Affrontare la Crisi Abitativa: Politiche Strutturali per il Diritto all’Abitare

La Corte Costituzionale ha incluso tra i diritti inviolabili della persona il diritto all’abitazione, il quale “rientra fra i requisiti essenziali caratterizzanti la socialità cui si conforma lo Stato democratico voluto dalla Costituzione” (sentenza n. 217 del 1988 e sentenze n. 128 del 2021, n. 44 del 2020), poiché è compito dello Stato assicurare “che la vita di ogni persona rifletta ogni giorno e sotto ogni aspetto l’immagine universale della dignità umana”.

Il diritto all’abitare è quindi un diritto effettivo al quale lo Stato deve ottemperare.

Anche a livello europeo, l’UE, attraverso la Carta Sociale Europea (CSE), sancisce che “tutte le persone hanno diritto all’abitazione”, che gli Stati aderenti, si impegnano a “considerarsi vincolate alla tutela del diritto all’abitazione.” Per attuarlo, gli Stati firmatari devono mettere “in atto una serie di adempimenti, finalizzati ad assicurare l’accesso a un’abitazione di livello sufficiente a consentire un tenore di vita dignitoso per tutti e a ridurre al minimo lo status di senzatetto”.

Ma come tutelano questo diritto lo Stato e le amministrazioni locali?

Quali politiche per il diritto all’abitare pongono in essere affinché le componenti più fragili della nostra società vengano salvaguardate?

Tra l’inesorabile e progressivo smantellamento del patrimonio di case popolari, la mancanza di un tetto agli affitti e la feroce gentrificazione mascherata da “riqualificazione”, le ricette liberiste delle nostre amministrazioni continuano incessantemente a fornire strumenti di speculazione e finanziarizzazione a grandi gruppi immobiliari e fondazioni bancarie come Compagnia San Paolo e Fondazione CRT.

Le politiche attualmente adottate, sia a livello nazionale che nella nostra città, si sviluppano in un mix di speculazione privata, che lucra tramite social-housing e co-housing, residenze temporanee che non garantiscono alcuna stabilità a chi necessita di una vera abitazione e strumenti inefficienti di assistenza come il canone concordato.

Nei fatti, gli attori pubblici abdicano alla costruzione di un welfare abitativo rivolto a tutti e tutte, lasciando libero spazio alla discrezionalità ed al profitto dei privati, talvolta gli stessi che per anni hanno lucrato ampiamente sulla finanziarizzazione del mercato degli immobili per poi restituire elemosine insufficienti con una parvenza di attenzione alle problematiche sociali. Questi privati ottengono così il controllo della fruizione delle scarse misure assistenziali che mettono in campo, potendo imporre condizioni all’accesso ed andando ad operare solo nelle aree di azione, a livello territoriale e sociale, dove possono curare i propri interessi di profitto o di immagine, ignorando una pianificazione strutturale delle risposte alle emergenze abitative.

Il welfare abitativo, inteso come sistema di protezione sociale che garantisca a tuttə il diritto a una casa dignitosa, dovrebbe essere il fulcro delle politiche abitative. Ciò significa non solo fornire alloggi accessibili per coloro che ne hanno bisogno, ma anche affrontare le cause strutturali della crisi abitativa attraverso l’azione pubblica diretta e l’intervento sul mercato immobiliare.

In un contesto di gravissima crisi abitativa come quella che stiamo vivendo, crediamo che case temporanee, social-housing e sistemi di sicurezza anti-occupanti non siano la soluzione al problema, ma una sua aggravante. Al contrario, servono politiche abitative strutturali che rimettano al centro l’edilizia residenziale pubblica e il diritto all’abitare come welfare pubblico, slegato da logiche di speculazione e profitto privato.

In una visione più equa e giusta della nostra società chiediamo:

Il recupero e la ristrutturazione del patrimonio di edilizia residenziale popolare (ERP) da parte di ATC che garantisca una gestione adeguata alle necessità delle fasce della popolazione più fragili.

L’implementazione di regolamentazioni sui prezzi degli affitti che contrasti la speculazione e garantisca che gli affitti siano equi e sostenibili per tuttə.

La reimmissione nel mercato immobiliare delle decine di migliaia di alloggi privati attualmente vuoti per riequilibrare il rapporto tra richiesta e offerta che inquina il settore immobiliare a chiaro vantaggio dei grandi proprietari.

La limitazione al numero di licenze per affitto breve ed una tassazione adeguata ad una attività con scopo di lucro.