Solidarietà ai reclusi in sciopero della fame nel CPR di Torino

Da una serie di telefonate ricevute da dentro il Cpr, apprendiamo che tutte le 35 persone detenute in una delle aree del centro sono entrate in sciopero della fame a partire da questo lunedì. Hanno rifiutato pranzo e cena e intendono continuare:
“Qua è un disastro. Qua succede un macello perché la gente non mangia e beve e continuerà così finché non ci sarà una soluzione.”

Insieme a loro, secondo quanto ci viene raccontato, starebbero scioperando altre 15 persone in un’altra area.
Una delle persone recluse ci racconta che nella sua stanza sono in sette, con una finestra blindata, non apribile. Le condizioni igieniche sono inaccettabili: oltre agli scarafaggi e alla sporcizia, il sapone che viene loro consegnato non è sufficiente per l’intera settimana. Come già riportato in passato, il cibo è immangiabile; inoltre, nonostante nella stanza siano principalmente musulmani, viene distribuita nei pasti  della carne di maiale.
Ci viene segnalata la mancanza di cure in caso di malesseri, oltre all’intensificarsi dei tentativi di suicidio e autolesionismo da parte dei reclusi. L’infermeria del centro non funziona e un caso di covid positivo non è stato messo in quarantena.
Sono entrati in sciopero per rivendicare i propri diritti e richedere la restituzione dei telefoni personali, in modo da poter comunicare liberamente con l’esterno senza ricorrere ai telefoni del centro. Nella giornata di ieri un “commissario” (così l’hanno chiamato) avrebbe detto loro di scioperare quanto vogliono, tanto non si può cambiare niente perché tutto dipende dai “piani alti”.
Il CPR di Torino è in questo momento estremamente affollato, probabilmente anche in relazione al recente cambio di gestione ed alla necessità di fare cassa sulla pelle dei reclusi da parte dell’ente gestore, Ors. 
Rilanciamo le loro parole per farle uscire dal silenzio e dall’invisibilità a cui sono costrette, ribadiamo che quel luogo non deve esistere e che siamo vicinə a tutte le persone lì recluse che lottano per la propria esistenza.
Mai più CPR – Mai più Lager