Della bellezza del lottare insieme

L’anno del coronavirus segna anche l’anniversario del 75° anno dell’ insurrezione contro il nazifascismo. L’epidemia sta segnando fortemente le nostre vite stravolgendo completamente la quotidianità di ognuna/o, come mai era successo dai tempi  dell’ultimo conflitto.Vogliamo essere chiari: non abbiamo alcuna intenzione di accordarci alla retorica neonazionalistica della guerra al virus. Ciò che è successo e sta succedendo  non ha nulla a che fare con un conflitto ed una retorica così costruita serve solo a coprire le responsabilità della classe politica e dirigente del paese. Le misure adottate finora sono più atte a salvaguardare il capitale, piuttosto che la salute dei cittadini. 

Ci hanno rinchiuso in casa sostenendo che fosse l’unico modo per tutelare la nostra salute, mentre tante/i ammalate/i venivano abbandonate/i nelle case alle esclusive cure dei familiari, quando in realtà ciò che è venuto a mancare da subito sono stati i posti letto negli ospedali. Ci hanno obbligato, invece, ad andare a lavorare in situazioni in cui la salute non era e non è per nulla tutelata.  L’esempio di altri  paesi ci mostra che la scelta italiana è stata tra le più dure in termini di limitazioni delle libertà personali. La realtà del lockdown è che è la democrazia ad essere imbavagliata.  In una situazione come questa sovranisti e neofascisti provano a inserirsi nel dibattito politico attraverso proclami populisti inneggianti alla riconquista della libertà tolta. Lo scopo destabilizzante è evidente, come è palese che l’attacco, mirato a infangare e cancellare il vero significato della giornata del 25 Aprile, rientri in una più ampia strategia di propaganda politica. Senza alcuna vergogna, nei giorni scorsi, è stato proposto da alcuni neofascisti di trasformare il 25 Aprile nella festa “di tutti i morti di tutte le guerre”, equiparando i morti tra le file dei nazifascisti a chi invece combatteva per la libertà. Hanno, addirittura, proposto di affiancare alle vittime delle guerre i deceduti di COVID-19, speculando sulle vittime e sul dolore di oggi sperando di ottenere maggiore consenso.

Mentre sempre più persone si trovano in difficoltà, senza aiuti concreti da parte dello stato, la repressione poliziesca promossa dalle misure emergenziali stabilite dal governo, che puzza sempre di più di fascismo nostalgico, cerca in tutti i modi di ostacolare chi reagisce collettivamente auto organizzandosi. Ciò nonostante sono moltissime le iniziative di solidarietà dal basso che permettono di resistere quotidianamente, contro ogni discriminazione, alla crisi che stiamo vivendo. Lotte che proseguono nonostante la strettissima repressione della polizia e la strumentalizzazione mediatica e il 25 aprile per noi vuol dire anche sostenere e continuare a portare avanti iniziative di quotidiana resistenza.

Oggi vivere concretamente la Resistenza deve assumere il significato di una lotta che individui il nemico nel sistema attuale, quel sistema che utilizzò il fascismo come schermo per prosperare e umiliare il movimento operaio e che oggi rivendica la centralità della produzione, in barba alla salute, per la salvezza di questa democrazia (malata). Lo stesso sistema che ci invita a essere “tutti uniti” per farci dimenticare chi ha tagliato per anni le risorse dello stato sociale. Lo stesso sistema che approfitta della pandemia per mettere in discussione le libertà personali, conquistate con la Resistenza, dando mano libera alle forze di polizia di sfogare la loro voglia di repressione.  

Le conquiste antifasciste di allora risuonano nelle lotte dei popoli e delle persone che ancora oggi non smettono di sognare un mondo diverso, libero dalle ingiustizie. Per questo oggi come allora continuiamo a portare avanti le nostre lotte, quotidiane, concrete, collettive. Ora e sempre resistenza!

Le norme vigenti ci  impediscono di fare assembramenti e di scendere in
piazza, ma abbiamo deciso di portare comunque il nostro  saluto al compagno
partigiano Dante di Nanni perchè per noi questo giorno non è una semplice
ricorrenza e lo stare insieme è importante per riconoscerci nel solco di
quelle lotte. Abbiamo percorso le vie del quartiere augurando un buon 25 Aprile di resistenza agli/alle abitant* di Zona San Paolo che hanno risposto salutando con applausi il passaggio del corteo, segno che è ben presente nella coscienza di moltissime persone la consapevolezza che la ricerca del profitto è il vero problema della nostra società, che a farci ammalare è lo sfruttamento del lavoro e dell’ambiente; ad aver favorito la diffusione del virus è stato il continuare a dover lavorare in luoghi insicuri e non il passeggiare in un parco.

È più che mai il momento di riprenderci gli spazi di cui ci
hanno privato, rivendicando che sappiamo prenderci cura delle nostre
comunità!

È il momento di tornare insieme per continuare la Liberazione
(Resistenza).

CSOA Gabrio