Devo avere una casa
per andare in giro per il mondo.
Sono passati 30 anni da quando una manciata di sognatorə, tra studentə, lavoratorə e disoccupatə, decise di liberare lo spazio di via Revello 3 in zona San Paolo.
30 anni di rottura contro il deserto attorno lasciato dalle istituzioni.
30 anni di lotta insieme, attraversando generazioni, crisi e repressione, slanci rivoluzionari.
A 30 anni da quel giorno, viviamo in un periodo di guerra continua, per questo il nostro primo pensiero va alla Palestina, un periodo governato dai fascisti del terzo millennio che ogni giorno erodono i diritti conquistati con le lotte del passato, tentando di spezzare i legami e le reti solidali che creano le nostre comunità resistenti. Tre decadi in cui abbiamo visto inasprirsi a suon di decreti sicurezza, la repressione per chi lotta, chi non si allinea e tiene alta l’attenzione sulle violenze perpetrate dal governo, siano esse fisiche o sociali.
Ma se siamo ancora qui è perché il centro sociale ha saputo creare negli anni quelle reti che non si piegano alla repressione del capitale o a rigurgiti fascisti, diventando parte integrante e pulsante del quartiere e della città.
Via Revello e via Millio sono gli spazi che abbiamo chiamato e continuiamo a chiamare casa per tuttə.
Spazi che ai bisogni reali hanno dato risposte concrete attraverso gli sportelli per la casa, il lavoro o supporto legale. Spazi che garantiscono un’accessibilità alle cure fuori dalle logiche capitalistiche e patriarcali, come la microclinica Fatih, la consultoria FAM o la palestra popolare Dante Di Nanni.
Spazi che hanno dato la possibilità di sperimentare e di condividere conoscenze in modo circolare, senza capi né maestrə, creando i laboratori che ancora oggi vivono nel centro, dall’Hacklab al Gila, dal birrificio SNEB alla ciclofficina, dall’orto di Walter alla biblioteca Goliarda Sapienza. E altri, che aspettano di essere aperti.
Spazi che ogni anno accolgono e danno voce, attraverso assemblee e incontri, a lotte locali e nazionali. Al fianco dellə ultimə e də marginalizzatə e a difesa degli spazi pubblici, del territorio e delle libertà che ci stanno rubando.
Spazi che si svuotano per riempire le strade, liberare altri luoghi oppure proteggerli dalle tasche degli speculatori, per essere il sassolino che inceppa gli ingranaggi, per portare conflitto, come reale motore di cambiamento. Guardando al Chiapas e al Kurdistan per prendere spunto per nuove forme di lotta che riescano ad essere breccia.
Spazi che hanno creato una comunità antifascista che da 30 anni si oppone a leggi neoliberali e liberticide, alla detenzione amministrativa e razzista, alle guerre genocide, alla devastazione dei territori, alla sovradeteminazione dei corpi.
Spazi che hanno permesso a migliaia di persone di fare socialità fuori dalle logiche commerciali, semplicemente attraversando il centro, partecipando alle cene popolari o alle centinaia di serate con proposte musicali e teatrali lontano dal mainstream.
Spazi attraversati da chi non c’è più, ma portiamo sempre nel cuore.
Per questo vogliamo festeggiare, non un compleanno o un anniversario, ma 30 anni di comunità in lotta. 30 anni di complicità e solidarietà.
30 anni di osare e sognare insieme l’avvenire.
E lo faremo come sempre dal basso ma in grande e lentamente.
Abbiamo iniziato ritrovandoci alla cena sociale di venerdì 11 ottobre per una serata in compagnia e farci gli auguri. Grazie mille a tutt3, è stato un ottimo inizio! Proseguiremo il 19 ottore con una serataccia tra performance, metalli rigenerati, fuochi e percussioni che ci faranno danzare fino a tardi!
CHI SOGNA NON SARA’ MAI SOL@
CHI LOTTA NON MUORE MAI!