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VERITA’ E GIUSTIZIA PER FATIH! CHIUDERE I CPT ORA!

corteo no cpt san paolo

Circa 500 persone hanno partecipato oggi al corteo
“Verità e Giustizia per Fatih – Chiudere i CPT”.
Avevamo indetto il corteo lo scorso lunedì, dopo che nel fine settimana precedente
un ragazzo tunisino, detenuto al CPT di corso Brunelleschi-via Mazzarello era
morto, dopo oltre un giorno di agonia senza aver ricevuto le cure adeguate ed anzi completamente inascoltato nonostante sia lui che molti degli
alri migranti presenti nel CPT avessero a più riprese chiesto l’intervento del
personale che gestisce il lager di Torino.
In questa settimana dalla morte di Fatih, sono state molte le dichiarazioni
apparse sui quotidiani locali, tutte volte a screditare l’ipotesi
dell’omissione di soccorso; alcune tentando di ridurre il tutto ad una morte
naturale ed accidentale come ha provato a sostenere l’immancabile sindaco
Chiamparino, altre dai contenuti abominevoli e razzisti, come quelle del
Colonnello della
Croce Rossa (che gestisce il CPT) Antonio Baldacci, che ha superato ogni limite
di decenza parlando di tentativi di strumentalizzazione in atto e di una naturale
predisposzione dei clandestini a mentire!
Le ragioni del corteo erano molte: innanzitutto quella di impedire che sulla
morte di Fatih calasse il silenzio; poi quella di continuare a chiedere con
forza la chiusura dei CPT, e infine ovviamente quella di indirizzare ai reclusi
la solidarietà dall’esterno.
Il corteo è sfilato per le strade del quartiere San Paolo con la presenza dei
centri sociali e di diverse/i migranti, e partendo dalla denuncia della morte
di Fatih, ha lanciato al quartiere un messaggio anti-razzista in senso complessivo:
soprattutto la presenza degli immigrati e delle immigrate che hanno preso la
parola e conquistato protagonismo ha dato alla manifestazione un carattere fortemente comunicativo.
Durante il percorso molti slogan e interventi hanno parlato di Fatih e della
repressione quotidiana che i migranti e le migranti subiscono ogni giorno
nelle nostre città, ma anche della difficoltà comune di italine/i e immigrate/i di arrivare a fine mese senza essere ostaggi dei ricatti del lavoro precario o
in nero; contro le espulsioni, le discriminazioni, contro le politiche
securitarie, per l’unica reale sicurezza che ci interessa, ovvero quella dei nostri diritti di cittadinanza.

Il cortero è arrivato fino davanti al vecchio ingresso del CPT
di corso Brunelleschi, dove era già in corso un presidio organizzato
dall’Assemblea Antirazzista.
Come “Gabrio” dopo esserci fermati in corso Brunelleschi, abbiamo
ripercorso il quartiere dal CPT verso il centro sociale per allargare i
contenuti della giornata di lotta anche a quella parte di territorio di San
Paolo meno prossima al CPT. Da 9 anni, dalla sua apertura portiamo avanti lotte e iniziative
contro il CPT, perchè non vogliamo che questi lager esistano nè qui nè altrove;
e continueremo i nostri percorsi di lotta, per Fatih; per le centinaia di morti
che hanno prodotto le politiche razziste sull’immigrazione portate avanti indistintamente da
tutti i governi che si sono susseguiti negli ultimi dieci anni;
per le migliaia di persone che lasciano la propria casa e propri affetti e
arrivano nel nostro paese in cerca di DIGNITA’.

la realtà inquietante del trattenimento

Cpt di Torino – La Croce Rossa non cura i malori fino a quando non finiscono le proteste

Emerge la realtà inquietante del trattenimento

[da meltingpot.org]

Giovedì 29 maggio ore 21:00
Assemblea antirazzista in quartiere

Presso Sala Circoscrizione

Corso Ferrucci 65/A

 

Corteo Sabato 31 maggio ore 15:00 piazza
Sabotino

 

Si chiamava Fathi, non Hassan, era tunisino, non marocchino, il ragazzo
morto nella notte tra venerdì e sabato 25 maggio, dentro il centro di
detenzione di C.so Brunelleschi, a Torino. Ma non è l’unica verità questa ad emergere dai racconti degli ultimi giorni.

