VEN 11/09 – PRESIDIO ALLA CLINICA SAN PAOLO (C.SO PESCHIERA 178) DALLE H 8.00 PER TUTTA LA GIORNATA

OLTRE DUE ANNI DI LOTTE, E NON É ANCORA FINITA…

Da oltre due anni le mobilitazioni dei e delle rifugiat* nella nostra
città hanno portato non pochi frutti: tutti i rifugiati che si trovano
sul territorio piemontese hanno finalmente diritto ad avere un tessera
sanitaria ed un medico di base, si è ottenuta l’esenzione del ticket,
si è garantito un tetto a molti attraverso due occupazioni, persino il
regolamento delle borse di studio all’università è stato ora corredato
di una postilla specifica per i titolari di rifugio politico od
umanitario.

La stessa Via Asti, dai media ed istituzioni erroneamente decantata
come la soluzione definitiva, ha tuttavia un valore simbolico molto
alto perché rappresenta la spinta che dal basso si è data,
all’apparentemente immobile, macchinario burocratico. Là dove solo un
anno fa si diceva che non c’erano soldi e quindi speranze per nessuno
vediamo oggi soldi stanziati dall’unione europea per i/le cosidett*
vulnerabili ed un Comune anticipare 200.000€ al Governo per
ristrutturare un stabile da utilizzare per accoglienza di emergenza dei
rifugiati stessi.

Tutto questo grazie alla lotta!!

Si è ancora lontani da un situazione di accoglienza dignitosa e
appropriata al termine, ma la strada è stata tracciata ed è quella che
sta portando frutti.

La nostra posizione su via Asti è sempre stata molto chiara:
politicamente la valutiamo una proposta emergenziale che non
rappresenta una risposta sul terreno dei diritti per i rifugiati e le
rifugiate che da anni stanno chiedendo con lotte e mobilitazioni (casa,
lavoro, residenza); la residenza, per citare il nodo politico
principale, è una delle parole d’ordine cardine di ogni mobilitazione
dei rifugiati e delle rifugiate, e la “soluzione” via Asti, non la
affronta e non la risolve, aprendo ancora una volta una contraddizione
incredibile che vedrà rifugiati e rifugiate ospitati per mesi
all’interno di una struttura pubblica in una città che però rifiuta a
queste persone il diritto ad avere una residenza anagrafica, con tutti
i problemi che questo continua a comportare.


Detto questo non ci è mai interessato dire alle persone che stanno
in corso Peschiera che “non si deve andare in via Asti”; ci siamo
sempre preoccupati che le persone potessero comprendere il significato
reale delle proposte che venivano fatte. Dei molti che probabilmente
decideranno di andare in via Asti abbiamo troppo rispetto umano per
cercare di strumentalizzarne le scelte: si tratta di persone che hanno
affrontato viaggi oltre ogni limite umano per arrivare nel nostro Paese
con il miraggio di una possibilità, un’alternativa ad una vita di
guerra e miseria, e se oggi qualcuno pensa che via Asti possa
rappresentare quell’alternativa non è sicuramente il Comitato che
discute o fa politica sulle scelte delle singole persone. Lo stesso
discorso vale per il trasferimento temporaneo a Settimo per le persone
(i “soggetti vulnerabili”) individuate come destinatarie del Progetto
FER: a differenza di via Asti, non abbiamo sullo specifico del FER una
valutazione politica negativa; si tratta di un progetto portato avanti
dalle Associazioni del privato sociale, e se i destinatari individuati
lo valuteranno positivamente non è sicuramente un nostro problema
l’adesione in vista di una possibile sistemazione all’interno della
Regione Piemonte. Alle persone che aderiranno alle due proposte abbiamo
sempre detto che ci saremmo risentiti e ritrovati per valutare se
aspettative e desideri erano stati soddisfatti, o se invece rimanevano
problemi da risiolvere, anche perchè quello che veramente ci sta a
cuore non è sapere oggi chi deciderà di andare in via Asti, ma capire
cosa ne sarà di chi ha fatto quella scelta tra sei, sette, otto mesi,
quando finirà il “parcheggio militare” proposto da Prefettura e Comune.

Siamo qui oggi a titolo di garanzia sia verso chi intenderà
accettare le proposte delle istituzioni, disponibili a continuare a
lottare con loro per avere la residenza e gli altri diritti negati; e
non lasceremo soli chi deciderà che via Asti non la vogliono, perché
preferiscono continuare a battere la strada della lotta per i diritti
di tutte e tutti.


Comitato di Solidarietà con Rifugiati e Migranti