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PRESIDIO SOLIDALE SOTTO LE MURA DEL CPR E CONSEGNA PACCHI DI CIBO E BEVANDE AI RECLUSI

_SABATO 17 OTTOBRE_

PRESIDIO SOLIDALE SOTTO LE MURA DEL CPR E CONSEGNA PACCHI DI CIBO E BEVANDE AI RECLUSI

Ritrovo H 15 in Corso Brunelleschi angolo Via Monginevro

Nelle strutture detentive non esiste l’emergenza sanitaria, in questi mesi tante sono state le rivolte, in carceri e #CPR, contro le condizioni infami che i reclusi devono vivere quotidianamente e contro delle istituzioni totali che non hanno senso di esistere. Nei CPR il coronavirus non esiste, non esistono distanza di sicurezza, nè forme di prevenzione, nè quarantene, nè tamponi. Il CPR resta un luogo di sospensioni dei diritti, dove violenze di varie forme sono agite quotidianamente dalla sorveglianza poliziesca e dai gestori di questi lager chiamati centri di permanenza per il rimpatrio. Oggi più che mai è fondamentale portare solidarietà ai detenuti per supportare le loro lotte determinate!

MAI PIU’ CPR MAI PIU’ LAGER

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CHIUDERE TUTTI I CPR, CHIUDERLI SUBITO!

In un contesto di sempre maggiore stretta delle misure di contenimento
dell’epidemia da Coronavirus, centinaia di persone rimangono recluse nei
CPR  a tempo indeterminato senza alcuna tutela per la propria salute
.

I DPCM che si sono succeduti in questi ultimi giorni e le misure prese
da diversi paesi in tutto il mondo, con il blocco dei voli per e
dall’Italia, hanno comportato la graduale chiusura delle frontiere ma
non per quanto riguarda i rimpatri
. Infatti, il 9 marzo 2020 è stata
inviata a tutti i questori una circolare in cui si esplicita che
“dovranno essere assicurate le attività relative all’espulsione
degli/lle stranieri/e irregolari”, come già anticipato nel decreto n.11
art.2 dell’8 marzo 2020 in cui tra le eccezioni del rinvio delle udienze
rientrano “i procedimenti di convalida dell’espulsione, allontanamento e
trattenimento di cittadini di paesi terzi”.
La macchina della detenzione e del disciplinamento va avanti anche per
quanto riguarda le retate che proseguono senza sosta e portano nuovi/e
trattenuti/e all’interno dei CPR.
A fronte di un’emergenza sanitaria di tale portata, risulta più che mai
evidente la violenza strutturale ed organizzativa dei centri di
permanenza per il rimpatrio (CPR).
Le condizioni sanitarie pessime, le scarse possibilità di accedere alle
cure mediche, il sovraffollamento e l’ingresso giornaliero di
poliziotti, civili e nuovi/e trattenuti/e,rendono di fattoimpossibile la
messa in atto delle norme sanitarie imposte dall’ultimo DPCM all’interno
di queste strutture.
Le poche e confuse norme che regolano il CPR, non prevedono aree
utilizzabili al ricovero e all’isolamento sanitario
.
Cosa succederebbe se si dovessero registrare casi di persone positive al
Covid-19 all’interno del CPR?
Se già in condizioni di non-emergenza è inaccettabile la detenzione
forzata di persone a cui non viene riconosciuta la libertà di esistere –
al di là della concessione di inserimento in categorie produttive
(lavoro o studio) e riproduttive (ricongiungimenti familiari) utili e
riconosciute dalla società – ancora di più l’attuale situazione di
emergenza rende maggiormente evidente il razzismo istituzionale che ha
già deciso chi è sacrificabile
!

L’unica soluzione applicabile è la chiusura definitiva di ogni centro di
permanenza per il rimpatrio e la liberazione di tutte e tutti
.

UNA LUCE PER FAISAL – UNA LUCE PER I DETENUTI E LE DETENUTE DEI CPR

Lunedì 8 luglio 2019 al mattino viene ritrovato all’interno dell’infermeria del CPR di corso Brunelleschi a Torino, il corpo senza vita di Faisal Hossein, 32 anni originario del Bangladesh, morto nella giornata di domenica. Continua la lettura di UNA LUCE PER FAISAL – UNA LUCE PER I DETENUTI E LE DETENUTE DEI CPR