NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO! NON VOGLIAMO BRICIOLE! NON VOGLIAMO MIMOSE!

Ormai non si parla d’altro: c’è crisi dappertutto, le cassa integrazioni sono aumentate di più del 500% la disoccupazione in Italia è all’ 8,2%.

Ogni giorno dai tg e dai giornali sentiamo annunciare dal governo: “abbiamo stanziato 80 miliardi contro la crisi” ecc ecc..

Ciò che non si evidenzia è che la crisi nel mondo del lavoro, la crisi dei diritti non è iniziata ora. Arrivare alla fine del mese è un problema già noto a chi è  precariao. Precarietà  non è sinonimo di flessibilità, non significa che il lavoro, gli orari e le sue modalità si adattano ai tempi di vita, ma esattamente l’opposto. Precarietà che avvolge non solo la vita lavorativa: contratti a termine di una settimana, un mese, un anno se sei fortunata! Contratti a chiamata di un giorno!Ma chi ti affitta una casa se non hai un contratto a tempo indeterminato?!

E tutto ciò senza che governi di centro-sinistra o sindacati confederali abbiano fatto qualcosa per invertire la rotta. Prodi e Berlusconi hanno dato il via libera all’ uso improprio di forme contrattuali come l’apprendistato, o il tanto pubblicizzato servizio civile volontario che vengono adottate soltanto per pagare meno contributi (da parte dell’impresa), pagare meno il lavoratore e la lavoratrice, e per al termine di questo percorso di pseudo-formazione lasciare a casa la persona ed assumerne un’altra. Una catena di montaggio che nonostante le fabbriche siano diventate “leggere”, il lavoro è sempre più immateriale,  ricorda l’immagine di Charlie Chaplin in tempi moderni.

In tutto ciò noi donne abbiamo un primato: siamo (statistiche alla mano) ancora pagate meno dei nostri colleghi uomini (a parità di lavoro e  curricula le donne guadagnano il 20%  in meno), dobbiamo accettare volenti o nolenti delle forme part-time, delle qualifiche che non hanno nulla a che fare con la nostra formazione le nostre capacità, a volte firmare in bianco delle dimissioni il giorno stesso dell’assunzione nel caso ci venga in mente in futuro di desiderare un figlio, alla ricerca costante di un lavoro (il tasso di occupazione femminile è circa il 35% più basso di quello maschile).

  In questa situazione di crisi le lavoratrici in nero, le precarie a cui non viene rinnovato un contratto a termine sono tantissime e per questo tipo di rapporti non esistono sussidi di disoccupazione o  ammortizzatori sociali.

Questa crisi è solo la punta di un iceberg, ciò che vogliamo sconfiggere è la precarietà di vita, al loro deserto opponiamo la nostra voglia di vivere, di riappropriarci degli spazi e dei tempi del lavoro e del privato.

VOGLIAMO DIGNITA’, REDDITO E DIRITTI PER TUTTE!!!!