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FASCISTI E POLIZIA VE NE DOVETE ANDARE

Anche quest’anno il 10 febbraio, giornata in cui i fascisti di ogni specie, ora più che mai sostenuti dalle istituzioni con Meloni al governo, escono dalle fogne per celebrare, a loro dire, i martiri delle foibe e dei comunisti di Tito.
Questa retorica
 decontestualizza totalmente delle morti che vanno invece viste nella cornice della seconda guerra mondiale, in un territorio, la Jugoslavia, colonizzato e comandato dai fascisti. 

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Biciclettata Antifa

Come ogni anno dal 2004, in corrispondenza del 10 febbraio, “giornata del ricordo”, fascisti e sedicenti “identitari” usano i morti e le deportazioni, conseguenza di fatto della guerra d’invasione nazifascista in Jugoslavia, per guadagnarsi un minimo di agibilità politica. In questo sono facilitati da un galoppante revisionismo istituzionale, che, semplificando la complessità della storia e rimuovendo i soggetti di classe che ne sono stati protagonisti, equipara comunismo e nazismo e sovrappone il concetto di ricordo (sempre parziale e soggettivo) a quello di Storia fondata su fatti inequivocabilmente successi.

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Non dimentichiamo i crimini fascisti – 19 febbraio 1937

Oggi 19/2 è una data storica che ci ricorda uno dei crimini più crudeli, spietati e feroci dell’Italia fascista commesso nel 1937 come ritorsione ad un’azione della resistenza etiope all’occupazione fascista. In tre giorni gli italiani sterminano 1/5 della popolazione di Addis Abeba (19mila morti), commettendo stupri di massa e ogni genere di violenza.

Oggi più che mai è necessario fare i conti con la vera storia del nostro paese:

Ci vediamo Domenica 21 alle 16 al Gabrio per raccontare dei crimini italiani nell’ex Jugoslavia con Eric Gobetti che presenterà le sue ultime ricerche condensate nel testo ormai alla terza ristampa “E allora le foibe?”

video presentazione –> https://fb.watch/4ozLcJ9F3j/

Revisionismo storico e antifascismo militante: incontro con Eric Gobetti, storico e autore di “E allora le foibe?” 

Potrebbe essere un'immagine raffigurante 2 persone, persone in piedi e il seguente testo "REVISIONISMO STORICO E ANTIFASCISMO MILITANTE: CONOSCERE E AGIRE CONTRO UNA NARRAZIONE FASCISTA SEMPRE PIÙ PERVASIVA CSOA GABRIO, VIA MILLIO 42 (EIN DIRETTA FACEBOOK) INCONTRO CON ERIC GOBETTI, AUTORE 21/02 ALLORA LE FOIBE?" PARLIAMO CON: GOBETTI (STORICO FREELANCE AUTORE DEL LIBRO) H.16 CSOA GABRIO NOIRETRN"

Conoscere e agire contro una narrazione fascista sempre più pervasiva.
Domenica 21 febbraio h. 16, al CSOA Gabrio, Via Millio 42 e in diretta facebook.
Le complesse vicende che si consumano lungo il confine Italo-Jugoslavo nella Seconda Guerra Mondiale, sono da anni al centro di un’ operazione di revisionismo storico e di lettura nazionalista e reazionaria della storia. A cominciare dall’ istituzione della giornata del ricordo delle vittime delle foibe nel 2004 su spinta dei governi di destra ma con l’appoggio delle coalizioni di centrosinistra, abbiamo infatti assistito a una lenta e inesorabile tendenza: quella che riduce i processi storici a singoli istanti, senza interrogarsi sulle cause che li hanno generati o le conseguenze che sono seguite; quella che, con la retorica degli opposti estremismi, nasconde i soggetti di classe che hanno mosso quella storia, sostituendoli con soggetti di carattere nazionale (“il popolo italiano”) e sottacendo le responsabilità politiche del regime fascista; quella che sovrappone il concetto di ricordo (sempre parziale e soggettivo) a quella di Storia fondata su fatti inequivocabilmente successi. Quella che lascia, infine, libera agibilità politica ai gruppi fascisti.
Questa pratica non è soltanto appannaggio di gruppetti dichiaratamente fascisti o di partiti di estrema destra, ma da tempo si sta sempre più istituzionalizzando, come ci dimostrano la Risoluzione del Parlamento Europeo di equiparare comunismo e nazismo e le dichiarazioni di Mattarella di ormai un anno fa con le quali il revisionismo storico è diventato verità di Stato.
Che riflessi hanno queste decisioni sul mondo della formazione?
Un anno fa, la regione Piemonte prometteva di distribuire nelle scuole superiori centinaia di copie di “Foiba Rossa”, il fumetto sulla storia dell’Istriana fascista Norma Cossetto iscritta ai gruppi universitari fascisti e uccisa nel 1943 , edito dalla casa editrice Ferrogallico vicina all’estrema destra.
Negli stessi giorni all’ Università di Torino gli studenti antifascisti, cacciano i fascisti del Fuan dal Campus Einaudi proprio nel giorno del ricordo, pagando poi con arresti e pesantissime misure cautelari (durate mesi e tuttora in corso) nel pieno silenzio delle istituzioni universitarie.
Al dilagare del revisionismo storico pensiamo sia fondamentale, oggi più che mai, mettere in campo una doppia controffensiva, teorica e pratica. Sappiamo infatti che solo studiando la storia come processo è possibile comprenderla e infrangere quella martellante ideologia dell’eterno presente, di mondo pacificato e immutabile alla quale da anni le giovani generazioni sono sottoposte. Ma sappiamo anche che coi fascisti non si parla, si agisce: per questo per cacciare i fascisti e chi li sdogana dalle nostre università e dai nostri quartieri, la nostra arma è quella di praticare l’antifascismo militante che contenda loro ogni metro sul terreno politico.
Ne parliamo con:

