Venerdì 28 Marzo 2014 @ Csoa Gabrio
Via Millio 42 – Zona San Paolo Antirazzista
Per la prima volta a Torino – PROIEZIONE del documentario
“EU 013 – L’ULTIMA FRONTIERA”
Ore 20 – Apericena
Ore 21 – Proiezione
Sarà presente Raffaella Cosentino autrice del documentario e giornalista freelance
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“Eu 013 l’ultima frontiera” è il primo documentario girato
all’interno dei Centri di identificazione e di espulsione italiani (Cie), dove ogni anno circa
8mila persone vengono trattenute per un periodo di tempo che arriva fino a 18 mesi, in
regime di detenzione amministrativa, cioè senza avere commesso un reato penale e senza
essere stati giudicati nel corso di un processo. Sessanta minuti di immagini inedite che
mostrano i retroscena del controllo delle frontiere italiane e la vita quotidiana nei centri.
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Film documentario 62′, Italia 2013
Uscita: 2 dicembre 2013 54esimo Festival dei popoli di Firenze. Di Alessio Genovese (regia) e Raffaella Cosentino
Sinossi
Ogni anno migliaia di cittadini stranieri vengono trattenuti all’interno dei Centri di Identificazione ed Espulsione (C.i.e.) italiani per non avere un regolare permesso di soggiorno. Possono restarvi rinchiusi fino ad un anno e mezzo senza aver commesso reato e senza essere stati condannati da un giudice. La detenzione amministrativa in Europa è la conseguenza estrema del funzionamento delle frontiere all’interno dell’area Schengen.
Sono gli operatori della polizia di frontiera di Ancona e Fiumicino, seguiti nelle normali procedure di controllo e contrasto all’immigrazione irregolare, a mostrarci il funzionamento di tale spazio. Il tentativo è quello di descrivere l’idea che oggi è alla base dell’affermazione di una identità europea diversa da tutto ciò che non lo sia.
I C.i.e. sembrano essere la conseguenza estrema di questa idea. Per la prima volta in Italia, il Ministero dell’Interno ha autorizzato una troupe cinematografica ad entrare in queste strutture. Il muro di silenzio che circonda i C.i.e. e chi vi è rinchiuso si è aperto, in via del tutto eccezionale, al nostro breve passaggio per poi richiudersi nell’indifferenza di tutti i giorni. Sono luoghi che si raccontano da soli, istituzioni totali che ci ricordano i lager e i manicomi, dove a farla da padrone è la violenza, fisica e mentale. Gli “ospiti”, come vengono chiamati i trattenuti, sono persone private della loro identità. Finiscono rinchiusi per i motivi più svariati. La maggior parte di loro ha perso il permesso di soggiorno per effetto della crisi, molti altri hanno finito di scontare una pena in carcere, pochissimi sono quelli che arrivano dagli sbarchi. La percentuale più alta non viene rimpatriata. Allo scadere dei diciotto mesi vengono rilasciati con un foglio di via con il quale devono uscire dal territorio nazionale italiano entro pochi giorni. Molti di loro non vengono più riconosciuti dai loro consolati, se escono dal nostro per andare in un altro paese europeo vengono fermati e rimandati in Italia dove vengono riportati in un C.i.e. per altri diciotto mesi. Una storia assurda che sembra non finire mai.