25 APRILE 2024 – Contro ogni fascismo per una comunità Resistente

–>     25 APRILE 2024

A quasi due anni dall’insediamento del governo più a destra della storia di questo paese e (quasi) dichiaratamente neofascista, appaiono sempre più evidenti gli attacchi sistematici alle libertà personali e collettive.

Accade giorno per giorno nelle scuole e nelle università, nell’aumento della repressione, nell’inasprimento delle pene pensate ad hoc per le manifestazioni di dissenso, nell’oppressione delle persone razzializzate o senza fogli di carta che li possano porre al pari degli altri individui, nel rinforzo del colonialismo detentivo, nell’erosione della possibilità di autodeterminazione dei corpi, nell’emergere di narrazione revisioniste della storia, nel punitivismo eretto a religione di stato, nel completo marasma di un dibattito che sussume qualsiasi retorica, piegandola agli interessi del sistema.

Sappiamo bene come non sia possibile cambiare il sistema rispettando le regole di un gioco truccato e non ci sia mai stato un governo che abbia provato concretamente a inceppare la macchina capitalista, avanzando alternative emancipatorie alla popolazione, possiamo peró affermare che ora sono cadute tutte le maschere di ciò che si è sempre chiamata “democrazia”.

A noi tutt* spetta il compito, in questo frammentato e inedito scenario, di lottare nei nostri territori e ricordare che la resistenza non fu solo quella delle gesta eroiche di tant* partigian*, la resistenza riuscì anche e soprattutto perché poteva contare su una comunità antifascista che permise la clandestinità, il passaggio di informazioni, l’esistenza di case-rifugio e case di cura, fermò delazioni, partecipò agli scioperi e inceppò la macchina fascista.

Ecco perchè quest’anno abbiamo deciso di dedicare la giornata della Liberazione dal nazi-fascismo a tutte quelle persone che non rientrano nei libri di storia, tutte quelle azioni che supportarono e permisero ai pochi le gesta eroiche che da anni ricordiamo, insomma quella comunità antifascista che sappiamo esiste anche qui, anche oggi, radicata nel nostro quartiere e nella nostra città.

Una comunità che ha avuto e ancora oggi ha bisogno di eroi, ma sa che alla fine può contare sull’organizzazione della comunità stessa, rendendo propriamente eroica ogni singola azione e quindi risignificando il concetto di eroe, dal boicottaggio diretto del sistema capitalistico, al supporto emotivo per chi non ne può più ed è obbligat* a starci, perchè la resistenza ai fascismi di oggi, come di ieri, si fa giorno per giorno, nell’autogestione, nel muto-soccorso, nelle pratiche orizzontali, nella condivisione di saperi e nella solidarietà incondizionata agli e alle oppress3, scrollandoci di dosso il privilegio e la pretesa di chi può permettersi di indugiare e teorizzare sulle forme di lotta, sui significati della violenza, sui confini dell’agire politico.

In quest’ottica la chiave di lettura che abbiamo deciso di adottare quest’anno è la de-eroicizzazione della Resistenza, fermandoci a riflettere su come anche azioni di boicottaggio apparentemente minori e laterali siano riuscite, inserite all’interno dell’organizzazione partigiana, a inceppare gli ingranaggi della macchina nazifascista.

Tutto ciò non vorrebbe appiattirsi ad un’”ode delle piccole azioni”, ma andare oltre e aggiungere complessità: provare a comprendere insieme quale possa essere un concreto orizzonte strategico organizzativo che riesca a valorizzare le svariate e quotidiane azioni di antagonismo al sistema capitalista, consentendoci di decapitare una volta per tutte le teste dell’idra.

Antifascismo può anche risiedere, in un contesto in cui la violenza del sistema capitalista sta implodendo e sta per riversarsi anche nei luoghi accuratamente igienizzati del privilegio, nella necessità di sviluppare un nuovo rapporto con l’azione diretta e la violenza che non sia speculare a quella del nemico.

Questo sviluppo, crediamo, non può che trovare la sua genesi nella reinterpretazione e ricordo delle pratiche della Resistenza Partigiana.

In un presente che pare così buio da non lasciare luce nemmeno per le ombre troviamo necessario riappropriarci della narrazione della memoria storica fuori da pompose parate istituzionali, perché solo ritrovando e riscrivendo una nostra coerente cornice narrativa del passato potremo pensare di generare inaspettati orizzonti d’azione, scacciando gli spettri di tutti quei futuri che abbiamo vanamente sperato di realizzare e potendo così immaginare prospettive comuni.

Meno eroi e più complici, quindi.

O forse anche più eroi.

Ma questa volta vogliamo prenderci la libertà di ridisegnarne i confini insieme!

 

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