La guerra di invasione di Putin continua: in Ucraina questo significa in primo luogo morte e distruzione. Nel resto d’Europa le sue conseguenze, economiche ed ambientali, si vanno a sommare alle disastrose condizioni in cui il sistema economico-politico neoliberale ci obbliga a vivere.
Proprio oggi a Madrid comincia il vertice Nato in cui si deciderà come facilitare l’annessione di Finlandia e Svezia, concedendo alla Turchia che vi si oppone tutto ciò che chiederà (in particolare più libertà di azione in Siria e Iraq e la criminalizzazione dell’opposizione curda, cioè di quelli che fino a poco fa celebravamo per l’eroica resistenza contro l’ISIS).
Si valuterà inoltre di potenziare il supporto militare in Ucraina e di espandere il contingente di militari ai confini orientali (da 40 a 300 mila soldati), tutto ciò aumentando la spesa militare degli stati, a scapito sia delle speranze di pace, sia delle politiche di wellfare.
Come sempre succede nelle guerre imperialiste c’è chi ci guadagna, in denaro, influenza internazionale, consenso interno, e chi paga in prima persona, con la vita e la libertà, come in Ucraina e in Russia, o con la salute e i diritti come nel resto d’Europa e del mondo.
Anche a Torino l’economia militare sta diventando sempre più centrale, attirando investimenti pubblici e infiltrando università e Politecnico. Contro l’idea di una Torino capitale della guerra, dobbiamo colpire chi specula sui conflitti, come Leonardo e Alenia, ipotecando il nostro futuro per il loro profitto.
L’escalation militare e la guerra sono conseguenze dell’organizzazione capitalista del mondo, la Nato non è la soluzione!
Dobbiamo costruire un’alleanza transnazionale dal basso che sia solidale con chi vive la guerra sulla propria pelle e che metta in campo una reale opposizione alla guerra di Putin e a tutte le guerre imperialiste.
Per una politica transnazionale di pace #strikethewar