Per interrogarci collettivamente su questi nodi e costruire uno spazio nella metropoli torinese che sappia sviluppare un punto di vista precario e avviare forme di conflittualità possibile, capaci di trasformare la frammentazione precaria in potenza.
“Immagina se per un giorno i call center non rispondessero alle chiamate, se i trasporti non funzionassero, se le case editrici che sfruttano il lavoro precario fossero bloccate, se le fabbriche chiudessero, se la rete ribollisse di sabotaggi, se gli hacker fermassero le reti delle grandi aziende, se i migranti smettessero di essere i precari e i clandestini che nessuno vuole vedere. Immagina se per un giorno i precari e le precarie incrociassero le braccia, diventassero finalmente protagonisti e dimostrassero che sono forti: il paese si bloccherebbe”
La terza assemblea degli Stati Generali della Precarietà, che si è tenuta a Roma il 15-16-17 aprile, ha discusso in modo articolato e partecipato la possibilità di avviare un percorso che porti, in autunno, alla pratica di uno “sciopero precario”.
Sono molti i segnali che emergono dal corpo vivo delle nostre metropoli e che ci dicono che deve finire il tempo dell’obbedienza precaria e che può iniziare a dispiegarsi il tempo del conflitto e della necessaria ricomposizione.
Quindi, volendo raccogliere la ricchezza dell’assemblea di Roma, come possiamo interrogare la realtà della metropoli torinese dal punto di vista precario?
Cosa significa concretamente iniziare a dire sciopero precario? Continua la lettura di Merc 4 Maggio: Usciamo dalla giungla della precarietà (ore 21) →