La signora Zara si era presentata in settimana allo
sportello casa chiedendoci aiuto: è sotto sfratto per morosità (sesto
accesso), ha quattro figli e ha perso il lavoro all’inizio di
quest’anno.
Lo sportello per il diritto
alla casa, nonostante i tempi ristretti, ha espresso la massima
solidarietà alla famiglia cercando di supportarla in questa fase e
difficile in cui le strutture pubbliche che dovrebbero garantire e
tutelare il diritto alla casa sono completamente inutili.
C’è
poco margine per il lavoro degli avvocati, l’unica soluzione è la
solidarietà e la resistenza dei corpi. Ci presentiamo numerosi e a
ritmo di samba all’appuntamento per dare tutto il sostegno necessario:
il diritto alla casa non si sfratta!
Arrivati in
anticipo sulle forze dell’ordine e sull’ufficiale giudiziario abbiamo
da subito reso pubblico nel quartiere quello che sta va accadendo nella
porta accanto, sensibilizzando le persone per strada e che si erano
affacciate nei balconi al suono dei nostri tamburi.
A
ruota arriva la digos e l’ufficiale giudiziario, la proprietà latita,
non si è nemmeno prasa la briga di guardare in faccia le persone che
sta buttando in mezzo alla strada, escludendo ogni margine di
trattativa.
Sfratto rinviato! Il
prossimo accesso sarà il 1 luglio, i tempi sono stretti, ma gli
avvocati avranno più tempo per far scendere la proprietà a più miti
consigli. In ogni caso noi saremo lì, la resistenza continua!
Zara, vive in questa casa
da 10 anni e ha sempre pagato l’affitto.
Zara,
faceva la badante con regolare contratto di lavoro, si dedicava alla cura degli
e delle anzian* dunque, occupazione che per la nostra società, ben si addice e
calza a pennello, alle tante immigrate che sfuggono alla miseria del loro paese
e approdano in Italia in cerca di fortuna. E’ riuscita a cavarsela, Zara,
per 10 anni, seppur tra tanti sacrifici, per primo il tempo tolto all’affetto
dei e delle figl* e le privazioni economiche, pensate alla frustrazione di un
genitore che vorrebbe il meglio per il proprio figlio o figlia e non riesce ad
esaudirne anche i più banali desideri. Zara, nonostante gli sforzi e pur
lavorando quasi 24 ore al giorno, tra tante sofferenze è riuscita a pagare
l’affitto, una somma piccola inizialmente che poi nel corso degli anni è
aumentata, una goccia nel mare comunque per chi come il padrone del suo
alloggio, invece è proprietario di un intero palazzo.
Zara come tanti/e
donne e uomini migranti nel nostro paese
vive il ricatto che lega il contratto di lavoro al permesso di soggiorno per
cui attraversa un periodo durante il quale resta senza documenti ed è costretta
al lavoro nero. Forse anche a causa di questa condizione, Zara si ammala. Così è
costretta per 3 mesi a sospendere la sua attività di badante, durante questo periodo
non avendo accesso alla mutua non percepisce nessun reddito. Proprio in questi
3 mesi incominciano le sue disavventure con la casa, infatti è costretta ad
interrompere il pagamento del canone d’affitto. Quando poi torna a lavoro è
stata sostituita da un’altra signora, un’altra donna migrante, Zara però ha
sempre lavorato bene ed ha instaurato un buon rapporto con la famiglia dell’anziana
signora che accudiva. Così riesce comunque a trovare un accordo con i suoi
datori di lavoro per cui sostituisce l’altra badante 3 o 4 ore al giorno in
modo da portare a casa un minimo di reddito con il quale paga subito una parte
del debito contratto. Ormai, però, è tardi e i 3 mesi di arretrati incombono
sulle sua permanenza nell’alloggio. Stringendo la cinghia e sottoponendo se
stessa e la sua famiglia ad ulteriori sacrifici è arrivata fino ad oggi. Adesso,
il proprietario dell’intero palazzo dove abita, non si accontenta più di
ricevere pagamenti parziali, ma vuole l’intero importo dei mesi non pagati,
vuole quindi di fatto Zara e le sue figlie fuori dalla sua casa.
Per quanto riguarda la situazione
sugli sfratti a Torino, il 15 aprile 2010, presso gli uffici della Divisione
Erp, durante la conferenza stampa di presentazione del VI Rapporto sulla
condizione abitativa della Città , è emerso che, nel 2009
complessivamente sono stati 3.106 i procedimenti di sfratto esecutivo avviati il
che ha fatto registrare un aumento record del 25% rispetto al 2008. Il dato
più significativo, in linea con valori degli anni precedenti, è l’incidenza (90%)
degli sfratti per morosità rispetto al totale dei procedimenti avviati. Sintomo
evidente della crisi economica che colpisce la nostra città.
Il
comune di Torino in questo contesto come risposta, ha aumentato di un anno,
quindi a 4 anni, la frequenza del bando per l’assegnazione
delle case popolari. Così moltissimi inquilini che attendevano il precedente
termine fissato per il 2010 si trovano nella delicatissima situazione di dover
aspettare un altro anno per sapere delle loro sorti abitative e di vita. La
pretestuosa motivazione di una scelta politica così chiaramente lontana dalle
reali esigenze delle/dei cittadine/i è quella di una mancanza di alloggi
popolari. Basta invece fare un giro per la città non solo nelle zone
periferiche di Torino, per rendersi conto di quanto patrimonio edilizio abbandonato
viene sperperato o inserito dentro processi di cartolarizzazione chiaramente più
proficui per l’industria del mattone che per gli inquilini strozzati dalla
crisi.
SULLE VITE NON SI SPECULA!
LA DIGNITA’ NON SI SFRATTA!
Sportello Diritto alla Casa – Zona San Paolo
Dirittoallacasa.sanpaolo@csoagabrio.info
Lun e gio ore,18:30-20:30
Via Revello 3 – Torino