Sul 24/10 – Un Sabato di ordinario Antifascismo

Ieri gli Antifascisti e le Antifasciste di Torino hanno difeso con la pratica, la memoria della Resistenza che più di settanta anni fa ha liberato la nostra città.
Un corteo che ha accolto persone di tutte le età determinate a ribadire che i fascisti in zona San Paolo , quartiere storicamente antifascista ed operaio , così come in tutti gli altri quartieri, non sono i benvenuti.

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CHIAMATA ANTIFASCISTA – MOBILITAZIONE CITTADINA

Sabato 24 ottobre ore 14,30

Via Caraglio angolo via Monginevro

Zona San Paolo Antirazzista

Potrebbe essere un'immagine raffigurante il seguente testo "PRESIDIO ANTIFASCISTA SABATO 24 OTTOBRE VIA MONGINEVRO ANGOLO VIA CARAGLIO H14.30"

Dopo un anno dall’apertura della sede di Aliud in via Sestriere, questo gruppo studentesco sovranista-nazionalista di ispirazione fascista si riunisce con altre realtà identirarie italiane a Torino. Oltre i delegati delle varie realtà territoriali ci sarà anche Gabriele Marconi, ex-militante della formazione di estrema destra Terza Posizione. Queste giovanili di Fratelli d’Italia scelgono con impegno gli invitati tanto che lo scorso anno Roberto Rosso dopo aver inaugurato la sede è finito in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Aliud, attiva in università grazie al sodalizio con il Fuan, è stato protagonista della contestazione all’incontro su Fascismo-Colonialismo-Foibe, organizzato dall’Anpi e da altre realtà antifasciste lo scorso febbraio. In quell’occasione tant* student* si sono mobilitat* opponendosi alla presenza fascista in università. La polizia, che da sempre li protegge, ha risposto caricando i/le manifestant* e arrestando 3 antifascist* portati in tutta fretta al carcere delle Vallette. Mesi dopo, la repressione della questura ha colpito nuovamente costringendo 22 student* antifascist* a diverse misure cautelari.

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IL LUPO VESTITO DA AGNELLO

L’ipocrisia delle modifiche al Decreto Sicurezza in un’Europa che si fa sempre più fortezza

In questi giorni, quotidiani e telegiornali hanno aperto con alcuni titoloni sull'”abolizione” dell’odioso Decreto Salvini. I leader del centro sinistra si sono lanciati in annunci trionfali, intonando inni al ritorno ad un Italia più accogliente ed umana.
L’ipocirsia o l’ingenuità di chi canta vittoria davanti a così tanta pochezza, fingendo di non essere a conoscenza della linea sempre più dura e disumana che adoterrà l’Unione Europea in tema di gestione dei flussi migratori e di controllo dei confini non ci sorprende e manifesta, se mai ce ne fosse ancora bisogno, quanto le decisioni istituzionali in materia di migrazioni siano inscindibili da un razzismo dilagante sempre più discriminatorio.

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PRESIDIO SOLIDALE SOTTO LE MURA DEL CPR E CONSEGNA PACCHI DI CIBO E BEVANDE AI RECLUSI

_SABATO 17 OTTOBRE_

PRESIDIO SOLIDALE SOTTO LE MURA DEL CPR E CONSEGNA PACCHI DI CIBO E BEVANDE AI RECLUSI

Ritrovo H 15 in Corso Brunelleschi angolo Via Monginevro

Nelle strutture detentive non esiste l’emergenza sanitaria, in questi mesi tante sono state le rivolte, in carceri e #CPR, contro le condizioni infami che i reclusi devono vivere quotidianamente e contro delle istituzioni totali che non hanno senso di esistere. Nei CPR il coronavirus non esiste, non esistono distanza di sicurezza, nè forme di prevenzione, nè quarantene, nè tamponi. Il CPR resta un luogo di sospensioni dei diritti, dove violenze di varie forme sono agite quotidianamente dalla sorveglianza poliziesca e dai gestori di questi lager chiamati centri di permanenza per il rimpatrio. Oggi più che mai è fondamentale portare solidarietà ai detenuti per supportare le loro lotte determinate!

