E’ di pochi giorni fa la resistenza allo sfratto di Mariuccia e Massimiliano: madre settantenne, dializzata e figlio, fotografo freelance con un numero sempre minore di contratti di lavoro all’attivo. Sono di qualche settimana fa le resistenze agli sfratti di Hedia, del marito e dei loro due figli, di Kader e della moglie che, proprio durante il precedente picchetto antisfratto ha dato alla luce suo figlio e di Nouredinne e della sua famiglia. Tutte storie di persone legate da un comune denominatore: la crisi ha reso difficile sostenere il peso dell’affitto.
E così aumentano sul territorio torinese, di pari passo alla consapevolezza della lotta quale unico strumento di sopravvivenza e di riacquisizione di dignità negata, le pratiche della resistenza agli sfratti, le occupazioni di immobili sfitti, gli sportelli che seguono la questione casa.
La consapevolezza e la presa di coscienza della portata della crisi che attraversa tutta l’Italia e che vede Torino al secondo posto per numero di sfratti, sembra coinvolgere solo chi paga sulla propria pelle il prezzo della crisi. Le istituzioni, ben potendo attuare politiche che consentirebbero di sanare la crescente necessità abitativa (una tra tutte la requisizione di immobili sfitti), continuano ad attuare politiche obsolete ed inadatte all’attuale contesto economico e sociale.
Con anni di ritardo il Comune di Torino ha indetto il bando per l’assegnazione di case popolari, bando che non assegnerà nulla a nessuno, perchè di case, a detta dell’amministrazione cittadina, non ce ne sono. La compilazione di moduli ed il pagamento di marche da bollo da parte dei cittadini, è stato solo lo strumento utilizzato dal Comune per sedare gli animi, per posticipare di qualche mese le pressanti richieste di persone arrabbiate.
L’amministrazione locale non sa che “pesci pigliare” e si affida, o meglio, delega il compito di gestire la questione casa alla questura ed alle forze dell’ordine che, con il benestare dell’ufficiale giudiziario di turno ed al fianco di palazzinari senza scrupoli e speculatori, non sapendo come meglio affrontare la ingombrante e sempre crescente questione delle resistenze agli sfratti, pone in essere nuove “strategie”. E così gli sfratti non eseguiti grazie all’opposizione di inquilini e di solidali vengono rinviati agli stessi giorni nella speranza, presumibilmente, di attenuarne il clamore e la portata. A questa “strategia” noi rispondiamo che saremo presenti, con i nostri corpi davanti a quei portoni, insieme alle famiglie, a bambini ed anziani e a tutti coloro i quali ritengono che la casa sia un diritto di tutte e tutti, ribadendo ancora una volta che la crisi e le sue conseguenze non sono una questione di ordine pubblico da gestire con “strategie militari”, ingenti numeri di forze dell’ordine e manganelli.
Il 18 ed il 19 GIUGNO vieni a portare sin dal primo mattino la tua solidarietà rispettivamente al picchetto antisfratto in C.SO FRANCIA n. 203, davanti al portone di Kader e della sua famiglia e in C.SO COSENZA n. 142, davanti al portone di Hedia e della sua famiglia.
LA CASA E’ UN DIRITTO, LA DIGNITA’ NON SI SFRATTA!
Sportello Diritto alla Casa di Zona San Paolo