Porto (Roma) dopo aver vinto una gara d’appalto del valore di 34 milioni di euro.
Nel 2011, sempre in associazione con Acuarinto, Gepsa ha partecipato al bando di gara per la gestione del Cie e del Cara di Gradisca d’Isonzo (Gorizia) risultando vincitrice in un primo momento ed esclusa subito dopo per un’irregolarità amministrativa.

Durante gli anni della gestione Gepsa, nel CPR di Torino si sono verificate due morti e numerosi casi di autolesionismo e rivolta. Nonostante la difficoltà di comunicazione verso l’esterno, numerose sono state le denunce dei detenuti sulle condizioni inumane in cui sono obbligati a vivere: cibo avariato ed imbottito di calmanti, celle sovraffollate, somministrazione massiccia di psicofarmaci da parte del personale medico Gepsa oltre pestaggi e torture, a cui l’azienda assiste indifferente, da parte della polizia.
Ad oggi, all’ingresso del CPR la polizia sequestra i telefoni ai detenuti che possono comunicare verso l’esterno solo attraverso una cabina telefonica ma non possono ricevere chiamate in entrata. Gepsa, che dovrebbe occuparsi del funzionamento della linea telefonica utilizzabile, ha tutto l’interesse a non eseguire manutenzione limitando, in questo modo, la possibilità di denuncia da parte dei reclusi.
Definire chi è Gepsa non è semplice: il suo profilo è come una matrioska e per capire quanto sia contorto e ipocrita questo meccanismo bisogna risalire a Engie, che con le sue società controllate si occupa di energia, gas, rinnovabili, acqua, ingegneria, infrastrutture, mobilità, per un fatturato che si aggira intorno ai 60 miliardi di euro. Fino al 2015, Engie si chiamava GDF Suez, un nome legato a progetti controversi finanziati in ogni parte del mondo e in più settori, dal nucleare alle grandi dighe. Oggi, Engie è uno dei più grandi gruppi di fornitura energetica al mondo ed è tra i protagonisti della transazione alle fonti rinnovabili. Engie ha mani ovunque: gestisce microreti e sistemi di stoccaggio di energia in Europa, America Latina, Asia e Africa; è coinvolta nella costruzione del gasdotto Nord Stream 2 che trasporterà gas dalla Russia alla Germania passando per il Mar Baltico – un progetto che crea forti tensioni tra Unione Europea, Stati Uniti e Russia.

In Italia, Engie si occupa non solo di CPR e gestione dell’accoglienza, ma ha siglato anche importanti partnership con FCA, con la quale ha da poco inaugurato proprio a Mirafiori l’impianto pilota Vehicle-to-Grid, e con Amazon, insieme al quale costruirà due impianti agro-fotovoltaici in Sicilia che consentiranno la produzione di energia rinnovabile per alimentare le sedi di Amazon Italia.

Cosa significano questi interessi intrecciati? Se è vero che in un futuro non troppo lontano ci sarà un aumento dei flussi migratori, anche relativi ai cambiamenti climatici, è vero anche che la libertà di queste persone sarà controllata e gestita proprio dalle aziende che cavalcano l’onda green, aziende dai mille tentacoli, protagoniste tanto della gestione della detenzione, quanto della transazione energetica mondiale, che mentre propagandano sull’obiettivo comune di garantire “accesso universale, economico ed affidabile all’energia pulita” si fanno complici di chi calpesta i diritti umani.

CHI GESTISCE UN CPR è COMPLICE DELLA SUA ESISTENZA.
CHIUDERE TUTTI I CPR, SUBITO