MAI PIU’ CPR MAI PIU’ LAGER

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????8/7/19 – 8/7/20???? | No Justice, No Peace

Nella notte tra l’8 e il 9 Luglio 2019, Faisal Hossein, 32enne originario del Bangladesh, perdeva la vita tra le mura del Centro di Permanenza per il Rimpatrio di Torino (CPR).
Faisal al momento della morte si trovava rinchiuso in una  delle celle dell’Ospedaletto,struttura dal nome riconducibile ad un presidio medico, ma che in realtà consiste in una vera e propria gabbia usata dalle forze dell’ordine come sezione di isolamento punitivo.
Forse non sapremo mai cosa sia successo quella notte a Faisal perché le videocamere di sorveglianza dell’ospedaletto non funzionavano ed il PM ha archiviato il caso impedendo alla famiglia di costituirsi parte civile. Quello che sappiamo però, dalle testimonianze degli altri reclusi, è che Faisal quel giorno stava molto male, che chiedeva aiuto da ore, così come chiedeva aiuto a suo nome il compagno di cella mentre lo vedeva spegnersi lentamente .
Oggi, ad un anno di distanza da quella morte atroce, vogliamo con ancor più forza la chiusura immediata delle strutture detentive per migranti, giustizia per Faisal, per Vakhtang, per Hassan  e per tutte le persone morte nei CPR prima e dopo quell’8 Luglio 2019.
Oggi ,come da sempre, pretendiamo giustizia per tutti i reclusi e tutte le recluse che in questi anni hanno subito la detenzione tra le mura di quei dannati lager razziali e la deportazione forzata verso paesi da cui erano scappati e scappate con ogni mezzo, con tanto coraggio e con tutte le speranze.
Mai più Cpr
Mai più Lager
Stop razzismo di stato!

Hasta la asta siempre!

Un momento collettivo per supportare il centro sociale Gabrio e il progetto estivo di ristrutturazione della cucina.

Il periodo di quarantena ha messo alla prova tutte e tutti, spazi sociali compresi che da sempre fanno dell’aggregazione e della solidarietà strumenti attivi di lotta. Abbiamo passato mesi a re-inventarci e organizzarci per creare ed allargare le crepe del sistema capitalista che durante il lockdown ha mostrato con ancora piú evidenza la propria natura elitaria e classista. 
In questi mesi noi siamo stati con gli/le ultimi/e, aprendo e garantendo uno spazio tutelato e attraversabile da chiunque cercasse un confronto e questo, inutile nasconderlo, ha portato a delle spese a cui abbiamo fatto fronte grazie alla solidarietà collettiva, ognun* in base alle proprie possibilità. È per questo che rilanciamo nuovamente una giornata all’aperto, nel giardino del Gabrio, per stare assieme e sostenere il centro sociale attraverso un’asta benefit a cui chiunque potrà partecipare anche donando solo oggetti!
Portatevi dietro la presabbene e una montagna di cash, noi ci mettiamo un bel po’ di oggetti insoliti, un banditore d’asta (usato, ma pari al nuovo), la musica giusta, le solite birrette e tanti abbracci (disinfettati).
Hasta la asta siempre!
ps: potete lasciare i vostri ciapa puer tutti i giorni dalle 17, al primo piano zona cene del csoa e durante le serate di sabato 4 luglio (Cinefrocium) e di venerdì 10 luglio (cinema musicato dal vivo). Termine ultimo sab 11/07. Tutti gli oggetti non battuti verranno restituiti a* proprietar*. 

Black lives matter | 27 giugno 2020, ore 15

Da un mese sono esplose le proteste negli Stati Uniti in seguito all’ennesimo assassinio per mano poliziesca di un uomo afroamericano, George Floyd. “I can’t breathe” , sono state le parole pronunciate più volte da George prima di morire soffocato da un poliziotto, le stesse che disse Eric Garner nel 2014 a New York mentre un agente lo soffocava con il suo corpo, dopo averlo fermato per la vendita di sigarette di contrabbando. La morte di Garner, assieme a quella del diciottenne Michael Brown, ucciso durante un controllo in auto, e all’assoluzione del poliziotto che nel 2012 sparò al diciassettenne Trayvon Martin diedero vita al movimento Black Lives Matter, che oggi agita gli Stati Uniti, in rivolta contro il razzismo e per chiedere giustizia ed equità sociale.

