GLI STUPRI?SOLO UNA QUESTIONE DI GENERE

L’assalto mediatico al maniaco straniero sta volta ha avuto un effetto boomerang: “gli stupratori della Caffarella”, così etichettati in un linguaggio giornalistico che ormai con la sua superficialità e semplificazione ha raggiunto l’appiattimento, potrebbero non essere i due romeni dati in pasto alla furia di popolo aizzata. Prescindiamo, per ragioni di spazio, dal ragionamento che, con questo tipo di dinamiche, a farne le spese sono le garanzie di tutte/i.

Ci chiediamo invece: nel nostro Paese si presta più attenzione alle vittime della violenza o alla tipologia dello stupratore?

A sentire il Presentatore del Consiglio le prime possono essere liquidate con una battuta (“Ci vorrebbe un poliziotto accanto ad ogni bella ragazza”), non parliamo poi di chi dovrebbe rappresentarci alle Pari Opportunità, riguardo a chi invece stupra e violenta  sembra che i poteri politici e mediatici non aspettino altro di etnicizzare la violenza: nella gerarchia delle notizie uno stupro commesso da uno straniero ha molta più rilevanza rispetto al medesimo crimine commesso da un italiano. Ma il giornalismo non dovrebbe informare? O forse oggi fa propaganda? Con dati alla mano, vediamo qual è la realtà in Italia rispetto al tema della violenza sulle donne.

Per quel che riguarda la violenza sulle donne, l’ ISTAT ha elaborato e presentato una statistica lo scorso 10 dicembre, in occasione dell’apertura del “Global Forum sulle statistiche di genere”. 

I tentativi di stupro o gli stupri commessi sulle donne in Italia sono così suddivisi: 24% da un amico; 20% da marito o ex; 17 dal fidanzato; 12% da conoscente, vicino o collega. Gli stupri commessi o tentati da persone estranee sono il 3,5%, compresi gli stranieri. Ma i crimini commessi dagli stranieri occupano l’80% dell’informazione su tale argomento [1].

[1] «Tutte le definizioni del termine propaganda si muovono sull’esaltazione di un obiettivo principale dell’atto propagandistico: quello di un’azione esercitata sul destinatario della comunicazione in modo tale da modificarne gli atteggiamenti secondo schemi preordinati. E ancora, così anche la definizione proposta da Jowett e O’Donnell, che vedono nella propaganda “il tentativo deliberato e sistematico di manipolare la percezione, il pensiero ed il comportamento per ottenere una risposta in accordo con gli obbiettivi del propagandista» (M. Chiais, Menzogna e propaganda, Lupetti, Milano, 2008, pag. 143) Qualche esempioQuando nell’estate 2008 un trentenne italiano ha stuprato e messo incinta una tredicenne marocchina, il fatto è praticamente passato sotto silenzio e riportato dai vari quotidiani italiani nelle pagine centrali della “cronaca” , non di certo in prima pagina. E ancora, la vicenda dell’ uccisione di una giovane rumena da parte di un pirata della strada italiano non ha ricevuto lo stesso risalto mediatico di un crimine analogo compiuto però da un rumeno a danni di una cittadina italiana. Perché dopo quarantotto ore non si sono sentite proteste e denunce di come gli italiani sono portati alla delinquenza e all’alcolismo?A Verona, nell’estate 2008,  una coppia di trentenni italiani ha dato fuoco all’auto di un giovane romeno che si fidava di loro, dopo averlo drogato e rinchiuso all’interno della stessa, il tutto per impadronirsi della sua polizza sulla vita da un milione di euro, che i due veronesi l’avevano spinto a sottoscrivere (ed egli forse, loro dipendente, aveva accettato perchè temeva di perdere il posto di lavoro). Diventa pleonastico dire che se una coppia di romeni avessero ucciso in quel modo un ragazzo italiano, saremmo letteralmente sepolti dalla notizia.Dicembre 2008: un 22enne italiano stupra una ragazza alla festa di Capodanno. Dopo la sua confessione, gli vengono concessi i domiciliari. E torniamo ai romeni sbattutti in prima pagina e in carcere, quasi linciati dalla folla, che forse non hanno commesso lo stupro.