Uno sgombero per Casa Bianca?

Do you remember Casa Bianca?…

Da alcuni mesi, senza troppo clamore, quasi si volesse provare a far passare la questione inosservata, si è tornati a parlare dello sgombero di Casa Bianca. La casa, in via Revello ang corso Peschiera – zona San Paolo, era stata occupata da decine di rifugiati nel 2008 contestualmente alla più grande occupazione dell’ex clinica di corso Peschiera, poi sgomberata nel settembre 2009. Al momento dello sogombero che inizialmente doveva riguardare entrambi gli edifici, il gruppo di occupanti di Casa Bianca scelse di non fidarsi della sistemazione proposta dal Comune a quanti vivevano in occupazione.

…e via Asti prima di “Terra del Fuoco”?

La sistemazione in questione consisteva in alcuni mesi di alloggio all’interno dell’ex caserma di via Asti, esperienza conclusasi a sua volta con uno sogmbero degli ultimi rimasti e una nuova occupazione. Chi viveva in Casa Bianca scelse di restare nella casa, resistendo allo sgombero, perché vedeva nelle proposte del Comune una nuova soluzione emergenziale assolutamente insufficiente rispetto alle richieste che si avanzavano con forza nei cortei e negli incontri pubblici, cioè quelle di poter finalmente vedere garantito il proprio diritto a una casa, a un lavoro e a una residenza. I rifugiati e le rifugiate di Casa Bianca ci avevano in qualche modo visto lungo…

Da allora il Comune di Torino ha semplicemente ignorato i rifugiati e le rifugiate di Casa Bianca, che da 7 anni vivono in occupazione.

Lo scarico di responsabilità tra Comune di Torino e proprietà dell’immobile

A proposito della proprietà dell’occupazione vale la pena ricordare che l’ex clinica era chiusa da diversi anni al momento dell’occupazione, a causa del fallimento dell’azienda che la gestiva, un’azienda di Pietro Camerlengo, noto imprenditore della sanità privata piemontese coinvolto in alcuni scandali legati al malaffare negli appalti.

Alcuni dei rifugiati e delle rifugiate che vivevano nella casa 7 anni fa non ci sono più: in tanti sono partiti, molti sono ritornati e tanti altri sono arrivati, trovando in questa casa un punto di riferimento e un luogo dui solidarietà, in una città difficile come Torino. In questa -è importante non dimenticarlo- come in tutte le altre occupazioni dei rifugiati politici in città, costantemente oggetto dei bassi appetiti dei politicanti razzisti locali e nazionali.

Nell’ultimo paio d’anni, tra il Comune e la Proprietà si è aperto un contenzioso in merito a una serie di questioni igienico-sanitarie che interessano la zona, in maniera particolare riferite all’ex clinica, vuota appunto da 7 anni.

Al momento dello sgombero l’ex clinica di corso Peschiera è stata murata, non prima che fossero abbattute alcune rampe di scale nei piani bassi per impedire una eventuale nuova occupazione e ripulita in fretta e furia. Poi chiusa, sigillata e vuota. Gli inquilini dei palazzi IMG_0193hanno inviato segnalazioni e lettere alle istituzioni competenti (Comune ASL), rispetto alla situazione di degrado che si stava producendo in quel luogo nuovamente abbandonato. Le istituzioni sollecitano la proprietà, che però rimbalza la questione nuovamente a Comune e ASL, sostenendo di non poter provvedere alla pulizia dell’ex clinica dato che non vi potrebbe materialmente accedere: da un ingresso tutto è chiuso e demolito come conseguenza dello sgombero, dall’altro ingresso, quello di Casa Bianca, la presenza dell’occupazione non consentirebbe il passaggio, che nella realtà dei fatti è però impdito da muretti e cancelli saldati piazzati nel periodo successivo allo sgombero della struttura di corso Peschiera.

Morale della favola… il contenzioso arriva al TAR, che unifica diversi ricorsi e con una sentenza depositata il 2 maggio scorso. Una sentenza che secondo il TAR tutela la proprietà dalle “inerzie dell’amministrazione”. Così entro 90 giorni viene stabilito “l’obbligo di pronunciarisi” su come si intende intervenire; un obbligo che coinvolge il Comune e la Prefettura e, va da sé, il Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica. In caso di “ulteriore inerzia”, cioè se le istituzioni competenti non comunicano espressamente come intendono intervenire, ci si riserva di poter nominare un Commissario ad hoc per gestire la questione.

La scadenza dei 90 giorni era nel fine settimana appena trascorso. Per quanto ci riguarda non abbiamo ovviamente notizie , e la questione pare dimenticata anche sulle pagine di quei quotidiani che qualche mese fa ne avevano parlato.

Questi i fatti. Quell’occupazione nasceva dall’esigenza di porre l’attenzione rispetto alla situazione dei rifugiati e delle rifugiate, rispetto ai loro diritti e bisogni negati, rispetto a una città e a un Paese in cui il livello di accoglienza è inadeguato e spesso ostaggio delle logiche mafiose e clientelari e del business emergenziale.

A distanza di anni la situazione non è cambiata, e lo dimostrano le tante occupazioni dei rifugiati nella nostra città, i tanti rifugiati e rifugiate che in molte occasioni animano cortei e lotte. La storia dell’ex clinica di corso Peschiera, di Casa Bianca e della sistemazione dall’epilogo tragicomico in via Asti è semplicemente uno dei pezzi che compongono la mappa della resistenza e della dignità in città. A proposito dell’epilogo della sistemazione emergenziale di via Asti… era un noioso 9 agosto di 5 anni fa, quando gli ultimi 18 rifugiati ai quali non era stata trovata una sistemazione dopo quasi un anno di “parcheggio” all’interno dell’ex caserma si rifiutavano di abbandonare la struttura senza una soluzione abitativa e con l’unica prospettiva di andare a mettersi in coda ai dormitori comunali.

La vicenda si concluse con un teatrino della politica che culminò con l’arrivo di alcuni autobus della GTT che caricarono rifugiati con reti e materassi per accompagnarli di fronte ad una vicina struttura di proprietà del Comune che i rifugiati occuparono, quella volta con il patrocinio di Comune e Prefettura. (qui un resoconto di quella giornata http://gabrio.noblogs.org/post/2010/08/10/da-via-asti-a-corso-chieri-la-storia-continua/)

Aspettiamo di conoscere i propositi delle istituzioni, e nell’attesa la lettera scritta dagli abitanti di Casa Bianca ci conferma ancora una volta nell’idea che la lotta e la solidarietà rimangono gli unici antidoti reali contro il razzismo istituzionale e sociale.

NO ALLO SGOMBERO DI CASA BIANCA

CONTRO IL RAZZISMO, SOLIDARIETÀ CON LOTTE DI RIFUGIATI E MIGRANTI

csoa gabrio

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