Festa del Raccolto 2011: Che successo?!

A qualche giorno di distanza dalla Festa del Raccolto 2011 ci sentiamo di voler condividere alcune riflessioni rispetto al grande successo e alla forte affluenza, più di 7000 persone in due giorni, che questa dodicesima edizione ha fatto registrare. E’ innegabile che dall’entrata in vigore della Fini- Giovanardi nel 2006 registriamo annualmente un forte incremento di presenze a questo evento. Evidentemente rispetto ad un sistema fortemente proibizionista come è quello Italiano, ci viene da pensare che la gente sia stufa di politiche repressive sulle sostanze, di doversele procurare al mercato nero, con relativa scarsa qualità che tale mercato offre, di vivere la paranoia quotidiana di venire licenziati, di rimanere senza patente o peggio di finire in carcere. D’altronde i dati parlano chiaro, In Italia dal 1991 ad oggi più di 800 mila persone sono state sottoposte a sanzioni penali e/o amministrative per detenzione di sostanze; i controlli su strada e nei posti di lavoro sono in forte aumento, così come i suicidi in carcere di detenuti consumatori di droghe. Parallelamente il narcotraffico continua a rimanere il terzo affare mondiale dopo armi e petrolio e, nonostante sia stato dimostrato il fallimento e l’inutilità della “war on drugs”, in Italia non c’è la ben che minima intenzione di cambiare registro, dimostrata dal fatto che l’investimento attuato nel campo della prevenzione è ridicolo: meno di 10 centesimi per abitante. Una politica sulle droghe puramente dottrinale e distante da logiche di promozione della persona, unita ai tagli alla sanità conseguenti alla crisi, hanno praticamente cancellato i pochi servizi pubblici esistenti di riduzione del danno e di limitazione dei rischi. Alcune esperienze territoriali, tra cui quella recente di Bolzano, ci rivelano che stanziando 1 euro a testa in prevenzione si possono ottenere ottimi risultati in termini di promozione della salute e del benessere, ma l’inutile strumento repressivo sembra rimanere l’unico attuabile e praticabile dal punto di vista del nostro Stato.

Siamo consapevoli che una parte delle persone che partecipano alla festa del raccolto, al di là delle nostre intenzioni, vive l’evento con una dinamica individualistica di pagare l’ingresso (con cui noi finanziamo le attività del centro) per consumare. Di questo non ci meravigliamo dal momento che, comunque, siamo “figli del proibizionismo” e del consumismo, ma vogliamo emanciparci da quest’ottica che ci infastidisce ogni anno di più: sentiamo il bisogno di crescere e di ribadire che altre forme di socialità e di uso sono possibili. Sosteniamo l’autoproduzione in quanto pratica di riappropriazione, unico strumento in grado di garantire la genuinità delle piante e, nel contempo, di fare uscire la cannabis dal mercato illegale. La cura e l’amore per il proprio raccolto sono ben altra cosa delle logiche di “piazza” e di spaccio che profondamente avversiamo, e non ci stiamo al fatto che al Gabrio possano in qualche modo riproporsi. Lo spirito che ci anima è quello della condivisione e ci auguriamo che la festa del raccolto possa diventare un evento in grado di mettere a confronto pratiche diverse di coltivazione e di lavorazione del prodotto grezzo, che i coltivatori la attraversino con un maggiore protagonismo e che il sistema dello scambio, della socializzazione, sia preponderante rispetto alle dinamiche attuali che paiono ridurre la nostra scelta politica di condividere il nostro raccolto, ad una fumata “aggratis”, per lo più occasionale. Il modello che abbracciamo è quello della depenalizzazione dell’uso di tutte le sostanze e dei cannabis social club, già attivi in alcuni paesi europei, una sorta di consorzio di consumatori autorizzati a coltivare e a godere dei frutti della propria terra. A questo vogliamo arrivare e per questo da 17 anni lottiamo contro ogni forma di proibizionismo, convinti del fatto che il confronto, la relazione e la socialità valgano più di divieti, imposizioni ed isolamento. Sentiamo pertanto il bisogno di chiarire le nostre posizioni e di diffonderle il più possibile, affinché la festa del raccolto non venga inglobata dal mercato e non si trasformi in un evento di stampo consumistico, anche perché se così fosse saremo costretti a metterla in discussione rivedendone forme e modalità.

CSOA GABRIO