Cannabis Parade – Comunicato

Cannabis Parade- Torino 29 Aprile 2017

Canapisa- Pisa 20 Maggio 2017

Network Nazionale Antiproibizionista- Fine del mondo proibizionista

Cannabis  parade e Canapisa…

E’ giunto il momento di scendere nelle nostre strade, nei nostri parchi e nelle nostre piazze per riaffermare quel diritto ad autodeterminare i propri corpi e le proprie vite che leggi liberticide e decreti fascisti limitano sempre di più. Ci vogliono consumatori asserviti al mercato e a speculatori senza scrupoli pronti a farsi in quattro pur di venderci qualcosa, e chi non ha nulla da comprare o non vuole farlo, viene sorvegliato, punito, allontanato perché rovina il decoro urbano. Se diversi quartieri delle nostre città si apprestano a diventare centri commerciali a cielo aperto eliminando quei pochi spazi di socialità che restituiscono dignità a chi li abita, altri sono vittime dello spaccio di droga, organizzato e gestito dalle mafie nostrane che trovano in questa attività il sostentamento economico necessario per la loro sopravvivenza. In questo scenario politiche fallimentari insistono con l’inutile azione repressiva che sperpera denaro pubblico, non ha alcuna efficacia in termini di abbassamento di domanda ed offerta, e finisce per alimentare il gioco del narcotraffico che solo in Italia vale diversi miliardi di euro. Secondo questa insensata logica vengono quotidianamente sguinzagliati poliziotti con cani antidroga nelle scuole alla ricerca di pochi grammi di cannabis, pratica di controllo che nulla ha a che vedere con la prevenzione vera che andrebbe fatta parlando agli studenti di droghe, effetti che producono e dei rischi che si corrono. E’ ideologico punire senza educare, o peggio dire che si fa educazione punendo, ma tutto questo è tutt’altro che efficace e porta con sé diversi effetti collaterali che pesano sempre di più sulle nostre vite. Serve cambiare registro, e serve farlo in fretta ora che i pionieri del proibizionismo in Italia hanno tolto la maschera e rivelato gli sporchi interessi che c’erano dietro la loro folle ideologia, imposta con l’inganno nonostante i dati e le evidenze scientifiche. La politica istituzionale oggi ci illude con proposte di legge che vorrebbero fare della cannabis un monopolio, non rendendosi conto che una legge sulle droghe obsoleta e dannosa come quella attuale   andrebbe   cancellata totalmente. Così come non si rende conto che l’uso di sostanze non può essere sanzionato né penalmente né amministrativamente e che non serve riempire carceri di piccoli spacciatori che non incidono minimamente sul mercato nero delle droghe. Siamo consapevoli di essere ancora lontani da una riforma radicale di leggi e politiche in materia di droghe, e per questo sentiamo la necessità di mobilitarci dal basso, non  per spingere verso un cambiamento, ma rappresentandolo rifiutando l’inutile delega politica. E lo facciamo  riappropriandoci della coltivazione di cannabis per uso personale, pianta che ha sempre fatto parte della nostra cultura ed è adesso illegale nonostante la sua enorme diffusione. Un primo passo necessario per uscire dal ricatto proibizionista e sperimentare strade alternative: quei Paesi che hanno fatto scelte di questo tipo hanno migliorato le proprie condizioni di vita in poco tempo. E lo hanno fatto depenalizzando realmente il consumo ed implementando pratiche in grado di promuovere il benessere di tutte le persone nelle rispettive comunità, che usino sostanze o meno: dalla diffusione dell’ analisi delle sostanze nei luoghi di consumo, alle stanze del consumo “sicuro”, alle somministrazioni controllate; oppure sperimentando produzione e distribuzione di cannabis come nel modello dei cannabis club, dei dispensari o dei coffe shop. Abbiamo bisogno di essere pragmatici, di mandare avanti ciò che funziona e di rivedere le pratiche inutili, costose e dannose. In questo ci riconosciamo e rivendichiamo la Carta di Genova https://lafinedelmondoproibizionista.wordpress.com/2014/05/12/carta-dei-diritti-delle-persone-che-usano-sostanze/  , documento che abbiamo sottoscritto 3 anni orsono e che rappresenta le nostre istanze, ciò che dal basso vogliamo raggiungere. Se è pura illusione pensare di educare e responsabilizzare con il controllo e la repressione, lo è ancora di più credere di poter curare esclusivamente con l’approccio farmacologico. Eppure dati recenti ci parlano di un aumento considerevole della somministrazione di neurolettici, antidepressivi e ansiolitici pubblicizzati e/o prescritti ormai con troppa facilità minimizzando i tremendi effetti collaterali che producono. La psichiatria sembra essere l’unica risorsa di un sistema che ha rinunciato ad investire nella promozione della salute e tende a scaricare sull’individuo il crescente disagio creato dal sistema sociale sempre più disumano e mortificante, inventando nuove “patologie mentali” in cui incasellare le diversità. Aumenta così il controllo sociale e parallelamente l’introito delle industrie del farmaco.

Rileviamo inoltre come i servizi per le tossicodipendenze siano improntati esclusivamente al trattamento dell’uso di sostanze ormai obsolete e fatichino ad intercettare i nuovi stili di policonsumo sempre più sfuggenti.  Mentre pratiche come la riduzione del danno, riconosciute dalla comunità scientifica come pilastro delle politiche sulle droghe ed entrate recentemente a pieno titolo nei livelli essenziali di assistenza  , fanno sempre più fatica a convivere con la logica del controllo imposta da patti locali per la sicurezza; politiche che producono giudizio, stigma ed isolamento nei confronti di chi usa sostanze, e che non permettono di mettere in relazione un comportamento già di per sé a rischio, causando un sommerso molto pericoloso. L’oscurantismo paternalista che considera istigazione al consumo anche solo parlare di sostanze ai più giovani è qualcosa che va superato al più presto, così come è necessario recuperare quella cultura in grado di proteggere chi ne fa uso senza la quale le droghe diventano merci da vendere al prezzo migliore ed in tutto il mondo: solamente la riappropriazione della coltivazione delle piante psicotrope da cui le droghe si ricavano e dei saperi ad esse legate, e la diffusione massiccia di pratiche come l’analisi delle sostanze, possono rovinare gli sporchi affari delle narcomafie che prosperano grazie al regime proibizionista. Siamo stanchi e siamo stanche di subire tutto questo, non vogliamo più pagare una guerra alla droga che ci sta decimando, e sappiamo bene  per l’ennesima volta che dobbiamo lottare e metterci la faccia, per il nostro futuro e per quello dei nostri figli.

 

 

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