Ancora una volta l’ipertrofica macchina repressiva statale ha mosso i suoi ingranaggi locali, anch’essi smisuratamente allenati, per attaccare un’esperienza di Lotta e Autogestione cittadina.
Per farlo è stato come sempre necessario riscrivere la storia, mortificarla, svilirla, nasconderla sotto una coltre di fango.
Per farlo è necessario imporre il silenzio mettendo sotto chiave compagni e compagne, che sia con il più infame degli strumenti, ovvero il carcere o sia per mezzo di misure cautelari alternative.
Non è possibile cancellare la pluridecennale storia di Askatasuna e i suoi percorsi politici, solidali e culturali, derubricarando quest’esperienza a una banale associazione a delinquere.
Restiamo al fianco dei compagni e delle compagne di Aska, contro quel potere che cerca di schiacciare o assorbire quegli spazi di autonomia popolare rappresentati dai Centri Sociali.
Torniamo quindi alla domanda iniziale.
Cosa gli fa paura?
Gli fa paura la libertà.
L3 compagn3 del CSOA Gabrio – Zona San Paolo Antirazzista