Domenica 19 Giugno ci siamo trovatx con tante realtà torinesi sotto le mura del cpr di Corso Brunelleschi, prima di partire in corteo per le strade del quartiere San Paolo e Cenisia, per ribadire che questi Lager vanno chiusi e per ricordare con rabbia tutte le morti di cui quei luoghi e chi li legittima sono colpevoli.
Già un anno fa, durante la biciclettata antirazzista, avevamo attraversato la città: dall’ufficio immigrazione al CPR, toccando le frontiere quotidiane delle persone razzializate.
Quest’anno abbiamo deciso di tornare in strada perché nonostante alcuni dei protagonisti siano cambiati, il sistema razzista che opprime e reprime è sempre lo stesso, e la malagestione che sembra stupire i media nostrani non è riconducibile solamente a pochi sbirri oggi indagati.
Nel corso dell’ultimo anno abbiamo costruito reti e abbiamo raccolto varie testimonianze sul cpr. Abbiamo ascoltato e ci siamo confrontatx non solo con altre realtà che si occupano di detenzione amministrativa ma soprattutto con chi quel non-luogo l’ha attraversato e vissuto. Abbiamo tenuto fra le mani le carte che testimoniano le prescrizioni abusanti di psicofarmaci, abbiamo visto le autolesioni indotte per uscire da quella gabbia e ascoltato le parole di chi all’interno ha visto e subito qualsiasi tipo di violenza.
In questo ultimo anno si è costruito un dialogo e collaborazione con molte altre realtà che in città e in frontiera lottano contro i cpr, la detenzione amministrativa e tutti i confini.
La partecipazione di differenti realtà ha permesso al corteo di evidenziare alcuni luoghi della città complici dei Cpr – come ASL e ordine dei medici – o che collaborano alla deportazione e ai respingimenti delle persone migranti – come Ithaca e Politecnico con gli accordi con Frontex.
Il corteo ha poi ricordato come frontiere e CPR siano due facce della stessa medaglia. Da una parte le violenze quotidiane e gli abusi che subiscono le persone migranti sulla frontiera con la Francia, a pochi chilometri da Torino, e che i confini, e tutto il sistema che ne organizza la gestione, sono dispositivi di morte esplicitamente direzionati contro le vite delle persone povere e razzializzate.
Dall’altra, le violenze che avvengono quotidianamente all’interno dei Cpr, l’abuso di psicofarmaci che vengono utilizzati dall’ente gestore come strumento quotidiano di controllo delle persone detenute, e ha ricordato tutte le morti avvenute all’interno di queste strutture.
Con un corteo così numeroso e attraversato da diverse realtà, abbiamo ricordato a chi vorrebbe nascondere l’esistenza dei cpr e i continui abusi e torture che avvengono al loro interno che noi siamo ben consapevolx della loro presenza e dei meccanismi del sistema marcio che li regola.
Siamo scesx in strada contro i cpr ma non dimentichiamo, e continueremo a denuciare, gli abusi della polizia all’interno dell’ufficio immigrazione, nè la complicità del sistema sanitario nazionale o delle nostre stesse università:
contro la violenza dello stato nelle sue varie forme, dalla mercificazione delle vite delle persone con il decreto flussi al razzismo della detenzione amministrativa e della doppia pena per chi esce dal carcere, continueremo a tornare sotto quelle infami mura, ma soprattutto continueremo a costruire reti di solidarietà per allargare la lotta a questo sistema razzista.
È ora di dire basta, è ora di chiudere i lager ed è ora che la libertà di movimento sia per tutti e tutte.
MAI PIÙ CPR, MAI PIÙ LAGER.