Nella serata di venerdì, poche ore prima della morte di
Fathi, un ragazzo aveva provato la fuga dal Cpt, tanto umanizzato ed
accogliente, da provocare un desiderio improbabile di evasione.
Bloccato in una “zona cuscinetto”, che separa l’area di detenzione dai
cancelli, è stato prima “cercato” con una mazza di ferro mentre si
nascondeva all’interno di un grande tubo di cemento, poi, picchiato
fino a non farlo più camminare.

Il Viminale, che in questi giorni ha disposto
un’ispezione, ha attribuito proprio alla confusione provocata da questa
fuga, il malessere che ha provocato il decesso di Fathi.

Cosa ancora più grave, la Croce Rossa, che da sempre tenta di giustificare la sua complicità con la gestione dei Cpt
come intervento umanitario, ha sospeso ogni intervento sanitario fino a
quando le proteste e lo sciopero della fame intrapresi dai trattenuti
non finiranno.

La spesa non viene consegnata ed alle richieste d’aiuto non segue alcun intervento del medico.
Come nella notte tra venerdì e sabato, quando Fathi, che accusava un
forte malessere, è stato lasciato morire senza alcun intervento.

Non vi sono ancora notizie certe rispetto gli esiti dell’autopsia, si parla di overdose e di broncopolmonite.
Ciò che è chiaro è che, ritardi o meno, le motivazioni di questa morte
non possono essere ricercate nella svista di questo o quell’operatore,
piuttosto, nella stessa idea di detenzione che il governo, come l’UE
vorrebbero allungare fino a 18 mesi.

Vedi anche:

-  Morte al CPT di Torino – Intervista all’Avv. Gianluca Vitale in visita alla struttura

-  Quando l’umanitario è complice
-  intervista a Dario del Csoa Gabrio

La Croce Rossa manda una testimonianza. Che non si può fare a meno di commentare

[ mercoledì 28 maggio 2008 ]

“QUA SIAMO COME IN UN CANILE”

Tra pacchetti sicurezza e campagne d’odio per il
diverso si muore nel CPT di Torino
Un morto dopo cinque giorni. E’ questo il
bilancio della prima settimana di funzionamento del nuovo CPT di corso
Brunelleschi
via Mazzarello. Il
“nuovo” centro di detenzione è stato inaugurato in gran segreto
lunedì mattina e, costato 12milioni di euro per la prima parte dei lavori, è
una delle eredità che due anni di governo centro-sinistro ci regala, e
soprattutto regala alla destra oggi nuovamente al potere.
La prima vittima del “nuovo CPT, più umano e più civile”,
si chiamava Fathi Manai, magrebino 38 anni, che la scorsa notte è morto,
probabilmente a causa di una polmonite, senza aver ricevuto le cure adeguate, abbandonato a se stesso, nonostante da due giorni continuasse
a lamentarsi.
Il racconto che emerge da una intervista rilasciata al quotidiano
“la Repubblica”
da uno dei
compagni di Fathi, Mohammed è agghiacciante.

«Per tutta la giornata di venerdì stava malissimo. Si lamentava. Non si
reggeva in piedi.


Aveva la febbre alta, mi ha persino chiesto di toccargli la fronte perché
sentissi anch’io».

Alle tre di pomeriggio è stato visitato dal medico di guardia,
nell’infermeria della Croce Rossa.


«Ma forse pensavano fosse una cosa leggera o non gli hanno creduto
perché gli hanno dato
 una medicina, se ho capito bene un antibiotico, senza nemmeno verificare se potesse
essere allergico.
Fathi era tossicodipendente, prendeva il metadone, aveva problemi, stava
ancora male. Eppure
non hanno voluto più saperne di lui.L’hanno lasciato solo. L’hanno trattato
come un animale».


A mezzanotte e mezza la situazione si è aggravata.


«Ho perso la voce a furia di urlare a mezzanotte e quarantacinque gridavamo
tutti.


Dopo un po’ è arrivato un addetto della Croce Rossa. “Fino a domani mattina
non c’è il medico”,
ha spiegato. Poi se n’è andato. Fathi si è steso sul suo letto, era caldo,
stava malissimo… ».