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Ennesimo episodio di intolleranza a Torino

“Torino, 9 giugno 2008

Anche a Torino c’è stato un blitz rastrellamento,
tipo Milano, nel vecchio campo nomadi di via Lega, datata residenza di un gruppo
di sinti piemontesi.
Operazione “antisommossa”, all’alba, con
spropositati agenti e mezzi agli ingressi nonchè costrizione dei residenti di
uscire dalle loro abitazioni per confluire al centro del campo ed essere infine
sottoposti a sfibranti controlli personali.
Cose mai viste in un accampamento “regolare”, ricco
di potenziali indicazioni per ulteriori insediamenti abitativi a misura di
cittadini italiani, sì diversi, ma decisamente radicati, dopo molte
tribolazioni, sul territorio.
Uomini, donne e bambini del campo ritengono di
essere stati bistrattati ed offesi come persone e come cittadini: è anche uno
sgarbo alla ospitale città di Torino, “medaglia d’oro” alla Resistenza che ha
fatto riacquistare la libertà a tutti i cittadini dopo un periodo oscuro e
autoritario decisamente cancellato che non deve mi più ritornare.

Un gruppo di sinti con l’Opera Nomadi”

“QUA SIAMO COME IN UN CANILE”

Tra pacchetti sicurezza e campagne d’odio per il
diverso si muore nel CPT di Torino
Un morto dopo cinque giorni. E’ questo il
bilancio della prima settimana di funzionamento del nuovo CPT di corso
Brunelleschi
via Mazzarello. Il
“nuovo” centro di detenzione è stato inaugurato in gran segreto
lunedì mattina e, costato 12milioni di euro per la prima parte dei lavori, è
una delle eredità che due anni di governo centro-sinistro ci regala, e
soprattutto regala alla destra oggi nuovamente al potere.
La prima vittima del “nuovo CPT, più umano e più civile”,
si chiamava Fathi Manai, magrebino 38 anni, che la scorsa notte è morto,
probabilmente a causa di una polmonite, senza aver ricevuto le cure adeguate, abbandonato a se stesso, nonostante da due giorni continuasse
a lamentarsi.
Il racconto che emerge da una intervista rilasciata al quotidiano
“la Repubblica”
da uno dei
compagni di Fathi, Mohammed è agghiacciante.

«Per tutta la giornata di venerdì stava malissimo. Si lamentava. Non si
reggeva in piedi.


Aveva la febbre alta, mi ha persino chiesto di toccargli la fronte perché
sentissi anch’io».

Alle tre di pomeriggio è stato visitato dal medico di guardia,
nell’infermeria della Croce Rossa.


«Ma forse pensavano fosse una cosa leggera o non gli hanno creduto
perché gli hanno dato
 una medicina, se ho capito bene un antibiotico, senza nemmeno verificare se potesse
essere allergico.
Fathi era tossicodipendente, prendeva il metadone, aveva problemi, stava
ancora male. Eppure
non hanno voluto più saperne di lui.L’hanno lasciato solo. L’hanno trattato
come un animale».


A mezzanotte e mezza la situazione si è aggravata.


«Ho perso la voce a furia di urlare a mezzanotte e quarantacinque gridavamo
tutti.


Dopo un po’ è arrivato un addetto della Croce Rossa. “Fino a domani mattina
non c’è il medico”,
ha spiegato. Poi se n’è andato. Fathi si è steso sul suo letto, era caldo,
stava malissimo… ».