Dopo una settimana di presidio permanente sotto il comune, presidio
invisibile per le istituzioni ed i giornalisti che mai sono passati a
parlare con i rifugiati, sabato 15 marzo si è svolta la manifestazione
dei/delle rifugiati/e.
Dopo aver lasciato il presidio, un piccolo corteo si è diretto verso
Porta Palazzo per raggiungere il concentramento della manifestazione
all’ ex stazione Ceres. Il corteo attraversa la torino meticcia di
Porta Palazzo e qui si ingrossa. Si susseguono gli interventi dei
rifugiati in italiano, in inglese, in arabo e in francese.
Nelle prime file a tenere gli striscioni sono gli occupanti di via
Bologna, ancora una volta protagonisti, ancora una volta a richiedere i
diritti che gli spettano. Gli striscioni chiedono: diritti, dignità,
lavoro, reddito per tutti/e – diritto all’asilo, diritto alla casa.
Altri migranti si uniscono al corteo, dal furgone partono altre richieste, altre rivendicazioni come un permesso di soggiorno “perché noi migranti partecipiamo all’economia di questo paese, vogliamo contribuire con la nostra forza e la nostra cultura”.
Arrivati in piazza Castello, piazza centrale di Torino e affollatissima in questa bella giornata primaverile, decidiamo di andare verso la RAI per denunciare il silenzio dell’informazione, da novembre ad oggi la lotta dei rifugiati è stata messa sotto silenzio. I rifugiati chiedono che scenda un giornalista per poter parlare, ma questa richiesta viene rifiutata.
Il corteo così si dirige di nuovo verso piazza Castello dove raggiunge il presidio di Cantieri di Pace contro la guerra. Simbolicamente così la lotta dei rifugiati, persone che scappano da situazioni di guerra, si unisce alla resistenza alla guerra globale permanente.
C’è la netta sensazione che qualcosa sia cambiato. Nella strade della metropoli oggi ha preso forma un nuovo soggetto metticcio, creativo, intelligente, che non si fa rappresentare ma che si rappresenta autonomamente. C’è la netta sensazione che esistano 2 Torino quella delle stanze dei padroni della città che governano sulla pelle della gente e poi c’è la Torino della solidarietà. Noi abbiamo deciso da che parte stare, noi partiamo in basso a sinistra.