Appuntamenti per la giornata del 14 Novembre
• Ore 9 – Concentramento degli studenti universitari a Palazzo Nuovo per raggiungere poi P.zza Arbarello
• Ore 10 – Corteo da P.zza Arbarello
• Ore 18 – Largo Saluzzo (Largo ai Precari)
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«Lo sciopero mica è un diritto! È un costo!».
Davide Serra (PD, imprenditore e finanziere amico di Renzi)
Il governo Renzi con la nuova riforma del lavoro, il c.d. Jobs Act, sferra uno dei più duri attacchi di sempre al mondo del lavoro e ai diritti dei lavoratori. Un attacco radicale, epocale e devastante che segnerà uno spartiacque (e non di certo in positivo) rispetto al mercato del lavoro così come lo abbiamo conosciuto fino adesso.
Attraverso forme comunicative dall’indiscusso appeal, Renzi ha costruito fin ora il suo consenso sull’idea di discontinuità con i passati governi, il nuovo che avanza, il futuro che “è solo l’inizio”.
Ma al di là del bombardamento mediatico che subiamo ogni giorno grazie alla propaganda di tv e giornali, la direzione seguita da Renzi e dal PD è decisamente la stessa degli ultimi 20 anni.
Da Berlusconi fino ad arrivare alla Riforma Fornero abbiamo assistito di volta in volta ad un sistematico impoverimento dei diritti dei lavoratori, alla creazione di forme contrattuali sempre volte a favorire il padrone, al ricatto crescente nel dover accettare qualsiasi tipo di lavoro a qualsiasi compenso pur di lavorare, ad una precarizzazione che ha riguardato si il lavoro, ma soprattutto le le nostre vite.
Mentre Renzi e il PD dichiarano di voler cancellare la precarietà, di voler porre tutti i lavoratori sullo stesso piano, quello che avviene con il Jobs Act è una normalizzazione delle condizioni e dei diritti dei lavoratori al ribasso: cancellazione delle ormai poche tutele dei lavoratori “garantiti”, futuro di precarietà irreversibile per coloro che arriveranno sul mercato del lavoro.
Ma cos’è questo Jobs Act? Il testo della legge è composto sostanzialmente da sei articoli:
1. Viene archiviata la reintegrazione nel posto di lavoro (art.18). Il licenziamento senza motivazioni viene esteso a tutte le nuovi assunzioni (anche di un 50enne)
2. Cade il divieto di demansionare un dipendente. Il Jobs Act prevede infatti la possibilità che un’azienda proceda al demansionamento di un dipendente, cioè anche modificare al ribassamento l’inquadramento.
3. Viene cancellato il divieto dei controlli a distanza previsto dallo statuto dei lavoratori. Il Jobs Act legalizza lo spionaggio sul posto di lavoro e soprattutto fuori, attraverso l’uso dell’informatica (GPS, social network e banche dati) per verificare costantemente la produttività del lavoratore con la possibilità di monitorarlo anche 24 ore su 24.
4. Per le nuove assunzioni viene istituito un contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti in relazione all’anzianità, che vorrebbe diventare il nuovo contratto di riferimento per i neo-assunti. Queste persone nei primi 24 mesi non avranno diritto al reintegro sul posto di lavoro in caso di licenziamento per cause economiche, bensì ad un risarcimento economico pari a 1-2 mensilità per ciascun anno di lavoro!
5. Innalzamento della soglia di reddito entro il quale è permesso il lavoro a chiamata tramite voucher (il buono lavoro per intenderci). Questo permetterà di incrementare l’uso di questa forma lavorativa non normata da alcun contratto, aumentando la ricattabilità e riportando il lavoro nella forma “a chiamata”.
6. Viene prevista l’esclusione della possibilità di ammortizzatori sociali (cassa integrazione) in caso di cessazione di attività aziendale o di ramo d’azienda: se è un singolo lavoratore a perdere il lavoro allora le tutele hanno luogo, se invece è l’intera attività a chiudere i battenti, non ci possono essere sussidi.
Il Jobs Act,la ormai indiscussa fine dei sindacati confederali che restano aggrappati a fabbriche in via di dismissione, insieme alle altre riforme del governo Renzi, non fa che aumentare la distanza tra ricchi e poveri, tra lavoratori e padroni, tra sfruttati e sfruttatori. Una legge che fa male a tutti, che tocca i dipendenti quanto i lavoratori autonomi a partita iva, che colpisce tanto chi si affaccia per la prima volta nel mercato lavorativo, quanto chi è stato macinato ed espulso dal sistema e si trova a fare i conti con la perdita del lavoro.
Per questo sosteniamo con forza lo SCIOPERO GENERALE lanciato dai sindacati di base per la giornata del 14 Novembre.
Ci dicono di dimenticarci il posto fisso (loro che il posto fisso lo hanno eccome!), ci chiedono di essere flessibili per favorire gli interessi di chi ci affama.
Noi non ci stiamo, rigettiamo il ricatto di un lavoro sfruttato,precario e senza diritti.
Venerdì 14 Novembre troviamoci alle ore 10:00 in piazza Arbarello per riaffermare il diritto ad un lavoro degno, che metta le necessità dei lavoratori prima degli interessi dei padroni che ci devastano la vita negandoci il futuro e derubandoci anche del presente.
CSOA Gabrio – Via Millio 42