I muri sono fatti per essere arrampicati

Essere ribellə significa anche non arrendersi.

Dall’apertura dell’inutile Cantiere di Chiomonte lo storico settore boulder della Maddalena ha subito un lento ed inesorabile abbandono: l’obbligo di farsi identificare per accedere all’area, le recinzioni con il filo spinato ed il presidio costante di esercito e polizia la fanno sembrare una zona di guerra più che un ottimo posto per passare una giornata ad arrampicare.

Per questo ieri siamo tornatə proprio lì a fare boulder con il Comitato Giovani No TAV. Abbiamo segnato con dei bollini rossi il percorso che porta al settore centrale, così da aggirare agevolmente il check point di via dell’Avanà, e abbiamo pulito i primi blocchi da muschio, rovi e sterpaglie.

Essere una palestra popolare significa anche riuscire a creare punti di contatto e intersezione tra le lotte. Ricordarci che il nostro impegno nella costruzione di spazi e momenti liberi da gerarchie, sessismo e capitalismo non è isolato ma è condiviso da una più ampia rete sociale arricchisce il nostro percorso politico e ci fa sentire parte di una collettività.
Riportare i nostri corpi di sportivə e appassionatə tra i castagni appena fuori dalle mura del Cantiere ci permette di conoscere il territorio che ci vogliono sottrarre e che vogliamo difendere.

La libertà di movimento è per noi essenziale: scalatori e scalatrici che vedono nelle mura nient’altro che ostacoli scalabili e non frontiere inattraversabili. Questo va in contrasto con ciò che è accaduto a Musa, ucciso dallo Stato italiano dentro le mura del CPR, dove era costretto ad una situazione di immobilità dopo abusi e soprusi subiti.

Contro ogni frontiera! Musa vive, i morti siete voi!

Non ci siamo ancora arresə all’idea di aver perso l’ennesimo luogo che ci sta a cuore per colpa di un’opera inutile e dannosa.
Non difendiamo la natura, siamo la natura che si difende.