“Questa è casa mia e qui comando io”

Venerdì mattina all’alba si è svolta l’ennesima operazione repressiva ai danni di compagnə di varie realtà, militantə NoTav, esponenti dei movimenti sociali torinesi e, come oramai siamo abituat*, di Askatasuna.

Niente di nuovo dalla questura, sempre impegnata a tentare di criminalizzare chi si oppone all’esistente e cerca di costruire dal basso percorsi differenti.
Niente di nuovo dopo la notizia di pochi giorni fa che vede impegnato il Comune di Torino nel trasformare il csoa di corso Regina in un bene comune, con in sottofondo i piagnistei dell’ex sottosegretaria di FdI, Augusta Montaruli, che si trova ad assistere impotente all’ennesima sconfitta mediatica.
Siamo da sempre convintə che le istituzioni democratiche, o rappresentative borghesi che dir si voglia, a qualsiasi gradino della piramide sociale esse si trovino, non siano nella sostanza altro se non mera espressione e riproduzione del capitalismo e delle sue dinamiche, comprese coloro che quelle istituzioni le incarnano facendosi scudo coi migliori propositi.
La situazione Torinese delinea perfettamente questa sintesi: istituzioni cittadine che, sentendosi forti del proprio potere non permettono di manifestare il dissenso in piazza, ma quando vogliono apparire antifasciste e democratiche trovano sempre il modo di cambiare faccia.
Peccato che debbano affrontare il mostro a tre teste composto da questura, prefettura e procura, che non solo reprime sempre più duramente ogni esperienza di lotta ma ha il potere di inficiaretramite indagini fumoseteoremi, processi e prove di forza, le scelte della giunta comunale, spazzando via anche quel blando appannaggio di democrazia.
A questo punto vorremmo lanciare una riflessione.
Chi decide in città? A cosa servono le istituzioni comunali che dovrebbero rappresentare i cittadini e le cittadine, quando il loro margine d’azione e il coraggio di far da mediazione tra i vari poteri e contropoteri è pressoché nullo?
In seconda battuta, al primo maggio 2022 eravamo presenti anche noi; ricordiamo bene le provocazioni e le violenze perpetrate a freddo dalla celere per impedire l’ingresso e la contestazione dello spezzone sociale contro la guerra in Piazza San Carlo.
Ricordiamo soprattutto la richiesta di un esponente del PD a gran voce di non far entrare in piazza lo spezzone sociale, etichettandoci come “porci“.
Da quel maggio 2022 sono passati meno di due anni, eppure lo stesso partito democratico, che quel giorno continuò manifestare non curante degli abusi delle divise,ha rilasciato solo questa settimaninnumerevoli dichiarazioni in nome della libertà di espressione, del valore del dissenso e del bene comune.
Non nutriamo alcuna simpatia o fiducia in un partito che si appella ai valori della liber  di espressione, della democrazia e dell’antifascismo solo quando i fascisti sono al governo.
Sappiamo bene quanto dietro le parole vuote proferite dal Comune si celi, in realtà, la volontà diffusa di reprimere il dissenso tramite l’utilizzo di mezzi coercitivi e manovre di legalizzazione che altro non fanno se non appiattire ulteriormente il dibattito politico e l’espressione di esigenze e controsaperi che provengono dalla società civile.
(Sia essa la questura, una banca o una nota catena di supermercati.)
Solidarietà allə 12 compagnə colpitə nuovamente dalla macchina della repressione, e che venerdì mattina si sono svegliatə con la notifica di nuove misure cautelari.
Come sempre 
Solidarietà ai/alle prigionierə politichə.
Solidarietà a tutte le persone detenute, in semilibertà o private delle libertà personali tramite misure cautelari e amministrative.
Libertà per i reclusi e le recluse nei Cpr.
Libertà per tuttə!