????Eric Gobetti, storico free- lance , studioso della Resistenza e della storia della Jugoslavia nel Novecento. Autore fra le più recenti pubblicazioni, del nuovo libro “E allora le foibe?”

????CSOA Gabrio

????Noi Restiamo Torino

CONTRO IL REVISIONISMO STORICO – NON DIMENTICHIAMO LE STRAGI FASCISTE

Potrebbe essere un'immagine raffigurante attività all'aperto e stadio

Oggi insieme a Noi Restiamo Torino  abbiamo voluto ricordare le vittime del campo di concentramento di Arbe e le numerose morti per mano fascista avvenute al suo interno.

Non ci basta il nome di un’isola, vogliamo narrare la storia, la vogliamo narrare tutta.

Contro il revisionismo storico che si è appropriato di questa giornata, continueremo a ricordare sempre le morti per mano fascista e non le morti dei fascisti colonizzatori e torturatori.

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Smrt Fasizmu!- Sloboda Narodu!

IL GIORNO DEL RICORDO, SÌ MA NON COME PARE A VOI
Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "FRANC POTOČNIK IL CAMPO DI STERMINIO FASCISTA: L'ISOLA DI RAB"
Dal 2004 ogni 10 febbraio si ripete una farsa pericolosa e intollerabile, quella che in nome della “memoria condivisa” celebra valori profondamente di parte, la parte mai risolta nella nostra cultura, solo storicamente vinta ma mai elaborata e superata: quella fascista.
Con un racconto storiografico falsato, intriso di ideologia nazionalista e revanscista, in una operazione bi-partisan tipica della presunta sinistra italiana del dopoguerra, dal 2004 questo giorno è servito a riabilitare, distribuendogli medaglie e onori, numerose figure del ventennio fascista, e a sdoganare un discorso politico inaccettabile che vuole, da un lato, descrivere i fascisti come povere vittime della violenza comunista, rimuovendone le atroci responsabilità nell’epoca dell’occupazione di quelle terre, e dall’altro annacquare la capacità critica di ogni analisi storica, e dunque la coscenza civile e politica che ne deriva, nell’attribuire responsabilità e qualità degli ideali che le diverse parti in guerra allora, e nel confronto politico oggi, propongono e portano avanti.
In nome di quella “memoria condivisa” si finisce per rimuovere la storia e ciò che ci insegna: i fascisti, ieri come oggi, vogliono un mondo dove comanda il sopruso, la sopraffazione, la regola della violenza, del potente, mentre chi gli si oppone vuole equità, giustizia, rispetto per la vita di tutte le persone.

Per questo rifiutiamo la retorica del Giorno del Ricordo, che per celebrare unicamente le vittime dei partigiani titini (e non solo) nega le morti per mano fascista e nazista (almeno 2500 civili slavi e italiani uccisi anche nei campi di prigionia come quello dell’isola di Arbe), consegnandoci una figura ripulita di “italiano brava gente” che vorrebbe neutralizzare anche la violenza inaccettabile dei fascisti di oggi, mentre li vediamo e sentiamo sempre più arroganti nelle nostre strade invocare l’ordine dell’identità, delle radici nazionali, del maschio bianco forte e dominante sulle persone che loro ritengono “deviate”, donne, soggettività LBGQT+ e migranti, tutte diverse da quella tradizione che blaterano di vedere minacciata.