Sistem change not climate change

http://www.youtube.com/watch?v=_qOVRITyD6I
Ecco un bel riassunto di cosa facciamo a ventitre ore no-stop di auto dall’italia. 
Oggi andiamo ad assediare un ministero.

Come come? Esatto, andiamo ad assediare un ministero. Copenhagen ci regala un’altra giornata plumbea e senza pioggia, fredda. Il gancio è alle undici in piazza Israel, la stessa piazza dove cominciò nel 2005 la mayday della capitale danese. Arrivando si vedono le camionette della politi, gli agenti con le pettorine hanno già circondato la piazza vuota. Sono tre giorni che ci stanno col fiato sul collo, più di novecento arresti per un paio di petardi e qualche vetrina. Molti sono stati rilasciati con le istruzioni per fare ricorso per l’arresto preventivo. Verrebbe da ridere se non fosse che ci hanno decimato l´organizzazione. Ormai intorno al sound sistem siamo un centinaio. Girano voci affilate, sembra che si voglia dare un risposta determinata alla politi, una risposta incendiaria in formato vetro verde e stoppaccio.
Quando partiamo siamo in pochissimi, sui cinquecento. Gli attivisti di rhytmhs of resistance iniziano a far vibrale l’asfalto con i tamburi, la gente si affaccia dalle finestre e i black che ci circondano iniziano a ballare. Passiamo le piazze e le vie commerciali della city, fino al parlamento.

Tutti gli altri ingressi della larga piazza tagliata dal fiume sono bloccati da blindati messi di traverso. Fatti i primi metri gli sbirri in antisommossa iniziano a spingerci in uno spiazzo porfidato per chiuderci, sempre con quella faccia civile del cazzo. Se iniziano gli scontri qui ci massacrano ma noi ce ne sbattiamo, coi tamburi ormai ci muoviamo in trance, c’è troppa energia perchè possano schiacciarci. L`assedio del ministero è un simbolo ormai fuori portata, il corso principale è reso impentrabile da tir bianchi e grate metalliche alte tre metri. In lontananza i reparti speciali tengono a guinzaglio corto i pastori tedeschi e la schiuma bianca che cola dai loro ghigni. Continuano a spingerci da dietro, sono troppi, ci hanno chiusi. In mezzo allo slargo c’è un monumento. Dietro un pallone del diametro di sei metri di plastica arancione è sostenuto da aria calda in una sfera perfetta. nella sua superficie sono disegnati i continenti. Mentre la musica preme in ogni direzione, un gruppo di ragazzi corre tra due file di sbirri. quando gli agenti gli sono addosso è troppo tardi, la sfera è libera. le pettorine che tentano di tenerlo vengono lettreralmente spazzate via. Altri sbirri si uniscono, agguantando le corde e puntando i piedi, ma è inutile. Ecco il simbolo, è perfetto. Il globo deformato, ferito, è inarrestabile e scivola sul selciato, poi sulla strada. Dei ragazzi predono le corde, lo trainano verso la politi. Noi corriamo tutti dietro al grande vuoto che lascia. Ridiamo, forte come non avevamo ancora fatto in questi giorni. Il globo spazza via le difese degli sbirri trascinandosi morente, come una gigante rossa che si consuma. Noi corriamo riempiamo quel vuoto con i nostri corpi, ululando feroci.


København 14/12/2009