Le lotte negli Stati Uniti sono cresciute grazie ad un grande accumulo di solidarietà e ottengono molte vittorie su campagne specfiche portate avanti a livello locale. L’eco delle proteste negli USA ha mobilitato e in alcuni casi infiammato moltissime piazze in giro per il mondo. In moltissimi e moltissime ci siamo riconosciut* in quel grido, perchè quotidianamente ci sentiamo soffocat* da questo sistema economico, politico e culturale.

Di questo sistema il razzismo è una pratica, un’operazione di violenza sistematica agita su più livelli, dall’uccisione di George Floyd all’esclusione sistematica della popolazione nera dai diritti, dal welfare, dal servizio sanitario, dal sistema di istruzione, dalle abitazioni dignitose, da certi tipi di lavoro. Non è difficile comprendere come le odierne proteste negli Stati Uniti siano una reazione alla violenza generalizzata subita da secoli e non si può pontificare, non senza apparire ridicoli, su quali siano le modalità più lecite di reazione alla violenza.

Anche da noi l’aria è pesante e la pandemia che sembra oggi in via di ridimensionamento ha evidentemente aumentato le disuguaglianze già profonde nella nostra società dove razzismo e sfruttamento sono elementi strutturali. Il grido di George Floyd e i movimenti sociali che hanno raccolto quel grido perchè non cadesse nel silenzio ci mostrano ancora una volta che auto-organizzazione e lotta sono gli unici strumenti per continuare a respirare.

La solidarietà è l’arma che abbiamo a disposizione e dobbiamo praticarla incrociando e sostenendo le lotte per scardinare razzismo e sfruttamento. Alle nostre frontiere, nel mar Mediterraneo si continua a morire annegati dalle mani dell’Europa, un olocausto taciuto di centinaia di migliaia di uomini e donne che muoiono nell’indifferenza. Nei campi migliaia di braccianti ricevono paghe da fame, costrett* a dormire in baracche di fortuna e la sanatoria di inizio estate del Governo sarà ancora una volta un provvedimento di emergenza e assolutamente insufficiente. Molte persone saranno costrette a continuare a vivere in  condizione di clandestinità: ricattabili all’estremo per lavorare, espellibili se finiscono tra gli ingranaggi infernali dei CPR (i Centri di Permanenza per i Rimpatri). In questi centri le condizioni di vita sono terribili e le proteste di chi è rinchius* praticamente continue, anche se circondate da indifferenza. L’accoglienza continua a essere argomento da campagna elettorale o affare su cui provare a lucrare, tutto ovviamente sulla vita delle persone. Razzismo, sessismo e fascismo godono di ampia legittimazione nel cosiddetto dibattito pubblico, che tra l’altro ha anche decisamente dimostrato (casomai ce ne fosse stato bisogno) come l’Italia abbia qualche ingombrante problema di rimozione del suo neanche troppo lontano passato coloniale.

Razzismo e sfruttamento sono la normalità di questo sistema alla quale non vogliamo tornare. Diciamolo chiaramente organizzandoci nelle lotte e diffondendo la solidarietà!

 

 

Ci vediamo sabato in piazza Castello!  

Non siamo mica gli americani, noi sì che possiamo sparare agli africani.

Il razzismo in Italia ha profonde radici storiche nel colonialismo mai affrontate pubblicamente.
 
1882: inizia l’occupazione dell’Eritrea conclusa nel 1885. Nel 1947 l’Eritrea diventa uno stato indipedente, ma nessun governo italiano ha mai chiesto il perdono al popolo eritreo per i 60 anni di occupazione e dominazione.
1889: inizia l’occupazione della Somalia conclusa nel 1908. Nel 1960 la Somalia diventa indipendente, ma gl’italiani impediscono le elezioni a suffragio universale, obbligando ad un voto su base tribale dando così origine alle guerre intestine che tutt’ora proseguono. Nessuno governo italiano ha mai chiesto il perdono del popolo somalo per i 70 anni di occupazione e dominazione.
1911: aggresione e occupazione della Libia, che si concluse tra il 1923/1925 quando il generale Graziani guidò con spietata ferocia una lunga campagna di distruzione della resistenza libica compiendo massacri e deportazioni per cui si guadagnò il soprannome di “macellaio del Fezzan”.L’Italia fascista creò un campo di prigionia e sterminio dei libici in Puglia nelle isole Tremiti. La Libia diventa indipendente nel 1947 e mai nessun governo italiano ha mai chiesto il perdono del popolo libico per le atrocità commesse.

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