Dalla Libia a Torino

Si avvicina la chiusura dell’Ex-Clinica occupata di corso Peschiera, ogni giorno giungono notizie dal mediterraneo di drammatiche storie di vita terminate tragicamente, affondate negli abissi del mare nostrum. Proponiamo di seguito un elenco ragionato di link per fare il punto della situazione ad oggi.

Il governo italiano è co-responsabile  di questa strage che prosegue dal giorno dell ‘approvazione del nuovo pacchetto, ma che è cominciata nel 1997 con l’allora governo prodi e il primo respingimento di un barcone albanese colpendolo e affondandolo e causando la morte di 86 persone.
Da allora le cose non sono cambiate, cambiano i governi ma le politiche sull’immigrazione sono le stesse e sempre più repressive.

Attraverso i casi che proponiamo di seguito è possibile comprendere come nel tempo il viaggio attraverso il mediterraneo sia diventato sempre più pericoloso e come i governi dei paesi del Sud dell’Europa siano andati irrigidendo le misure di controllo sul mare fino ad arrivare ai respingimenti dell’Italia di quest’ultimo anno.

Nel 2004 la nave tedesca Cap Anamur attracca a porto Empedocle con 37 persone recuperate nel canale di Sicilia dopo tre settimane di braccio di ferro tra il governo italiano, l’equipaggio dell’imbarcazione e gli organismi internazionali.

La Pinar nave turca nell’aprile 2009 si è ritrovata in mare a salvare 153 migranti che per 4 giorni sono rimasti stremati nel mercantile perché l’Italia e Malta si rimpallavano l'”accoglienza”.

Il racconto del naufragio avvenuto il natale del 1996 da parte dei marinai di Portopalo.

La notizia dei 5 eritrei unici supestiti di 79 passeggeri di un gommone rimasto alla deriva per 21 giorni nel mezzo del mediterraneo.

Il governo italiano con firma bipartisan ha ratificato gli accordi con la Libia, nei quali al governo di Gheddafi viene affidata la responsabilità di tutelare il diritto d’asilo. Questo risulta particolarmente contraddittorio visto che lo stesso capo del governo ha dichiarato in visita in Italia che “gli africani sono gente che vive nelle foreste e che non sa cosa sia la politica”. Con questi accordi e tramite i respingimenti il governo italiano si rende di fatto colpevole delle morti dei migranti in mare e nelle carceri libiche.

Sui confini dell’Europa Fortezza si accalcano decine, centinaia di persone che mosse dal desiderio di migliorare le proprie condizioni di vita, sfuggendo da guerre e persecuzioni si trovano a dover abbandonare il proprio paese di origine per intraprendere un viaggio del quale sempre più difficilmente fanno fatica a vedere la fine.

La Libia

FUGA DA TRIPOLIRAPPORTO SULLE CONDIZIONI DEI MIGRANTI DI TRANSITO IN LIBIA

Carcere di Bengasi

Carcere di Ganfuda

Poi succede , come a Torino che si comincia a lottare per i propri diritti e allora vengono occupate due palazzine via Bologna e Corso Peschiera. Quest’ultima, ora, dopo quasi un anno, verrà sgomberata. Grandi Titoli nei quotidiani locali per la grande soluzione trovata la  caserma Lamarmora di  via Asti , nuovamente un posto temporaneo, dove la libertà personale non viene garantita e il migrante è solo visto come un problema di sicurezza, da tenere sorvegliato: è così che si comincia con la creazione di  un CIE per rifugiati.